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Regioni.it

n. 4306 - lunedì 30 maggio 2022

Sommario3
- Fumo: in Italia circa 800mila fumatori in più rispetto al 2019
- Unioncamere: negli ultimi 10 anni cresciute del 25% le attività che gestiscono le spiagge italiane
- Made in Italy days: il digitale offre possibilità per PMI del Mezzogiorno
- Pnrr - Missione 2, posizione per la consultazione pubblica su connettività in banda ultra larga delle famiglie
- Balneari: Garavaglia, decreti attuativi entro la fine dell'anno
- Consiglio di Stato: parere sul Decreto per modelli e standard per sviluppo assistenza territoriale SSN

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Fumo: in Italia circa 800mila fumatori in più rispetto al 2019

Report dell’Istituto Superiore di Sanità

(Regioni.it 4306 - 30/05/2022) Quasi un italiano su quattro (il 24,2% della popolazione) è un fumatore: una percentuale che non era stata mai più registrata dal 2006. Dopo un lungo periodo di stagnazione si assiste quest’anno a un incremento di 2 punti percentuali: i fumatori infatti erano il 22% nel 2019, ultimo anno di rilevazione pre-pandemica. Il trend rilevato nel triennio 2017-2019 che vedeva una costante diminuzione delle fumatrici, non viene invece confermato nel 2022: quest’anno infatti si assiste a un incremento nella percentuale dei fumatori che riguarda entrambi i sessi. In aumento anche le persone che fumano sigarette a tabacco riscaldato: 3,3% del 2022 rispetto al 1,1% del 2019, ma più di una persona su tre (il 36,6%) le considera meno dannose di quelle tradizionali. Sono questi i dati più significativi del report dell’ISS diffuso oggi in occasione della Giornata mondiale senza tabacco di domani, promossa dall’OMS. Il tema proposto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per il 2022 è focalizzato sull'impatto del tabacco sul pianeta: dalla coltivazione, alla produzione, alla distribuzione e ai rifiuti. La campagna mira inoltre a evidenziare gli sforzi dell'industria del tabacco per “apparire ecosostenibile” e migliorare la propria reputazione e quella dei suoi prodotti commercializzandoli come rispettosi dell'ambiente.
“L’aumento dei fumatori rilevato dal report è un segnale che desta preoccupazione – dice Silvio Brusaferro, presidente dell’ISS – e rispetto al quale è importante attivare azioni di prevenzione a partire dai più giovani per garantire una vita più lunga, con meno disabilità e qualitativamente migliore per noi e per chi ci vive accanto”.
Anche l’incremento dei nuovi prodotti del tabacco ha contribuito ha modificare il trend degli anni precedenti.
“Il dato di quest’anno – dice Roberta Pacifici, responsabile del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’ISS – ci conferma come la pandemia abbia significativamente influenzato le abitudini al consumo dei prodotti del tabacco e di nicotina degli italiani. I nuovi prodotti del tabacco e le e.cig si sono aggiunti al consumo delle sigarette tradizionali e i loro utilizzatori infatti sono quasi esclusivamente consumatori duali. La falsa percezione di consumare prodotti meno o addirittura non nocivi per la salute e il sentirsi autorizzati ad utilizzarli in ogni luogo, in deroga alla legge Sirchia, stanno certamente incidendo sull’aumento del loro consumo”.
Sono 12,4 milioni i fumatori in Italia e rappresentano il 24,2% della popolazione. Gli ex fumatori sono il 14,9% della popolazione italiana e i non fumatori il 60,9%. La prevalenza più alta di fumatori di sesso maschile si registra nella fascia d’età compresa tra i 25 e i 44 anni (42,9), mentre nella fascia d’età 45-64 anni si registra la prevalenza più alta tra le donne (24,5%). Oltre i 65 anni troviamo le prevalenze più basse in entrambi i sessi.


 


Rispetto all’area geografica, la prevalenza di fumatori è più alta al Sud in entrambi i sessi: 32,6% negli uomini, 21,6% nelle donne.

