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Regioni.it

n. 4209 - giovedì 23 dicembre 2021

Sommario3
- PNRR: Draghi, "impegno quotidiano fino al 2026". "Grazie anche alla Conferenza Regioni, Upi e Anci"
- Emergenza Covid-19: verso DL festività dopo cabina di regia e confronto con Regioni ed enti locali
- Istituto Superiore di sanità: in crescita variante Omicron, "forti variabilità regionali"
- Coldiretti: il dolce di Natale Regione per Regione
- Ddl Bilancio: il parere e le proposte emendative
- Riforma fiscale: la posizione sul Ddl Delega

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PNRR: Draghi, "impegno quotidiano fino al 2026". "Grazie anche alla Conferenza Regioni, Upi e Anci"

(Regioni.it 4209 - 23/12/2021) "Questo è solo l'inizio di un lungo processo. C'è bisogno di un impegno quotidiano fino al 2026". Lo ha detto, secondo quanto si apprende, il presidente del Consiglio Mario Draghi, nel corso della cabina di regia sul Pnrr a Palazzo Chigi.
"Aver conseguito i 51 obiettivi previsti dal Piano è importante, ma non è il momento di adagiarsi per l'obiettivo raggiunto"", ha avvertito. Infatti, ha ricordato il premier, il Pnrr ""è un piano di risultati. Ad esempio, approvare le leggi delega sulla giustizia penale e civile è importante, e ringrazio la ministra Cartabia per il suo impegno costante, ma è solo il primo passo. Serve un'attuazione attenta delle deleghe e la predisposizione di un sistema di monitoraggio continuo per controllare che si stiano giorno dopo giorno raggiungendo gli obiettivi finali indicati nel Piano, in termini di riduzione dell'arretrato e dei tempi dei processi. E questo vale per tutte le altre riforme. E vale anche e soprattutto per gli investimenti, che sono anch'essi finalizzati al raggiungimento di risultati, vista anche la scarsa capacità di spendere le risorse disponibili nel passato".
Draghi ha quindi chiesto ai ministri di "far passare questo messaggio nelle vostre amministrazioni e di prepararle al meglio per i compiti dei prossimi anni", evidenziando che ""nel caso in cui ci siano difficoltà nell'attuazione, queste vanno sollevate subito e sottoposte all'esame di questa Cabina, che svolge un ruolo fondamentale per risolvere i problemi di attuazione del Piano".
"Il risultato - ha concluso - è stato raggiunto grazie soprattutto a voi e alle vostre amministrazioni, e grazie alla disponibilità del Parlamento. In particolare, ringrazio il ministro Franco per lo straordinario lavoro fatto dal suo Ministero. E voglio ringraziare anche gli uffici della Presidenza del Consiglio dei Ministri per l'azione svolta: sono stati molto efficaci sin dall'inizio di questo processo. Grazie anche alla Conferenza Regioni, Upi e Anci".
Oggi sono stati firmati gli Operational  Arrangements, gli accordi operativi tra la Commissione Ue e l'Italia  relativi al Piano nazionale di Ripresa e Resilienza con i quali sono  definiti i meccanismi di verifica per il riconoscimento delle rate di  rimborso semestrali delle risorse. Lo ha reso noto il Ministero dell'Economia. Questo  consentirra' all'Italia di richiedere il pagamento della prima rata b da 24,1 miliardi.  
"Il Commissario europeo per l'economia Paolo Gentiloni, dopo la  firma apposta dal Ministro dell'Economia e delle Finanze, Daniele Franco - spiega il Mef - ha siglato gli Operational Arrangements (OA)  relativi al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dell'Italia".


( red / 23.12.21 )

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Emergenza Covid-19: verso DL festività dopo cabina di regia e confronto con Regioni ed enti locali

