Sommario3
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La Conferenza delle Regioni ha incontrato il Presidente del Comitato delle Regioni, Apostolos Tztzikostas
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(foto ufficio stampa) L'incontro con il Presidente del Comitato delle Regioni, Tztzikostas, nella sala Mochi Onori della Conferenza delle Regioni
Il ruolo delle Regioni nel processo decisionale europeo deve essere rafforzato: le proposte sul tavolo ci sono
L'intervento di Fedriga e la dichiarazione di Emiliano
(Regioni.it 4199 - 09/12/2021) La Conferenza delle Regioni ha incontrato oggi nella propria sede, il Presidente del Comitato delle Regioni, Apostolos Tztzikostas.
“Si tratta della seconda volta che la Conferenza ospita il Presidente del Comitato delle Regioni. La prima volta fu nel marzo del 2007, in occasione delle celebrazioni che si tennero per la ricorrenza dei cinquant’anni dei Trattati di Roma”, ha ricordato il Presidente, Massimiliano Fedriga.
L’incontro ha permesso ai Presidenti delle Regioni di confrontarsi con Tztzikostas su due temi di assoluta rilevanza e attualità come la Conferenza sul futuro dell’Europa e i Piani Nazionali per la Ripresa e la Resilienza.
"La Conferenza sul Futuro dell'Europa - ha sottolineato Fedriga - è allo stesso tempo foriera di luci ed ombre. Luci sulle prospettive che può e deve aprire per un avvenire di pace, prosperità e crescita per il continente europeo; ombre, per come finora sono andate le cose".
La dichiarazione congiunta dei Presidenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione europea del marzo scorso ha fra l'altro invitato - ha ricordato Fedriga - "tutte le istituzioni europee e nazionali a rendere la Conferenza sul futuro dell'Europa un processo che parte "dal basso verso l'alto", sempre concentrato sui cittadini. E "proprio un sondaggio condotto per il "Barometro annuale 2020 regionale e locale", su incarico del Comitato delle Regioni, ha dimostrato che per i cittadini europei le autorità regionali e locali sono il livello di governance più affidabile". Ed invece "i risultati della prima sessione plenaria di giugno 2021 della Conferenza non vanno in questa direzione. Hanno di nuovo evidenziato una tendenza centralistica, poco attenta ai territori e alle diversità. La Conferenza sul futuro dell'Europa, invece, dovrebbe offrire la possibilità di rivedere sugli attuali percorsi decisionali dell'UE per individuare i meccanismi idonei a rafforzare il ruolo delle Regioni e delle autorità locali nel quadro istituzionale". Quindi "non tutte le istituzioni europee e nazionali sono davvero convinte che un maggiore coinvolgimento delle Regioni possa davvero migliorare il processo decisionale e la legislazione europea e nazionale. Eppure le Regioni - e in particolare le Regioni con poteri legislativi - conoscono meglio delle istituzioni nazionali i percorsi di attuazione del diritto europeo e sono più vicine ai cittadini e alle imprese. Per questo, il loro ruolo nel processo decisionale europeo deve essere rafforzato.
Le proposte sul tavolo ci sono: dal riconoscimento del Comitato delle Regioni quale terza Camera dell’Unione europea, dopo Consiglio e Parlamento, con poteri decisionali in tutte le politiche che hanno una ricaduta territoriale interna all’Unione europea e con un impatto diretto sui cittadini; all’introduzione di procedure aggravate per “forzare” le altre istituzioni a valutare con attenzione i pareri del Comitato, prevedendo un contro-parere della Commissione per rispondere ai pareri del CdR o un voto a maggioranza qualificata dal Consiglio per derogare alla indicazioni del CdR".
"Le Regioni italiane e la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome - ha annunciato Fedriga - stanno lavorando su un documento comune sul futuro dell’Unione europea e hanno assunto una serie di iniziative conoscitive di ascolto nei territori per costruire questo documento sulla base di visioni condivise delle istituzioni regionali e locali e dei cittadini. Vorrei quindi segnalarvi come le Regioni italiane stanno operando per migliorare la loro presenza in Europa e maturare l’esperienza di cui hanno bisogno per diventare protagoniste del processo decisionale.
Stanno lavorando per concretizzare i principi del “Legiferare meglio” (Better regulation) e costruire una dimensione politica dell’Europa multilivello, attivando un processo “dal basso” lungo tutto il ciclo delle politiche europee, perché queste siano più efficaci, meno onerose, rispondano meglio alle esigenze concrete dei cittadini".
"La preparazione e la programmazione del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza sono state emblematiche di questa scarsa considerazione del livello locale e regionale, in Italia.
Uno studio commissionato dal Comitato delle Regioni, presentato lo scorso mese di ottobre agli Open Days, ha classificato il PNRR italiano con il più basso grado di coinvolgimento degli enti locali e regionali tra gli otto Piani analizzati (Belgio, Croazia, Francia, Germania, Italia, Polonia, Romania e Spagna). Il maggior coinvolgimento è stato registrato per i Piani di Germania, Belgio e Polonia, mentre per il Piano italiano è stato rilevato che a Regioni e enti locali non è stata dedicata neanche una specifica sezione per spiegare il loro ruolo nella definizione e nell’attuazione degli interventi.