 


 

Si fumano principalmente sigarette confezionate (84,9%) e sigarette fatte a mano (14,9%), sebbene queste percentuali siano in diminuzione rispetto a quanto registrato nel 2019 (90,2% per le sigarette tradizionali, 18.3% per le sigarette fatte a mano). Le sigarette fatte a mano sono significativamente più diffuse tra i giovani di sesso maschile e residenti nelle regioni del Centro Italia.
Smettere di fumare rappresenta un cambiamento importante nella vita dei tabagisti e a volte possono essere necessari più tentativi prima di riuscirci. Per questo la piattaforma “Smettodifumare”  offre la mappa geolocalizzata dei Centri Antifumo presenti sul territorio nazionale, fornendo indicazioni pratiche per un facile accesso. La piattaforma ospita anche la nuova Guida digitale Smetto di Fumare, uno strumento da leggere, compilare e personalizzare che fornisce consigli e strategie utili per abbandonare la sigaretta e superare i momenti critici. Guarda il video su come consultare la guida



( red / 30.05.22 )

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Unioncamere: negli ultimi 10 anni cresciute del 25% le attività che gestiscono le spiagge italiane

(Regioni.it 4306 - 30/05/2022) Più di mille le imprese nella riviera romagnola, ma il record della densità spetta a Camaiore: 30 imprese per ogni Km di linea costiera La riviera romagnola resta terriotirio d'elezione per le imprese impegnate nelle attività di “gestione di stabilimenti balneari”: 1.063 su 7.173 complessivamente operanti alla data del 31 dicembre scorso (il 25% in più di 10 anni fa), come rivela l’indagine di Unioncamere-InfoCamere sulla base dei dati del Registro delle Imprese delle Camere di commercio.
La predominanza delle località romagnole emerge chiaramente dalla graduatoria dei comuni italiani con il maggior numero di realtà imprenditoriali del settore. Ai primi tre posti si trovano, infatti, tre comuni romagnoli: Ravenna (191), Rimini (155), Cervia (153). Se si aggiungono le 117 imprese di Riccione (quinta) e i 114 di Cesenatico (sesta) i cinque comuni romagnoli totalizzano 730 realtà imprenditoriali, il 68,7% di tutte le infrastrutture della riviera romagnola e il 10,2% del totale nazionale.
Subito a ridosso dell’Emilia-Romagna, la Toscana, con 914 attività distribuite lungo 397 km di costa (2,3 imprese ogni km) e la Liguria, con 807 imprese a presidiare 330 km di litorale (2,4 ogni km). Alla Toscana, con Camaiore (91 imprese lungo 3 soli km di costa) spetta anche il record di densità massima di attività balneari (31 imprese per km), a fronte di una media nazionale (misurata sui 770 Comuni che si affacciano sui nostri mari) fissa sul rapporto uno a uno tra imprese e chilometri di litorale.
 
 


( red / 30.05.22 )

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Made in Italy days: il digitale offre possibilità per PMI del Mezzogiorno

(Regioni.it 4306 - 30/05/2022) Oggi, presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, il Presidente di Agenzia ICE, Carlo Ferro, e il VP Amazon – Country Manager – Italia e Spagna, Mariangela Marseglia, hanno lanciato i “Made in Italy Days”, una iniziativa di valorizzazione di migliaia di prodotti Made in Italy in otto mercati chiave – Italia, Spagna, Francia, Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti, Giappone ed Emirati Arabi Uniti – nei quali sarà aperta una speciale finestra promozionale della durata di 4 giorni in concomitanza con le celebrazioni della Festa della Repubblica (30 maggio – 2 giugno).
"Le aziende italiane che vendevano online nel 2012 erano il 4%: oggi sono arrivate al 13%. Un bel salto pero' la media Ue e' del 18%. Ma la Spagna, Paese comparabile con l'Italia, nello stesso periodo e' arrivata al 26%". Lo ha detto il presidente dell'ICE, Carlo Ferro all'evento di lancio dei "Made in Italy Days", sottolineando che il dato rappresenta "un incoraggiamento a partecipare".
Secondo Ferro, "i numeri danno ancora spazio per cogliere al meglio l'opportunita' della dimensione online".
Il presidente dell'Ice ha evidenziato le possibilita' che offre il digitale per le Pmi del Mezzogiorno: sulla piattaforma Amazon vi sono 2.100 imprese, il 42% con un fatturato inferiore a 250 mila euro, l'84% inferiore a 2,5 milioni di euro. L'export delle regioni meridionali e' fermo da 10 anni al 10% - ha osservato - ma la percentuale della partecipazione delle imprese del Mezzogiorno alle piattaforme e' arrivata al 35%: "vuol dire che offrendo strumenti tencologici si offre la possibilita' di fare un salto nel futuro".
Attraverso l’evento “Made in Italy Days” e la vetrina online dedicata al Made in Italy, Amazon annuncia inoltre il suo impegno a sostenere le oltre 18.000 piccole e medie imprese italiane (PMI) che vendono sul suo store e che hanno creato ad oggi oltre 50.000 posti di lavoro in Italia, a raggiungere 1.2 miliardi di euro di vendite all’estero all’anno entro il 2025 – più del doppio del valore delle esportazioni del 2020.
Dal 30 maggio al 2 giugno i clienti Amazon negli Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, Spagna e Italia potranno quindi fare acquisti scegliendo tra un’ampia selezione di articoli appartenenti alle iconiche categorie del Made in Italy, tra cui food, design e fashion.
“La valorizzazione dei marketplace digitali come formidabili strumenti per la promozione dell’export delle eccellenze italiane – ha sostenuto il Ministro Di Maio – è uno dei pilastri del Patto per l’Export, firmato nel 2020 da 46 soggetti pubblici e privati. Agenzia Ice ha stipulato 33 contratti con le principali piattaforme internazionali per la creazione, in 33 diversi Paesi, di padiglioni virtuali del Made in Italy. Tra questi – ha concluso il Ministro – spicca la collaborazione con Amazon per i Made in Italy Days che abbiamo lanciato oggi alla Farnesina. Grazie a questi accordi potremo coinvolgere migliaia di PMI italiane le quali avranno così uno strumento in più per far conoscere e vendere i loro prodotti di eccellenza sui mercati internazionali”.