(Regioni.it 4209 - 23/12/2021) Si è tenuta oggi la riunione del Consiglio dei ministri che ha esaminare, tra le altre cose, il decreto Milleproroghe e il decreto 'Festività' con le nuove misure anti-Covid.  Una riunione preceduta da una cabina di regia e da un confronto fra il Governo, le Regioni e gli enti locali.
La linea seguita è quella di prevedere mascherine all'aperto, FFP2 al chiuso, diminuzione della durata del Green Pass e dell'intervallo per la terza dose, l'ipotesi di un possibile obbligo vaccinale per i dipendenti della Pubblica amministrazione e tamponi al chiuso per chi non ha ancora fatto la terza dose.
Il Governo sta varando una serie di misure molto incisive": lo ha detto il Presidente della Puglia, Michele Emiliano, durante il Consiglio regionale
.
Il presidente della Regione Liguria e assessore alla sanità Giovanni Toti, in merito a quanto emerso dalla riunione della cabina di regia e in vista dell'incontro del Consiglio dei ministri, parla di  "una grande sfida: diminuire i contagi senza chiudere questo Paese. Per questo ben vengano tutte le misure che sono state elencate durante la riunione della cabina di Regia che come governatori abbiamo seguito con grande attenzione. Condividiamo con il governo la direzione della massima prudenza, in un momento di ripresa dei contagi e, seppur in modo ridotto rispetto anno scorso, anche delle ospedalizzazioni. Condividiamo quindi la scelta di prevedere ulteriori misure che vogliono essere di attenzione, con l'obiettivo di tutelare la salute dei cittadini e ridurre il più possibile i rischi di trasmissione del Covid, senza però fermare il lavoro e la vita di tutti noi in un momento così importante come le feste di Natale".
"Per le discoteche potrebbe essere richiesto il tampone per chi ha la doppia dose (di vaccino anti-Covid, ndr) e non per chi ha la terza. Ma questi dettagli verranno decisi oggi". Così' Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia-Romagna, ospite di 'Oggi e' un altro giorno' su Rai1.  Le nuove misure che il Consiglio dei ministri introdurrà "sono di buon senso, io mi ero detto contrario all'uso del tampone diffuso, perché sarebbe apparso come un disincentivo a chi fa la doppia e terza dose. Mi pare però che in questo caso è stato trovato un compromesso molto buono e positivo", ha aggiunto Bonaccini. "Io sono d'accordo di vietare all'aperto fino all'ultimo dell'anno le feste, che in Emilia-Romagna i sindaci avevano già tutti disdetto per evitare assembramenti e la diffusione dei contagi, però non chiude nessuna attività economica e sociale, si cerca solo di mettere ancora più precauzione. Ora mi auguro che il Governo riesca a introdurre un costo calmierato per l'utilizzo delle mascherine Ffp2 - ha aggiunto Bonaccini - che proteggono più delle mascherine tradizionali ma hanno un costo superiore. Se si riesce a trovare un calmieramento dei prezzi e meglio". Bonaccini ha detto che "per le discoteche e i locali da ballo potrebbe essere richiesto l'uso del tampone per chi ha la doppia dose, mentre per chi ha la terza dose invece non ne dovrà far uso, ma questo nel dettaglio verrà deciso dal Consiglio dei ministri", ha concluso. 


( red / 23.12.21 )

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Istituto Superiore di sanità: in crescita variante Omicron, "forti variabilità regionali"

(Regioni.it 4209 - 23/12/2021) Cresce la percentuale della variante Omicron in Italia e da una valutazione preliminare è ormai al circa il 28% dei casi. Lo si legge in una nota dell'Iss che parla, per l'Italia, di "forte crescita" nella percentuale della variante Omicron, da una stima basata sulle analisi preliminari dei tamponi raccolti per l'indagine rapida del 20 dicembre e di "forti variabilità regionali".
L'analisi si è basata, si precisa, su circa 2mila tamponi raccolti in 18 regioni/PPAA, in cui sono stati considerati come possibili positivi a Omicron quei campioni in cui risultava mancante uno dei tre geni che normalmente viene ricercato nei test diagnostici molecolari (cosiddetto S gene dropout) o altri test di screening per escludere la presenza della variante delta, al momento ancora dominante. Una indicazione più precisa sulle stime di prevalenza verrà dal completamento della flash survey, i cui risultati arriveranno il 29 dicembre, mentre una nuova flash survey è già programmata per il 3 gennaio per valutare strettamente l'evoluzione della situazione epidemiologica.
Confrontando i risultati della flash survey condotta con la raccolta dei campioni il 6 dicembre e quelli di questa stima preliminare il tempo di raddoppio della variante risulta di circa due giorni in linea con quello già trovato in altri paesi europei.
"Anche se i risultati sono ancora preliminari, la stima conferma la grande velocità di diffusione della variante, che sembra dare focolai molto estesi in breve tempo e si avvia ad essere maggioritaria in breve tempo, come sta già avvenendo in diversi altri paesi europei - spiega il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro -. In base ai dati oggi disponibili le armi a disposizione sono la vaccinazione, con la terza dose tempestiva per chi ha già completato il primo ciclo, e le misure, individuali e collettive, per limitare la diffusione del virus, dall'uso delle mascherine alla limitazione dei contatti e degli assembramenti".