Le Regioni, in realtà, hanno condiviso il Piano del Governo italiano nella Conferenza Unificata del 29 aprile 2021. La Legge 108 del 2021, che disciplina la governance del PNRR, tiene conto in parte del ruolo costituzionale delle Regioni e delle Province autonome, prevedendone la partecipazione nella Cabina di regia nazionale ma non prevede meccanismi di partecipazione ai lavori preparatori, rischiando di relegare questa partecipazione alla mera formalità istituzionale.
Nonostante questo quadro non propriamente positivo - ha comunque rimarcato Fedriga - vi sono situazioni dove invece, il lavoro di condivisione tra Governo nazionale e Regioni è andato molto bene. Mi riferisco, in particolare, al serrato processo di consultazione avvenuto con il Ministero della Salute per la programmazione degli interventi previsti nella Missione 6 del PNRR e alle misure condivise tra Regioni e Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile per la missione 3, che hanno consentito di assegnare il 26 per cento degli investimenti al sistema territoriale.
Voglio, infine, menzionare - ha sottolineato l’ottimo lavoro di concertazione svolto da Regioni e Dipartimento per la Funzione pubblica per mettere in campo misure per il rafforzamento amministrativo di Regioni ed enti locali per l’attuazione del PNRR. Mi riferisco al cosiddetto “progetto dei 1000 esperti”, che può essere definito una best practice per il sistema regionale e per la collaborazione che si è realizzata. Sono stati rispettati i tempi previsti e sono state condivise procedure e modalità per attivare il rafforzamento sulla base di appositi Piani territoriali predisposti da ciascuna Regione.
In questo ultimo anno, abbiamo potuto verificare quanto sia aumentata la complessità del mondo che ci circonda e quanto sempre più spesso ci troviamo a dover regolare fenomeni nuovi, mai affrontati prima. La pandemia ci ha posto di fronte a questa emergenza. Dobbiamo avere la possibilità di scambiarci dati, informazioni e risposte che ciascuno di noi sperimenta ogni giorno di fronte a problemi complessi, a dinamiche interconnesse, a situazioni nuove. Ecco, questo credo possa essere una nuova frontiera anche per l’Europa: favorire lo scambio e la conoscenza delle politiche che ogni Regione in Europa adotta rispetto a fenomeni che sempre più sono interconnessi, ma nuovi e diversi.
Le Regioni - ha concluso Fedriga - si aspettano più Europa, ma una “Europa diversa”, capace di maggiore inclusione istituzionale e sociale, capace di ricostruire delle istituzioni e dei processi di partecipazione condivisi e forti come è lo sforzo economico necessario per realizzare il piano per la ripresa e la resilienza: eccezionale e straordinario".
“La storia dell’Unione Europea è una storia innanzitutto di piani strategici e investimenti tra la stessa Europa e le regioni. Il PNRR, anche per questione di tempi, forse non è riuscito, almeno in Italia, a creare una sinergia tra Unione Europea, Stato Italiano e Regioni. Ma le Regioni, con grande senso di responsabilità, in questo momento stanno cercando di aiutare il Governo Italiano a uscire nel migliore dei modi da questa sfida non facile. Quindi, nonostante qualche riserva sul livello non elevato di coinvolgimento delle Regioni e dei Comuni, stiamo cercando di andare avanti”. Lo ha affermato Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, nonché vicepresidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
Durante l’incontro, a cui ha partecipato il Presidente del Comitato delle Regioni dell’Unione Europea, Apostolos Tzitzikostas, si è dibattuto sul ruolo delle Regioni nel Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR) e sul ruolo della Conferenza per il Futuro dell’Europa. “È molto importante il Comitato delle Regioni in questo momento – ha proseguito Emiliano - perché l’Unione Europea è una costruzione molto originale, nella quale gli stati nazionali, attraverso i governi, hanno un peso molto rilevante, certe volte maggiore del Parlamento Europeo e della Commissione; quindi la spinta dal basso che assicurano le città e le regioni è molto importante. Per esempio lo è nella battaglia sul clima, che ai governi nazionali, come abbiamo visto a Glasgow, non interessa quanto ai cittadini. Come Comitato delle Regioni, noi siamo coloro che portano la voce dei cittadini che vogliono costruire una vita di migliore qualità, più giusta e soprattutto con una prospettiva di uguaglianza che consente a tutti i cittadini del mondo, non solo a quelli europei, di vivere pienamente i propri diritti”.