L’evento è fruibile all’indirizzo https://youtu.be/ZczM68SC0jw



( red / 30.05.22 )

Documento della Conferenza delle Regioni del 25 maggio

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Pnrr - Missione 2, posizione per la consultazione pubblica su connettività in banda ultra larga delle famiglie

(Regioni.it 4306 - 30/05/2022) Il Presidente Massimiliano Fedriga ha trasmesso a Vittorio Colao,  ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale, e a Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo Economico, il documento approvato dalla Conferenza delle Regioni il 25 maggio (inviato ad Infratel Italia) in relazione alla consultazione pubblica riguardante la seconda fase del “Piano voucher per l’incentivazione della domanda di connettività in banda ultra larga delle famiglie”.
Si riporta di seguito il documento integrale.
Premessa
La previsione di misure di incentivo alla domanda per la connettività per cittadini e imprese nasce con la decisione dell’intervento pubblico nelle aree bianche ed era già prevista nella precedente “Strategia Italiana per la Banda Ultralarga” del 2015. Nella stessa Strategia era prevista la notifica alla Commissione Europea della misura relativa ai “Voucher per l’attivazione servizio BUL” da far partire nel 2016. La misura nel corso del tempo ha trovato difficoltà a partire ed è stata approvata dal COBUL – anche su impulso delle Regioni e Province Autonome – soltanto a seguito dell’emergenza COVID-19 e precisamente nella seduta del 5 maggio 2020. L’emergenza COVID-19 ha richiesto una forte accelerazione dell’implementazione di tale misura onde garantire al maggior numero di cittadini e imprese la possibilità di disporre di una connessione adeguata durante un periodo di grandi difficoltà dovute alla pandemia.
Gli esiti della Fase 1 dei voucher per famiglie e cittadini con ISEE inferiore a 20.000 Euro non sono stati del tutto soddisfacenti. Dei 200 milioni di Euro stanziati alla fine della misura sono stati prenotati soltanto circa 103 milioni di Euro con un avanzo finale di ben 96 milioni di Euro. Si tratta di un esito che seppur soddisfacente per alcuni territori ove il plafond disponibile è stato totalmente utilizzato (es. Lombardia, Marche etc.), resta del tutto insoddisfacente per altri territori che hanno registrato scarso utilizzo. Le motivazioni dello scarso utilizzo da parte dei cittadini possono essere molteplici e andrebbero approfondite, anche alla luce del recente avvio della fase 2 per le imprese e del prossimo avvio della fase 2 per cittadini e famiglie, quest’ultima oggetto della presente consultazione pubblica.
A circa due mesi dall’avvio della fase 2 dei voucher per le imprese si registrano, infatti, le stesse problematiche registrate nella fase 1 per cittadini e famiglie. Ad oggi solo il 6% delle risorse stanziate risultano, infatti, prenotate e attivate, residuando inutilizzati oltre 547 milioni di Euro rispetto ai 589 milioni di Euro stanziati complessivamente per la misura. In particolare, per quanto riguarda le imprese si registra una loro netta preferenza rispetto al voucher per le imprese della tipologia C (connessione a 1 gbps e banda minima garantita di 100 mega), mentre per le altre due tipologie A e B si registra uno scarso interesse.
Alla luce di tutto ciò e, in vista, della partenza della fase 2 per le famiglie, misura ben più consistente anche delle altre due già partite, le Regioni e le Province Autonome segnalano la necessità di avviare un confronto tecnico sulle problematiche riscontrate nelle due fasi già avviate al fine di scongiurare il mancato successo dell’iniziativa.