( red / 23.12.21 )

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Coldiretti: il dolce di Natale Regione per Regione

(Regioni.it 4209 - 23/12/2021) Con il crescere della preoccupazione per la variante Omicron e l’entrata di molte regioni in zona gialla quasi la metà delle famiglie italiane (47%) prepara quest’anno in casa i dolci tipici del Natale, anche per gli evitare gli assembramenti dello shopping degli ultimi giorni e garantirsi a tavola prodotti genuini delle tradizione. E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixe’ diffusa in occasione della sfilata dei dolci del Natale al mercato di Campagna Amica al Circo Massimo a Roma, con le ricette realizzate dai cuochi contadini per dare consigli preziosi su come confezionare le specialità più dolci. La necessità di passare il tempo fra le mura domestiche legata alle misure di restrizione imposte dal Covid ha spinto al ritorno della cucina casalinga fai da te con – sottolinea la Coldiretti – la riscoperta di ricette e dolci della tradizione.
La preparazione delle specialità tradizionali delle feste, anche con il coinvolgimento dei bambini, è un’attività tornata ad essere gratificante per uomini e donne permettendo di impiegare il tempo al sicuro all’interno delle proprie abitazioni. Si tratta spesso di dolci – ricorda Coldiretti – le cui ricette sono tramandate da generazioni e rappresentano un vero e proprio patrimonio culturale del Paese. Accade così che, assieme agli immancabili panettone ed il pandoro sulle tavole sono tornate anche le specialità casalinghe della tradizione contadina. Da Nord a sud del Bel Paese – sottolinea la Coldiretti – le specialità sono moltissime e tutte fortemente legate al territorio, in Basilicata non possono mancare i calzoncelli di pasta fritta con ripieno di mandorle e zucchero oppure castagne e cioccolato, in Calabria si consuma la pitta “mpigliata” con la sua caratteristica forma a rosellina (o rosetta).
In Campania è il tempo di roccocò e susamielli, mentre in Puglia troviamo le cartellate baresi, nastri di una sottile sfoglia di pasta, unita e avvolta su sé stessa sino a formare una sorta di “rosa” impregnata di vincotto tiepido o di miele, e poi ricoperte di cannella, zucchero a velo oppure mandorle. Al nord – continua la Coldiretti – in Friuli torna  la gubana, una pasta dolce lievitata, con un ripieno di noci, uvetta, pinoli, zucchero, grappa, scorza grattugiata di limone, dalla caratteristica forma a chiocciola, in Emilia Romagna la spongata ripiena di miele, uva passa, noci, pinoli, cedro,  in Liguria del pandolce (impasto di farina, uvetta, zucca candita a pezzetti essenza di fiori d’arancio, pinoli, pistacchi, semi di finocchio, latte e marsala ) e in Lombardia, dove troviamo il Panun de Natal, un dolce ricco di frutta secca e molto profumato fatto con il grano saraceno e che può avere la forma di un filoncino leggermente appiattito o più raramente di una pagnotta rotonda, rigonfia al centro. Non mancano specialità infine – continua la Coldiretti – nelle isole come in Sicilia con i buccellati di Enna (dolci tipici ripieni di fichi secchi).
Ma per chi non ha tempo di dedicarsi al fai da te casalingo e vuole comunque stupire i commensali – continua Coldiretti – arrivano i primi agripanettoni 100% italiani, come quelli con grano anico o di mais corvino fatti in Lombardia o il panettone con grano 100% nazionale, frutto della collaborazione tra Sis, Società Italiana Sementi di Bologna, mulino Pivetti di Cento (Ferrara), Coprob (cooperativa produttori bieticolo-saccariferi) e la cooperativa Deco Industrie di Bagnacavallo (Ravenna). Per produrlo – continua Coldiretti – è stato utilizzato grano tenero della varietà “Giorgione”, da cui si ottiene una farina al top della qualità per la trasformazione in prodotti da forno. Selezionato, coltivato, raccolto e macinato in Italia, il Giorgione – commenta Coldiretti – è un grano tenero frutto della ricerca di Sis, ottenuto con incroci naturali e senza impiego di organismi transgenici, ma valorizzando il meglio della tradizione produttiva del grano nel nostro Paese. Oltre all’ingrediente base, la farina, il panettone 100% italiano – conclude Coldiretti – utilizza burro, zucchero, uova, lievito madre e scorze di arance candite, tutti di produttori nazionali.
I DOLCI DI NATALE TRADIZIONALI REGIONE PER REGIONE
VALLE D’AOSTA