"Le Regioni e le città hanno un ruolo cruciale non solo oggi ma per il futuro dell'Europa"ha detto il presidente del Comitato delle Regioni, Apostolos Tzitzikostas. "Dobbiamo coinvolgere le Regioni nei processi decisionali. Oggi dobbiamo uscire da questa crisi legata al coronavirus e immergerci nella fase di ripresa. L'Unione europea e gli Stati membri devono capire quanto sia importante coinvolgere le Regioni sia nella fase progettuale che realizzativa. Se vogliamo davvero avviare un percorso di rinascita - ha concluso - dobbiamo essere in grado di rispondere ai bisogni delle persone, con le Regioni e le città in prima linea".
"La Conferenza sul Futuro dell'Europa - ha sottolineato Fedriga - è allo stesso tempo foriera di luci ed ombre. Luci sulle prospettive che può e deve aprire per un avvenire di pace, prosperità e crescita per il continente europeo; ombre, per come finora sono andate le cose".
La dichiarazione congiunta dei Presidenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione europea del marzo scorso ha fra l'altro invitato - ha ricordato Fedriga - "tutte le istituzioni europee e nazionali a rendere la Conferenza sul futuro dell'Europa un processo che parte "dal basso verso l'alto", sempre concentrato sui cittadini. E "proprio un sondaggio condotto per il "Barometro annuale 2020 regionale e locale", su incarico del Comitato delle Regioni, ha dimostrato che per i cittadini europei le autorità regionali e locali sono il livello di governance più affidabile". Ed invece "i risultati della prima sessione plenaria di giugno 2021 della Conferenza non vanno in questa direzione. Hanno di nuovo evidenziato una tendenza centralistica, poco attenta ai territori e alle diversità. La Conferenza sul futuro dell'Europa, invece, dovrebbe offrire la possibilità di rivedere sugli attuali percorsi decisionali dell'UE per individuare i meccanismi idonei a rafforzare il ruolo delle Regioni e delle autorità locali nel quadro istituzionale". Quindi "non tutte le istituzioni europee e nazionali sono davvero convinte che un maggiore coinvolgimento delle Regioni possa davvero migliorare il processo decisionale e la legislazione europea e nazionale. Eppure le Regioni - e in particolare le Regioni con poteri legislativi - conoscono meglio delle istituzioni nazionali i percorsi di attuazione del diritto europeo e sono più vicine ai cittadini e alle imprese. Per questo, il loro ruolo nel processo decisionale europeo deve essere rafforzato.
Le proposte sul tavolo ci sono: dal riconoscimento del Comitato delle Regioni quale terza Camera dell’Unione europea, dopo Consiglio e Parlamento, con poteri decisionali in tutte le politiche che hanno una ricaduta territoriale interna all’Unione europea e con un impatto diretto sui cittadini; all’introduzione di procedure aggravate per “forzare” le altre istituzioni a valutare con attenzione i pareri del Comitato, prevedendo un contro-parere della Commissione per rispondere ai pareri del CdR o un voto a maggioranza qualificata dal Consiglio per derogare alla indicazioni del CdR".
"Le Regioni italiane e la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome - ha annunciato Fedriga - stanno lavorando su un documento comune sul futuro dell’Unione europea e hanno assunto una serie di iniziative conoscitive di ascolto nei territori per costruire questo documento sulla base di visioni condivise delle istituzioni regionali e locali e dei cittadini. Vorrei quindi segnalarvi come le Regioni italiane stanno operando per migliorare la loro presenza in Europa e maturare l’esperienza di cui hanno bisogno per diventare protagoniste del processo decisionale.
Stanno lavorando per concretizzare i principi del “Legiferare meglio” (Better regulation) e costruire una dimensione politica dell’Europa multilivello, attivando un processo “dal basso” lungo tutto il ciclo delle politiche europee, perché queste siano più efficaci, meno onerose, rispondano meglio alle esigenze concrete dei cittadini".
"La preparazione e la programmazione del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza sono state emblematiche di questa scarsa considerazione del livello locale e regionale, in Italia.
Uno studio commissionato dal Comitato delle Regioni, presentato lo scorso mese di ottobre agli Open Days, ha classificato il PNRR italiano con il più basso grado di coinvolgimento degli enti locali e regionali tra gli otto Piani analizzati (Belgio, Croazia, Francia, Germania, Italia, Polonia, Romania e Spagna). Il maggior coinvolgimento è stato registrato per i Piani di Germania, Belgio e Polonia, mentre per il Piano italiano è stato rilevato che a Regioni e enti locali non è stata dedicata neanche una specifica sezione per spiegare il loro ruolo nella definizione e nell’attuazione degli interventi.
Le Regioni, in realtà, hanno condiviso il Piano del Governo italiano nella Conferenza Unificata del 29 aprile 2021. La Legge 108 del 2021, che disciplina la governance del PNRR, tiene conto in parte del ruolo costituzionale delle Regioni e delle Province autonome, prevedendone la partecipazione nella Cabina di regia nazionale ma non prevede meccanismi di partecipazione ai lavori preparatori, rischiando di relegare questa partecipazione alla mera formalità istituzionale.