Oggi, a circa sette anni di distanza da quando la misura dei voucher di incentivo alla domanda di connettività fu pensata, ci troviamo in una situazione totalmente diversa. Occorre, quindi, fare un “tagliando” alle misure, cercando di comprendere i motivi dello scarso interesse registrato dai cittadini per la fase 1 e del rallentamento che si sta registrando per la fase 2 relativa alle imprese.
Una prima misura correttiva da adottare, ad esempio, potrebbe essere quella di attivare una efficace campagna di comunicazione. Le Regioni già in sede di Comitato Interministeriale per la transizione digitale (CITD) hanno segnalato la necessità di far conoscere alla popolazione tale misura. La comunicazione viene attualmente posta in essere esclusivamente ad opera degli operatori del settore e si ha la percezione che spesso nei brevi spot televisivi il cittadino o l’impresa possa non comprendere chiaramente l’opportunità che viene offerta e, soprattutto, il fatto che si tratti di un incentivo governativo e, quindi, pubblico. L’impressione è che il cittadino alle prese con centinaia di offerte diverse dei vari operatori che operano sul mercato non abbia la perfetta e corretta informazione dell’opportunità e rischia di confonderla con una dei tanti messaggi pubblicitari ai quali quotidianamente è costretto. Per questo si chiede - ancora una volta- di implementare con urgenza un’efficace attività di comunicazione pubblica, slegata da quella degli operatori del settore, in grado di illustrare efficacemente le opportunità delle misure dei voucher di fase 2.
Contestualmente si chiede anche, qualora i fondi destinati ai voucher di fase 2 per le imprese e per cittadini e famiglie non vengano del tutto utilizzati, di salvaguardare le risorse che restano inutilizzate attraverso una sorta di “piano b”, ovvero mediante altre iniziative in materia di banda ultralarga che possano essere finanziate con le risorse residue.
Si sottolinea, infine, l’impossibilità da parte di numerose famiglie ed imprese in ordine alla utilizzabilità dei voucher nella fase 2 per l’inesistenza di servizi di backhauling (alcuni comuni, come ad esempio quelli della Regione Sardegna, sia quelli raggiunti dall’intervento BUL2015 FTTC che quelli non raggiunti dallo stesso intervento). A tali comuni si aggiungono anche quelli interessati dal FTTH APQ 2017 – con interventi principalmente orientati nella realizzazione del tratto secondario della rete ed a completamento dell’intervento APQ 2015- tuttora privi di backhauling la cui realizzazione non verrà definita prima di un anno o un anno e mezzo e, quindi alla fine del periodo di efficacia dei voucher in questione.
Le Regioni e le Province Autonome restano a disposizione in tutte le sedi (Gruppo di lavoro tecnico BUL del CITD, CITD, incontri ad hoc tecnici e politici etc.) per un confronto sulle misure dei voucher di fase 2 al fine di individuare e superare le problematiche che ne stanno rallentando il successo.
Fatte le suddette dovute premesse, si procede a rispondere dettagliatamente alle domande poste dalla consultazione pubblica.
- Si chiede di esprimere una posizione in merito alla scelta di estendere gli obiettivi dell’intervento, oltre che al solo stimolo della domanda di collegamenti a banda ultralarga, all’incentivazione del cablaggio verticale degli edifici e ai servizi di cittadinanza
Si ritiene utile l’incentivazione alla realizzazione delle opere di cablaggio verticale di condomini, dal momento che in molte realtà il cablaggio esistente è obsoleto e non adeguato alla BUL FTTH. Con riferimento ai generici “servizi di cittadinanza digitale”, è necessario individuare interventi puntuali e ben specificati, oltre che mirati su particolari classi di utenza (ad esempio per DAD a studenti scuola
media e superiore), in base ai risultati di opportune analisi dei fabbisogni degli utenti al fine di garantire la reale efficacia dell’intervento.