FLANTZE – Pane lavorato con zucchero e arricchito da uvetta, mandorle, noci e scorza d’arancia candita. Veniva preparato nei paesi durante la panificazione (che avveniva una o poche volte l’anno e di solito era caratterizzata dalla produzione del pane nero cotto nei forni comuni dei villaggi) a partire dallo stesso impasto di base del pane, come regalo per i bambini che partecipavano al procedimento collettivo e tradizionale. Oggi viene preparato dai panifici con lavorazione artigianale. Tradizionalmente di forma rotonda, può essere confezionato anche a forma di animale per i bambini. Gli ingredienti di base sono la farina integrale, di solito di segale o di frumento, la frutta secca e un po’ di burro.
PIEMONTE
CRUMBOT – Il dolce è legato alla tradizione povera del Natale e rappresenta il Bambino Gesù. Una leggenda narra che durante la fuga in Egitto Gesù fu nascosto in una cesta che conteneva della pasta madre per il pane che miracolosamente lievitò avvolgendo il Bambino per nasconderlo. Il “Bambino di Natale” è una pasta frolla della tradizione in cui gli ingredienti semplici danno spazio al massimo sapore della farina del grano San Pastore: uova, burro, zucchero e un pizzico di lievito uniti a questa farina vengono poi impreziositi ed esaltati dai canditi di arance e ciliegia e dalle gocce di cioccolato. Il Bambino riprende e riattualizza la tradizione della Busela, la bambolina di pastafrolla che veniva sagomata o disegnata durante il periodo natalizio nelle famiglie contadine
VENETO
LA PINZA – E’ un dolce contadino e ai tempi nostri può essere definito un piatto del riciclo. Si può fare con in pane raffermo o la polenta avanzata, mescolando uvetta, semi di finocchio, fichi secchi. Veniva servito alla fine delle festività proprio perché è inteso come torta antispreco, realizzata con ciò che non veniva consumato a tavola
LOMBARDIA
MIASCIA – Nasce come dolce povero e dei poveri, per riutilizzare il pane secco ammollato nel latte e impastato con uova, frutta (al posto del prezioso e ben più costoso zucchero) e frutta a guscio. In assenza del pane, trovava impiego anche un impasto di semplice farina, bianca e gialla. Ancora oggi è un dolce di casa nel comasco. Col passare del tempo, tramandato di cucina in cucina dal Lario alla Brianza, si è arricchito di varianti: nuovi ingredienti quali scorze di agrumi, polvere di cacao, fichi secchi, ma anche liquore e amaretti, fino ad arrivare all’aggiunta di erbe aromatiche. Numerose sono infatti le versioni in cui la si può apprezzare sul territorio: la miascia di Bellagio con farina di castagne, la miascia di Colico con la farina bramata e quella di Ossuccio con farina bianca e bramata, fino in Valsassina, dove è previsto anche l’impiego di foglie di menta (o erba di San Pietro). La miascia è un dolce tipicamente preparato nelle case dei comaschi nei giorni di festa, e in particolare a Natale (come se fosse una sorta di “panettone” del Lario). Essendo un dolce povero e di semplice fattura, veniva riproposto più in generale anche nelle occasioni delle feste paesane, cuocendolo in forni comunitari
TRENTINO ALTO ADIGE
ZELTEN – E’ un pane dolce a base di frutta secca e canditi. Farina, uova, burro, zucchero e lievito sono la base comune di un dolce che conosce naturalmente un gran numero di varianti; da zona a zona, da valle a valle, da famiglia a famiglia la ricetta cambia e si arricchisce di ingredienti particolari, di segreti, di personali regole di preparazione. Possiamo comunque distinguere, un po’ sommariamente, due varianti: quella trentina, che contiene più pasta e meno frutta e quella del Sud-Tirolo e Bolzano, caratterizzata da un maggiore uso della frutta. Noci, fichi secchi, pinoli e mandorle sono comunque usate in tutte le diverse preparazioni. Le case si riempiono i profumi inebrianti di cannella, di fichi secchi, il periodo dell’Avvento è il momento di dolci leccornie. La tradizione della cucina povera, che caratterizza molte regioni italiane ha prodotto una serie di dolci preparati nel periodo natalizio che erano sostanzialmente versioni arricchite del pane fatto in casa. Il nome Zelten risale al nome tedesco “selten” che vuol dire “a volte” inteso a sottolineare l’eccezionalità della preparazione che avviene solo a Natale-
FRIULI VENEZIA GIULIA
GUBANA – E’ un tipico dolce delle valli del Natisone e di Cividale del Friuli (Udine), che si prepara in periodi di grande festa (Natale, Pasqua), a base di pasta dolce lievitata, con un ripieno di noci, uvetta, pinoli, zucchero, grappa, scorza grattugiata di limone, dalla forma a chiocciola, del diametro di circa 20 cm, cotto al forno. Il dolce è noto fin dal 1409 quando fu servita in un banchetto preparato in occasione della visita di papa Gregorio XII a Cividale del Friuli, come testimoniato dallo stesso papa veneziano
LIGURIA