Nonostante questo quadro non propriamente positivo - ha comunque rimarcato Fedriga - vi sono situazioni dove invece, il lavoro di condivisione tra Governo nazionale e Regioni è andato molto bene. Mi riferisco, in particolare, al serrato processo di consultazione avvenuto con il Ministero della Salute per la programmazione degli interventi previsti nella Missione 6 del PNRR e alle misure condivise tra Regioni e Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile per la missione 3, che hanno consentito di assegnare il 26 per cento degli investimenti al sistema territoriale.
Voglio, infine, menzionare - ha sottolineato l’ottimo lavoro di concertazione svolto da Regioni e Dipartimento per la Funzione pubblica per mettere in campo misure per il rafforzamento amministrativo di Regioni ed enti locali per l’attuazione del PNRR. Mi riferisco al cosiddetto “progetto dei 1000 esperti”, che può essere definito una best practice per il sistema regionale e per la collaborazione che si è realizzata. Sono stati rispettati i tempi previsti e sono state condivise procedure e modalità per attivare il rafforzamento sulla base di appositi Piani territoriali predisposti da ciascuna Regione.
In questo ultimo anno, abbiamo potuto verificare quanto sia aumentata la complessità del mondo che ci circonda e quanto sempre più spesso ci troviamo a dover regolare fenomeni nuovi, mai affrontati prima. La pandemia ci ha posto di fronte a questa emergenza. Dobbiamo avere la possibilità di scambiarci dati, informazioni e risposte che ciascuno di noi sperimenta ogni giorno di fronte a problemi complessi, a dinamiche interconnesse, a situazioni nuove. Ecco, questo credo possa essere una nuova frontiera anche per l’Europa: favorire lo scambio e la conoscenza delle politiche che ogni Regione in Europa adotta rispetto a fenomeni che sempre più sono interconnessi, ma nuovi e diversi.
Le Regioni - ha concluso Fedriga - si aspettano più Europa, ma una “Europa diversa”, capace di maggiore inclusione istituzionale e sociale, capace di ricostruire delle istituzioni e dei processi di partecipazione condivisi e forti come è lo sforzo economico necessario per realizzare il piano per la ripresa e la resilienza: eccezionale e straordinario".
“La storia dell’Unione Europea è una storia innanzitutto di piani strategici e investimenti tra la stessa Europa e le regioni. Il PNRR, anche per questione di tempi, forse non è riuscito, almeno in Italia, a creare una sinergia tra Unione Europea, Stato Italiano e Regioni. Ma le Regioni, con grande senso di responsabilità, in questo momento stanno cercando di aiutare il Governo Italiano a uscire nel migliore dei modi da questa sfida non facile. Quindi, nonostante qualche riserva sul livello non elevato di coinvolgimento delle Regioni e dei Comuni, stiamo cercando di andare avanti”. Lo ha affermato Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, nonché vicepresidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
Durante l’incontro, a cui ha partecipato il Presidente del Comitato delle Regioni dell’Unione Europea, Apostolos Tzitzikostas, si è dibattuto sul ruolo delle Regioni nel Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR) e sul ruolo della Conferenza per il Futuro dell’Europa. “È molto importante il Comitato delle Regioni in questo momento – ha proseguito Emiliano - perché l’Unione Europea è una costruzione molto originale, nella quale gli stati nazionali, attraverso i governi, hanno un peso molto rilevante, certe volte maggiore del Parlamento Europeo e della Commissione; quindi la spinta dal basso che assicurano le città e le regioni è molto importante. Per esempio lo è nella battaglia sul clima, che ai governi nazionali, come abbiamo visto a Glasgow, non interessa quanto ai cittadini. Come Comitato delle Regioni, noi siamo coloro che portano la voce dei cittadini che vogliono costruire una vita di migliore qualità, più giusta e soprattutto con una prospettiva di uguaglianza che consente a tutti i cittadini del mondo, non solo a quelli europei, di vivere pienamente i propri diritti”.
"Le Regioni e le città hanno un ruolo cruciale non solo oggi ma per il futuro dell'Europa"ha detto il presidente del Comitato delle Regioni, Apostolos Tzitzikostas. "Dobbiamo coinvolgere le Regioni nei processi decisionali. Oggi dobbiamo uscire da questa crisi legata al coronavirus e immergerci nella fase di ripresa. L'Unione europea e gli Stati membri devono capire quanto sia importante coinvolgere le Regioni sia nella fase progettuale che realizzativa. Se vogliamo davvero avviare un percorso di rinascita - ha concluso - dobbiamo essere in grado di rispondere ai bisogni delle persone, con le Regioni e le città in prima linea".