PANDOLCE – In dialetto pandöçe o pan döçe, è uno dei dolci tradizionali liguri. Come il panettone milanese anche il pandolce è particolarmente legato alle festività natalizie.  Può essere basso o alto a seconda del tempo di lievitazione ma in entrambi i casi l’impasto è arricchito da pinoli, uvetta e frutta candita.  In passato era molto apprezzato dai marinai liguri per la sua lunga conservazione. Infatti se ben preparato e tenuto in una busta di cellophane dopo l’apertura può conservare la fragranza anche per due settimane
EMILIA- ROMAGNA
PAMPEPATO DI FERRARA – A forma di zuccotto è impreziosito da mandorle o nocciole finissime, da gustosi canditi, è insaporito con spezie profumate; la calotta è ricoperta infine di cioccolato fondente. Così il ricco dolce diventa il Pan del Papa. Facile comprendere a chi era dedicata questa meraviglia! Una lingua antica, poetica e perduta lo trasforma in Pampapato e Pampepato. Da secoli i due nomi convivono e la sostanza non cambia. E’ il dolce del Natale, delle feste, è il dolce che meglio rappresenta la ricchezza e la raffinatezza di Ferrara. E’ il dolce che con il suo gusto intenso e il suo profumo delizioso richiama la tradizione di un territorio dai tanti racconti e sapori. Recentemente ha ottenuto anche la indicazione di origine protetta (IGP) ed è tutelato da un Consorzio che attribuisce il bollino europeo solo a chi rispetta il disciplinare di produzione
TOSCANA
PANFORTE – E’ un dolce di forma circolare, basso e compatto. Può essere di colore bianco o nero a seconda che si cosparga esternamente di zucchero vanigliato o di cacao. Presenta una superficie rugosa, nella parte inferiore appoggia su un’ostia sottile. Ha un sapore forte di spezie e di frutta candita, è piuttosto consistente e si presenta leggermente gommoso al palato. Viene preparato in diverse pezzature. Prodotto tipico della provincia di Siena, la sua tradizione si è allargata col tempo al grossetano: a Massa Marittima la sua produzione accompagna tutte le festività.
UMBRIA
PAMPEPATO – Tipico di Terni, il Panpepato è un dolce dalle origini antichissime. Questa specialità dalla forma rotonda è a base di noci, nocciole, mandorle, cannella, noce moscata, cioccolato, miele e uvetta. Un vero e proprio concentrato di energia che lo rende, infatti, un dolce molto apprezzato durante il periodo natalizio. Ogni famiglia utilizza una versione rivista della ricetta tradizionale ed è anche per questo che è considerato un dolce popolare
MARCHE
PANETTONE ALLE VISCIOLE – Da antiche ricette di metà 800, arriva il panettone con le visciole ossia ciliegie selvatiche. Questo prodotto ha nella semplicità il suo punto di forza. Un panettone in cui si avverte l’aroma del panettone fatto in casa. Lievito madre, una lenta e graduale lievitazione, che giunge naturalmente a compimento nell’arco di trentasei ore e ingredienti selezionati di alta qualità, rendono questo prodotto delicato e armonico. Sapore vellutato e setoso, dove si armonizza perfettamente e senza eccessi la presenza delle visciole, che stemperano il dolce e arrotondano il gusto, stimolando il palato con inaspettate combinazioni di sapori e profumi.
LAZIO
PANGIALLO – Meglio noto come pangiallo romano è un dolce che ha la sua origine nell’antica Roma e più precisamente durante l’era imperiale. Era, infatti, un’usanza di quei tempi distribuire questi dolci dorati, durante la festa del solstizio d’inverno, in modo da favorire il ritorno del sole. Il tipico pangiallo romano, ha subito numerose trasformazioni durante i secoli a causa dell’espansione dei confini territoriali e dell’incremento nella comunicazione tra le varie regioni italiane.Tradizionalmente il pangiallo veniva ottenuto tramite l’impasto di frutta secca, miele e cedro candito, il quale veniva in seguito sottoposto a cottura e ricoperto da uno strato di pastella d’uovo.Fino a tempi molto recenti nella preparazione del pangiallo le massaie romane mettevano i noccioli della frutta estiva (prugne e albicocche) opportunamente essiccati e conservati, in luogo delle costose mandorle e nocciole
ABRUZZO
PARROZZO – E’ un tipico dolce abruzzese di Pescara, associato alle tradizioni gastronomiche del Natale. Luigi D’Amico, titolare di un laboratorio di pasticceria a Pescara, ebbe l’idea di fare un dolce dalle sembianze di un pane rustico anche detto pane rozzo (da cui è derivato il nome “Pan rozzo”), che era una pagnotta semisferica che veniva preparata dai contadini con il granoturco e destinata ad essere conservata per molti giorni. D’Amico fu ispirato dalle forme e dai colori di questo pane e riprodusse il giallo del granoturco con quello delle uova, alle quali aggiunse la farina di mandorle; invece, lo scuro colore dato dalla bruciatura della crosta del pane cotto nel forno a legna fu sostituito con la copertura di cioccolato. La prima persona alla quale Luigi D’Amico fece assaggiare il parrozzo fu Gabriele d’Annunzio, che, estasiato dal nuovo dolce, scrisse un madrigale “La Canzone del parrozzo”