Il link al testo integrale dell’intervento del Presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga
Galleria Fotografica:
Conferenza Regioni 09.12.21 - Incontro con Presidente Comitato delle Regioni Unione Europea, Apostolos Tzitzikostas
Conferenza Regioni 09.12.21: incontro con presidente CdR Ue, Apostolos Tzitzikostas
Dal canale YouTube di Regioni.it:
Dichiarazione del Presidente Fedriga al termine dell'incontro con il Presidente del CoR Tzitzikostas
Dichiarazione Presidente Emiliano al termine dell'incontro con il Presidente del CoR Tzitzikostas
Dichiarazione del Presidente Occhiuto al termine dell'incontro con Presidente del CoR Tzitzikostas
Dichiarazione del Presidente Fontana al termine dell'incontro con il Presidente del CoR Tzitzikostas
Dichiarazione del Presidente Toma al termine dell'incontro con il Presidente del CoR Tzitzikostas
Il Presidente Comitato delle Regioni Ue Tzitzikostas al termine della Conferenza delle Regioni – in lingua inglese
( red / 09.12.21 )
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Forestali: trovato l’accordo per il rinnovo del contratto
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(foto ufficio stampa) Fermo immagine della firma dell'Accordo.
La firma giovedì 9 dicembre presso la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome
(Regioni.it 4199 - 09/12/2021) Raggiunto l’accordo per il rinnovo del contratto collettivo dei lavoratori forestali, unico nel suo genere poiché sottoscritto sia da aziende private e cooperative che da amministrazioni pubbliche.
Il rinnovo, che ha visto concordi parti datoriali e sindacali nell’adeguare il contratto alle nuove sfide che le politiche forestali a livello nazionale ed europeo pongono al settore, sempre più centrale nei processi di transizione ambientale, nella difesa del territorio e nello sviluppo delle aree interne del Paese è stato sottoscritto in rappresentanza della Conferenza delle Regioni dal suo Presidente Massimiliano Fedriga.
Il Contratto è stato profondamente rinnovato nella parte normativa a partire dalla vigenza, portata a quattro anni - con scadenza quindi al 31 dicembre 2024 –, un adeguamento delle parti relative ai contratti a tempo determinato, all’apprendistato e alla sicurezza sul lavoro anche in relazione alle modifiche normative intercorse dall’ultimo rinnovo. Definite poi in modo più ampio le causali relative al lavoro stagionale e riallineate le ore di permesso in modo più equilibrato tra operai ed impiegati.
Nell’ottica del rafforzamento del secondo pilastro della previdenza viene aumentato di uno 0,3% il contributo a carico delle imprese per la previdenza complementare, mentre vengono inseriti due nuovi articoli su ferie solidali e aiuto alle lavoratrici vittime di violenza di genere.
Infine sul piano economico il rinnovo vede un aumento di 100 € sia per impiegati che operai al II livello, riparametrato per gli altri livelli contrattuali. L’aumento sarà erogato in due tranches di 50 € ciascuna, la prima con decorrenza 1° dicembre 2021 e la seconda a partire dal 1° marzo 2023.
Il rinnovo sottoscritto oggi, dopo una lunga e complessa trattativa, da risposte a 60 mila operatori e consente alle imprese e ai lavoratori di sostenere con strumenti più adeguati il futuro, sicuramente ricco di sfide, che il settore dovrà affrontare, con particolare riferimento alla tutela del territorio a partire dalla prevenzione e dal contrasto agli incendi boschivi.
Galleria fotografica: Firmato rinnovo contratto per i forestali - 09.12.2021
( red / 09.12.21 )
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Pnrr: importante momento di confronto con CdR Ue
(Regioni.it 4199 - 09/12/2021) Nel corso dell’incontro del 9 dicembre della Conferenza delle Regioni con il Presidente del Comitato delle Regioni dell’Unione Europea, Apostolos Tzitzikostas, si sono approfonditi diversi temi e in particolare quelli incentrati sul ruolo delle Regioni nel Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR) e della Conferenza per il Futuro dell’Europa
Il presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, evidenzia che “bisogna essere veloci, semplificare le procedure e fare in modo di riuscire ad usare bene queste risorse che possono fare la differenza per la ripresa economica e sociale del Paese, specialmente in quelle regioni che oggi si trovano maggiormente in difficoltà”.
Tesei quindi ha parlato dell'incontro come di "un momento importante di confronto" ma ha auspicato anche il fatto che ci siano poi "incontri più specifici tra le regioni sul tema Fsc, anche nel rispetto dei livelli costituzionali di governo del territorio".
“E’ importante che noi uniamo le risorse del Pnrr con quelle della nuova programmazione e per fare questo il Fondo è uno strumento molto importante e fondamentale che va utilizzato al meglio”, rileva Tesei che invita a riflettere sulla "possibilità di usare in quota a parte anche queste risorse per il cofinanziamento regionale".
“Considerando che i bilanci di tutte le regioni sono impegnati naturalmente su vari fronti - dichiara Tesei - rischiamo che questa possibilità di usare tutte le risorse a disposizione potrebbe venire meno sul tema del cofinanziamento".
“Considerando che i bilanci di tutte le regioni sono impegnati naturalmente su vari fronti - dichiara Tesei - rischiamo che questa possibilità di usare tutte le risorse a disposizione potrebbe venire meno sul tema del cofinanziamento".
Anche il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto sostiene che è necessario “valutare la possibilità di utilizzare le risorse del Fondo sviluppo e coesione a parziale cofinanziamento e di valutare le modalità perché attraverso organizzazioni come l'Agenzia della coesione o la Cdp alle amministrazioni possa essere dato il supporto in termini di capacità amministrativa”.
“Il Pnrr - sottolinea Occhiuto - ci dà la possibilità di strutturare le nostra organizzazione sui tempi più stringenti per l'impegno e la spesa delle risorse. Sarebbe utile che questa modalità diventasse operativa da praticare anche nella spesa delle risorse del Fsc. Va bene la visione d'insieme e chiedo di valutare la possibilità di realizzare l'integrazione tra questi due strumenti di finanziamento anche in ordine alla possibilità di intrecciarsi dal punto di vista del cofinanziamento”.
Lo stesso presidente della regione Abruzzo Marco Marsilio chiede di “velocizzare il processo decisionale, perché siamo fermi da un anno ad attendere la chiusura degli accordi di partenariato per far partire i programmi operativi” e, insieme a tutte le altre Regioni, chiediamo che lo Stato autorizzi l'utilizzo dei fondi FSC per coprire il cofinanziamento regionale dei fondi europei.
Marsilio quindi rivendica maggiore spazio e protagonismo delle Regioni che, come dimostrano i dati pubblicati sull'avanzamento della spesa dei fondi Fse e Fesr, dimostrano di saper spendere con una velocità quasi doppia rispetto ai Ministeri, smentendo un consolidato pregiudizio, a causa del quale le Regioni sono state marginalizzate nella gestione del PNRR.
Lo stesso presidente della regione Abruzzo Marco Marsilio chiede di “velocizzare il processo decisionale, perché siamo fermi da un anno ad attendere la chiusura degli accordi di partenariato per far partire i programmi operativi” e, insieme a tutte le altre Regioni, chiediamo che lo Stato autorizzi l'utilizzo dei fondi FSC per coprire il cofinanziamento regionale dei fondi europei.
Marsilio quindi rivendica maggiore spazio e protagonismo delle Regioni che, come dimostrano i dati pubblicati sull'avanzamento della spesa dei fondi Fse e Fesr, dimostrano di saper spendere con una velocità quasi doppia rispetto ai Ministeri, smentendo un consolidato pregiudizio, a causa del quale le Regioni sono state marginalizzate nella gestione del PNRR.
Sul Pnrr è importante "il fatto che il governo – dichiara il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani - imposti dei rapporti concertati con le Regioni perché la mia preoccupazione è che tra le Regioni scatti un
meccanismo di sinergia, e quindi sostanzialmente noi sappiamo quanta è l'entità delle risorse, ci confrontiamo con il governo e che ci sia un rapporto equilibrato, anche rispetto alla percentuale per il sud, per poter spendere bene, e presto. La mia paura è che in alcune delle componenti, o addirittura nelle missioni, vedo invece che non ci sono ancora risposte su quanto e su come possiamo spendere. Spero che possa presto seguire un'impostazione generale”.
Mentre il presidente della regione Basilicata, Vito Bardi, evidenzia il tema di “una strategia europea verso la Cina sui semiconduttori": “Non possiamo accettare - aggiunge Bardi, riferendosi allo stabilimento di Melfi (potenza) di Stellantis - che i nostri stabilimenti siano fermi o limitati, i nostri lavoratori in cassa integrazione, per una mossa politica spregiudicata presa a migliaia di chilometri di distanza da noi, ma che esplica effetti anche sui nostri territori. Penso a Melfi, ma anche agli altri stabilimenti Stellantis in Italia. Rivolgo un appello al Presidente del Comitato delle Regioni dell'Unione Europea Apostolos Tzitzikostas: la UE deve difendere il settore automotive e i lavoratori italiani ed europei”.
Il presidente della Regione Molise Donato Toma dichiara: “Le Regioni sono quelle che dovranno gestire sul territorio il Pnrr. Necessario coinvolgere, necessario costruire insieme alle Regioni”.
Il presidente della Regione Molise Donato Toma dichiara: “Le Regioni sono quelle che dovranno gestire sul territorio il Pnrr. Necessario coinvolgere, necessario costruire insieme alle Regioni”.
( gs / 09.12.21 )
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Pnrr: regioni meridionali componente fondamentale della ripresa
(Regioni.it 4199 - 09/12/2021) “Con il Recovery abbiamo scelto di agire uniti e dividere collettivamente il costo della ripresa. Ma abbiamo anche trasformato la pandemia in un'opportunità per superare iniquità di lungo periodo, promuovere sostenibilità e innovazione. Abbiamo scommesso in grande sulle generazioni future”, afferma il presidente del Consiglio, Mario Draghi.
Draghi quindi evidenzia che “nei prossimi 5 anni, l'Italia spenderà più di 235 miliardi di euro". Intendiamo promuovere le rinnovabili, il nostro sistema di trasporti, servizi migliori, dalla sanità alla scuola".