CAMPANIA
ROCCOCO’ E SUSAMIELLI – Dolci di Natale a forma di ciambella, adatti a chi ha denti buoni, sono un mix a base di mandorle, farina, zucchero, canditi e spezie varie. La loro origine pare risalga al 1320, per mano delle monache del Real Convento del Real Convento della Maddalena, mentre il nome deriva dal francese “rocaille”, elemento decorativo a forma di roccia o conchiglia. Anche i susamielli fanno parte dei dolci della tradizione natalizia campana; diffusissimi in tutta la regione, sono dei biscotti duri di forma rotonda o a esse, che, preparati in casa, venivano serviti al mattino del giorno di Natale insieme ai raffioli, ai mustaccioli ed ai roccocò. La ricetta dei susamielli dice che dopo aver impastato farina, miele, noci tritate ed ammoniaca la pasta va stesa e si lavorano i biscotti per farli diventare della forma desiderata prima di infornarli.
BASILICATA
CALZONCELLI – Tipico delle tavole natalizie lucane è il calzoncello, dolce fritto con all’interno un cuore di castagne, raccolte nei boschi lucani, e cioccolato. Vi sono varianti legate all’utilizzo dei ceci al posto delle castagne nell’impasto o alla unicità del “Calzoncello di Melfi” che prevede la cottura al forno: ogni famiglia lucana apporta piccole variazioni alla ricetta a seconda della “propria” tradizione.
PUGLIA
CARTELLATE AL VINCOTTO – Sono dei tipici dolci originari della Puglia. l nome potrebbe derivare da carta, incartellate, cioè sinonimo di incartocciate, secondo la loro tipica forma arabesca. Le cartellate al vincotto, carteddàte in dialetto, sono un tipico dolce pugliese che si prepara per Natale: una ricetta della tradizione che trionfa su tutte le tavole della regione. Un impasto semplice a base di olio, vino bianco e farina a cui dare la forma di rosette: basterà poi friggerle e passarle nel vincotto, prima di servirle. Si tratta di dolcetti firabili e croccanti dalle origini molto antiche: nella tradizione popolare le cartellate simboleggiano le lenzuola di Gesù Bambino. Ipotesi storiche, invece, parlano di dolci che arrivano dall’antico Egitto, dove venivano preparate per i faraoni. Tradizione vuole che le donne di diverse famiglie si incontrino per preparare insieme i dolci delle feste natalizie, mescolando così le varie ricette tradizionali e i segreti che le rendono uniche. Solitamente le cartellate si gustano intrise nel vin cotto, ottenuto dalla uve pugliesi Malvasia e Negramaro, o dai fichi.
MOLISE
CIPPILLATI DI TRIVENTO – Biscotto di pasta frolla ripieno di marmellata di amarene. La sua caratteristica forma a mezzaluna richiama il copricapo della Dea Diana, cui è dedicata la bellissima Cripta.
CALABRIA  
PITTA MPIGLIATA – Anche conosciuta come pitta “nchiusa” è un dolce tipico calabrese, originario di San Giovanni in Fiore ma molto diffuso in tutta la provincia di Cosenza. È un dolce preparato in tutti i periodi di festa. Il nome pitta mpigliata deriva dall’ebraico e dall’arabo pita, che significa schiacciata. Il periodo al quale si fa riferimento della nascita della pitta mpigliata è il 1700. Il dolce veniva preparato soprattutto per le cerimonie nuziali, come riferisce un documento notarile di San Giovanni in Fiore, risalente al 1728. Esistono alcune varianti della pitta mpigliata per quanto riguarda gli ingredienti, in ogni caso il dolce mantiene sempre la sua forma tipica Vi sono comunque oltre alla forma a pitta, quella a rosellina (o rosetta).
SICILIA
BUCCELLATI – Sono i dolci di natale siciliani per eccellenza, quelli della tradizione! sono dei dolci a base di pasta frolla con un ripieno ricco a base di fichi secchi. Ne esistono di vario tipo, forma e ripieno a seconda delle varie parti della Sicilia. Esiste il buccellato intero dalla forma circolare e quelli più piccoli dalla forma allungata. Vi sono quelli semplici con un po’ di zucchero a velo e quelli decorati con glassa e zuccherini colorati. E anche riguardo al ripieno, vi sono quelli ripieni di fichi secchi ma anche i buccellati con ripieno di mandorle, marmellata e cioccolato.
SARDEGNA  
PABASSINAS – Il dolce natalizio della Sardegna per eccellenza chiamati anche papassini, pabassinos, papassinos: sono come dei grossi biscotti preparati con un impasto di pasta frolla, uva passa, mandorle, noci, scorza di limone grattugiata, miele. Altre varianti prevedono l’aggiunta di vaniglia o cannella.


( red / 23.12.21 )

Documenti della Conferenza delle Regioni del 16 e del 2 dicembre

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Ddl Bilancio: il parere e le proposte emendative

(Regioni.it 4209 - 23/12/2021) Nella Conferenza Unificata del 20 dicembre le Regioni hanno confermato il parere espresso con un documento già consegnato il 16 dicembre (che ha fatto seguito ad un documento del 2 dicembre) . Nel testo approvato dalla Conferenza delle Regioni sono riportati gli emendamenti ritenuti prioritari ed ulteriori proposte emendative.
Il documento ricorda che le Regioni e il Governo hanno concluso un accordo in Conferenza Stato – Regioni l’11 novembre 2021, propedeutico alla manovra di bilancio 2022 sui temi di particolare rilevanza regionale nel solco della leale collaborazione così come avviene dall’inizio di questa legislatura nonostante i cambi dell’esecutivo.
In particolare, sono stati previsti:
- in materia sanitaria: il finanziamento del Fabbisogno Sanitario Nazionale standard per il triennio 2022 – 2024, (+2 mld per il 2022; +4 mld per il 2023; +6 mld per il 2024) secondo il budget inviato alla UE; l’incremento del fondo dei farmaci innovativi; ulteriori risorse destinate ad aumentare il numero dei contratti di formazione specialistica dei medici;
- incremento del livello programmatico delle risorse destinate agli interventi di edilizia sanitaria e di ammodernamento tecnologico di cui all’articolo 20 della legge n. 67 del 1988 per un importo complessivamente pari a 2 miliardi di euro;
- la semplificazione delle procedure applicative previste dall’articolo 111, comma 2-novies, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, per il riversamento al bilancio dello Stato dei ristori ricevuti dalle Regioni a statuto ordinario nel 2020 per le minori entrate connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19, derivanti dalla lotta all'evasione: a proposito si ricorda che il comparto Regioni è l’unico a restituire le somme dei ristori ricevuti;
- rinegoziazione dei piani di ammortamento relativamente alle anticipazioni di liquidità per il pagamento dei debiti certi, liquidi ed esigibili, ai sensi degli articoli 2 e 3 del decreto-legge n. 35 del 2013;
- integrazione del Fondo per le non autosufficienze per un ammontare pari a euro 100 milioni per l’anno 2022, a euro 200 milioni per l’anno 2023, a euro 250 milioni per l’anno 2024 e a euro 300 milioni a decorrere dal 2025;
- incremento dello stanziamento del Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato, agli oneri del trasporto pubblico locale, anche ferroviario, nelle Regioni a statuto ordinario, per un importo pari a 100 milioni di euro per l’anno 2022, 200 milioni di euro per l’anno 2023, 300 milioni di euro per l’anno 2024, 350 milioni di euro per l’anno 2025 e 400 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2026.
L’Accordo concluso fra Stato e Regioni però non esaurisce tutte le criticità, alcuni temi necessitano di ulteriori approfondimenti (ad es. per la sanità) mentre altri non hanno ancora trovato una soluzione normativa, che si auspica possa essere raggiunta con la continua interlocuzione con il Parlamento e ovviamente con il Governo concordando le necessarie norme da inserire nell’iter parlamentare del ddl.
 Le richieste regionali muovono sempre da queste considerazioni: 
- leale collaborazione Stato – Regioni;
- proseguimento nella riqualificazione della spesa corrente a favore dell’incremento degli investimenti con conseguente contributo positivo alla crescita del PIL a invarianza dell’obiettivo di finanza pubblica;
- sostegno dei servizi LEA (come peraltro sottolineato nella recente sentenza della Corte Costituzionale n.220/2021 che specifica “il perdurante ritardo dello Stato nel definire i LEP, i quali indicano la soglia di spesa costituzionalmente necessaria per erogare le prestazioni sociali di natura fondamentale, nonché «il nucleo invalicabile di garanzie minime» per rendere effettivi tali diritti (ex multis, sentenze n. 142 del 2021 e n. 62 del 2020). In questa prospettiva i LEP rappresentano un elemento imprescindibile per uno svolgimento leale e trasparente dei rapporti finanziari fra lo Stato e le autonomie territoriali (ex multis, sentenze n. 197 del 2019 e n. 117 del 2018). ……”);
- rispetto degli equilibri di bilancio ex legge n. 243/2012.