"Abbiamo cominciato ad intraprendere importanti riforme, - aggiunge Draghi - dal sistema giudiziario alla P.a e introdotto nuovi meccanismi per garantire la prevenzione di frodi e corruzione e per assicuraci di spendere i fondi con integrità e trasparenza. Dimostriamo così la capacità delle democrazie di pianificare in anticipo, di agire rapidamente, di apportare significativi cambiamenti”.
"Nel quadro del Piano nazionale di ripresa e resilienza, - afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella - l'attuazione delle politiche di settore richiede una regia di sistema e una visione ampia, a garanzia dell'efficacia delle misure per una ripartenza strutturale, solida e lungimirante, attenta al benessere dell'uomo e del pianeta e capace di affrontare i cambiamenti globali, primo fra tutti quello climatico. La gestione sostenibile del comparto agricolo, sempre più connessa alla compatibilità ecologica e rispettosa delle sensibilità dei giovani e delle generazioni a venire, riveste un ruolo strategico per l'esito favorevole del processo di transizione sostenuto con impegno a livello europeo".
Per il ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini il Pnrr “si propone di ricucire le lacerazioni provocate dalla pandemia nel tessuto economico e sociale e di colmare gli storici divari fra aree diverse del Paese; non solo quello atavico fra Nord e Sud, ma anche quello fra realtà urbane e zone rurali, fra centro e periferia, fra pianure e montagne, fra aree interne e metropoli".
Il ministro dell'Economia, Daniele Franco, invece fornisce i numeri e quindi dà l’idea della portata del Pnrr. Il Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027 ammonta per l'Italia a 73 miliardi, cui si aggiungono i 222 miliardi del Pnrr e del Fondo complementare e 81 miliardi della programmazione comunitaria, di cui 54 per le Regioni meridionali: "in tutto si tratta di 370-380 miliardi disponibili per i prossimi anni, che divisi per 6 anni sono 60 miliardi l'anno".
"L'ammontare delle risorse disponibili è enorme", Franco quindi spiega che ad aggiungersi sono anche i fondi di durata quindicinale delle
leggi di bilancio (170 miliardi nelle leggi 2017-2021 a cui sommare i 71 miliardi al 2036 stanziati nell'ultima manovra)”.
Pertanto l'attuazione degli investimenti e delle riforme previsti dal Pnrr, sono fondamentali, Franco precisa però che il Pnrr “è importantissimo ma non basta. Dobbiamo usare, per questa nostra ripresa, tutti gli strumenti di politica economica che abbiamo e dobbiamo assicurare che tutto il Paese partecipi alla ripresa. In particolare dobbiamo assicurare che le regioni meridionali siano una componente dinamica di questa ripresa”.
Parla del Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027, il ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna: “Si tratta di una dotazione molto ingente perché ai 50 miliardi assegnati dalla precedente legge di bilancio si sono aggiunti i 23,5 che abbiamo assegnato con la legge approvata in Consiglio dei ministri qualche settimana fa e che adesso è all'esame delle Camere. Al Sud è riservato l'80% di questa cifra, quindi circa 54 miliardi di euro. Si tratta di un investimento pluriennale di entità paragonabile al Pnrr e ai fondi strutturali, che merita piu' di quanto avvenuto in passato una programmazione attenta, partecipata a tutti i livelli istituzionali e condivisa con le parti sociali e con la società civile e costantemente monitorata".
“Il prossimo ciclo di programmazione Fsc – aggiunge Carfagna - deve rappresentare un grande programma strutturale per la riduzione dei divari territoriali e per lo sviluppo del Sud, delle aree interne e di ogni territorio depresso del Paese, abbandonando così le cattive abitudini del passato che spesso hanno visto l'Fsc un po' saccheggiato, utilizzato come bancomat per esigenze che nulla avevano a che fare con l'obiettivo della riduzione dei divari territoriali. Noi invece vogliamo che sia utilizzato per garantire il riequilibro economico e sociale tra i territori a integrazione degli altri strumenti a cominciare dal Pnrr e dai fondi strutturali europei. Anzi, credo che l'Fsc debba essere programmato proprio per massimizzare i risultati del Pnrr e dei fondi strutturali europei, intervenendo laddove il Pnrr non puo' arrivare o dove ha bisogno di essere integrato”.
Parla del Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027, il ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna: “Si tratta di una dotazione molto ingente perché ai 50 miliardi assegnati dalla precedente legge di bilancio si sono aggiunti i 23,5 che abbiamo assegnato con la legge approvata in Consiglio dei ministri qualche settimana fa e che adesso è all'esame delle Camere. Al Sud è riservato l'80% di questa cifra, quindi circa 54 miliardi di euro. Si tratta di un investimento pluriennale di entità paragonabile al Pnrr e ai fondi strutturali, che merita piu' di quanto avvenuto in passato una programmazione attenta, partecipata a tutti i livelli istituzionali e condivisa con le parti sociali e con la società civile e costantemente monitorata".