( red / 23.12.21 )

Documenti della Conferenza delle Regioni del 2 dicembre

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Riforma fiscale: la posizione sul Ddl Delega

(Regioni.it 4209 - 23/12/2021) Il Presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ha trasmesso ad Emanuela Corda Presidente della Commissione Parlamentare per le questioni regionali, due documenti, di interesse parlamentare, consegnati il 2 dicembre scorso nella seduta della Conferenza Unificata.
Nello specifico si tratta delle osservazioni  della Conferenza delle Regioni sullò schema di disegno di legge recante “Delega al governo per la riforma fiscale” (C 3343) e degli emendamenti al disegno di legge di conversione del decreto legge 6 novembre 2021, n. 152, recante: “Disposizioni urgenti per l’attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose” (C 3354),
Per quanto riguarda la riforma fiscale, la Conferenza delle Regioni sottolinea in un documento  del 2 dicembre che l’attuale sistema fiscale italiano fonda le sue basi nella riforma del 1973 e nel “ritocco” del 1997. Appare pienamente condivisibile intervenire per rendere moderna la fiscalità italiana in un contesto di appartenenza all’Unione Europea.
Le Regioni entrando nel dettaglio degli obiettivi delineati dal DDL delega propongono, con il loro documento,  una prima riflessione imperniata sulla genericità della delega e, forse, di un eccesso di delega. In alcune norme non sono presenti né le definizioni degli oggetti tributari che si vogliono riformare, né le modalità con le quali assicurare la copertura finanziaria della possibile soppressione o del superamento dei tributi attualmente vigenti".
Il superamento dell’IRAP si configura nella riforma come mera operazione finanziaria della quale non si intravedono le misure destinate ad assicurare il gettito da destinare alla copertura della spesa sanitaria principalmente in relazione alla forma di tassazione sostitutiva o, invece, gravante su tributi esistenti. D’altro canto, si sottolinea che attualmente l’IRAP finanzia anche altre spese non sanitarie per circa 2,5 mld di cui nel testo del DDL non si esplicita l’assicurazione di copertura (ex fondo perequativo L. 549/1995).
Tra l'altro non è prevista la preservazione degli spazi di flessibilità fiscale a favore delle Regioni attualmente titolari del gettito dell’imposta come invece previsto nel Documento conclusivo delle Commissioni finanze di Camera e Senato (par.2.9. ultimo periodo). Per questo - secondo le Regioni - occorrerebbe integrare il DDL con tale previsione.



( red / 23.12.21 )
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