“Il prossimo ciclo di programmazione Fsc – aggiunge Carfagna - deve rappresentare un grande programma strutturale per la riduzione dei divari territoriali e per lo sviluppo del Sud, delle aree interne e di ogni territorio depresso del Paese, abbandonando così le cattive abitudini del passato che spesso hanno visto l'Fsc un po' saccheggiato, utilizzato come bancomat per esigenze che nulla avevano a che fare con l'obiettivo della riduzione dei divari territoriali. Noi invece vogliamo che sia utilizzato per garantire il riequilibro economico e sociale tra i territori a integrazione degli altri strumenti a cominciare dal Pnrr e dai fondi strutturali europei. Anzi, credo che l'Fsc debba essere programmato proprio per massimizzare i risultati del Pnrr e dei fondi strutturali europei, intervenendo laddove il Pnrr non puo' arrivare o dove ha bisogno di essere integrato”.
( gs / 09.12.21 )
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Pandemia: aumentano contagi ma vaccini funzionano
(Regioni.it 4199 - 09/12/2021) La pandemia aumenta: sale al 4% il tasso di positività e sono 12.527 i nuovi casi e 79 le vittime in un giorno. 811 i pazienti in terapia intensiva, 20 in più di ieri. Aumentano anche i ricoverati nei reparti ordinari.
Per quanto riguarda l’approvvigionamento dei vaccini, il commissario all’emergenza Figliuolo annuncia che nelle prossime settimane arriveranno altre 2 milioni di dosi del vaccino Pfizer che si andranno ad aggiungere agli arrivi già pianificati. Quindi nessun problema di scorte: “Con l'attuale disponibilità, si potranno vaccinare potenzialmente 25 milioni di persone”.
Nel contempo la campagna vaccinale si svolge a ritmo serrato: in sette giorni +31,7% di prime dosi grazie al Super green pass e boom di booster, +52,6%. Ma nemmeno il virus si ferma. Gimbe segnala in una settimana +22,4% di nuovi casi, +12% di decessi, +16,3% di ricoverati e +13,6% di terapie intensive.
Anche i dati relativi alla vaccinazione dei bambini sono positivi. Lo sostiene il responsabile della task force vaccini anti-Covid dell'Ema Cavaleri: i dati preliminari suggeriscono che i casi della variante Omicron “sembrano essere per lo più lievi”, evidenziando tuttavia la necessità di “raccogliere più prove per determinare se lo spettro di gravità della malattia causato da Omicron è diverso da quello di tutte le varianti che sono circolate finora. Solo il tempo lo dirà”.
Il booster dopo tre mesi è 'sicuro ed efficace', mentre è necessario vaccinare i bambini tra 5 e 11 anni e sono stati raccolti in questo senso 'dati rassicuranti' sul vaccino Pfizer.
Il direttore generale Aifa Magrini spiega che '”per ulteriori dosi booster della vaccinazione anti-Covid si prenderanno in considerazione tutte le evidenze scientifiche rispetto anche al declino dell'immunità, su cui sono in corso vari studi. Il modello teorico può essere quello della vaccinazione antinfluenzale con richiami annuali”, facendo riferimento alla vaccinazione per la fascia di età 5-11 anni, e aggiunge: “vanno resi prioritari i bimbi più fragili, ma la vaccinazione è intesa per tutta la fascia 5-11 anni”.
( gs / 09.12.21 )
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Pubblicata nella G.U. l'Ordinanza che recepisce le Linee Guida - della Conferenza delle Regioni - per la ripresa delle attività economiche e sociali
(Regioni.it 4199 - 09/12/2021) E' stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n.290 del 6 dicembre l'ordinanza del Ministro della Salute, Roberto Speranza, con cui sono state recepite le Linee Guida per la ripresa delle attività economiche e sociali, approvate dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome il 2 dicembre (cfr. "Regioni.it" n. 4196).
"Ai fini del contenimento della diffusione del virus Sars-Cov-2 - si legge nell'ordinanza - le attività economiche e sociali devono svolgersi nel rispetto delle «Linee guida per la ripresa delle attività economiche e sociali», elaborate dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, come integrate e modificate dal Comitato tecnico-scientifico, che costituiscono parte integrante della presente ordinanza".
"Ai fini del contenimento della diffusione del virus Sars-Cov-2 - si legge nell'ordinanza - le attività economiche e sociali devono svolgersi nel rispetto delle «Linee guida per la ripresa delle attività economiche e sociali», elaborate dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, come integrate e modificate dal Comitato tecnico-scientifico, che costituiscono parte integrante della presente ordinanza".
Tali linee guida "aggiornano e sostituiscono il documento recante «Linee guida per la ripresa delle attività economiche e sociali», adottato con ordinanza del Ministro della salute 29 maggio 2021, come previsto all’art. 10 -bis del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52.
( red / 09.12.21 )

Il periodico telematico a carattere informativo plurisettimanale “Regioni.it” è curato dall’Ufficio Stampa del CINSEDO nell’ambito delle attività di comunicazione e informazione della Segreteria della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome
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