Si evidenzia, comunque, che il cablaggio verticale viene realizzato gratuitamente da alcuni operatori, ed anche da Open Fiber, su richiesta degli Amministratori di condominio. https://openfiber.it/a-chi- ci-rivolgiamo/amministratori-condominio/. Si evidenzia la necessità per il cablaggio verticale degli edifici di non creare un’inutile sovrapposizione con le misure già in essere per il sostegno all’edilizia (es. Ecobonus).
Inoltre è da considerare che, in base all' art. 135-bis del DPR 380/01 e ss.mm., l'equipaggiamento con un'infrastruttura fisica multiservizio passiva interna all'edificio (costituita da adeguati spazi installativi e da impianti di comunicazione ad alta velocità in fibra ottica fino ai punti terminali di rete) e l'equipaggiamento di un punto di accesso, è obbligatorio a partire dal 1 luglio 2015 per tutti gli edifici di nuova costruzione e per le opere che richiedano il rilascio di un permesso di costruire. A partire dal 1° gennaio 2022 l’adempimento dei prescritti obblighi di equipaggiamento digitale degli edifici è attestato dall'etichetta necessaria di “edificio predisposto alla banda ultra larga”. E quindi, per questa tipologia di edifici non deve essere previsto un contributo.
Da valutare anche l'incidenza di questa azione sull'effettivo aumento di richiesta di connettività da parte delle famiglie.
Si propone invece la possibilità di prevedere dei voucher per incentivare l'internet condominiale (sia a livello di acquisto degli apparati necessari che di costi di abbonamento). L'abbonamento condominiale può essere un modo per abbattere i costi degli abbonamenti ed incentivare maggiormente il collegamento anche per le famiglie meno abbienti e per gli anziani.
D.2 - Si chiede di esprimere una posizione in merito alla scelta di incentivare i nuovi abbonamenti NGA ad almeno 30 Mbps e i soli salti tecnologici da contratti con connettività inferiore a 30 Mbps a contratti con connettività ad almeno 30 Mbps.
Sarebbe opportuno considerare le 2 fasce di utenti:
1. Quelli già connessi e attivi nel mondo del digitale (con contratti >=30Mbps);
2. Quelli per nulla o poco connessi e non attivi nel mondo digitale (senza contratto o con contratti di connettività lenta <30Mbps),
gestendo ambedue le fasce con incentivi mirati. Pertanto, la soluzione proposta può essere adeguata per la categoria n.2 ma non sembra comprendere la categoria n.1. Si ritiene opportuno prevedere un contributo anche per incentivare i salti tecnologici da contratti con connettività inferiore a 100Mbps con contratti con connettività ad almeno 100Mbps.
La posizione delle Regioni e Province Autonome è quella in generale di raggiungere quanti più utenti possibili per consentire a tutti il diritto ad una connessione adeguata, un diritto che al pari di altri (sanità, scuola, welfare etc.) oggi dovrebbe entrare nelle prestazioni essenziali da garantire al cittadino.
In generale occorrerebbe capire come è individuato il dato di banda larga associato ad un abbonamento; oggi il dato commerciale di prestazione dichiarato dall’operatore (ad es fino a 100 Mbps) non coincide alla banda ultralarga effettivamente disponibile. Su un abbonamento dichiarato fino a 100 Mbps di una utenza ad esempio ubicata nella CMT si registra un dato effettivo di 20/25 Mbps. Sarebbe molto più utile incentivare la banda minima garantita.
D.3 - Si ritiene adeguato l’ammontare del contributo voucher per la tipologia di servizi richiesti e per la durata prevista?
Il contributo voucher non si ritiene adeguato in quanto per abbattere l’iniziale resistenza al cambiamento sono necessari interventi più incisivi che dovrebbero coprire almeno il 90% della spesa di abbonamento nel biennio e dovrebbe essere comprensivo dei costi di attivazione. Si valuti, altresì, la possibilità di estendere lo sconto applicato oltre il periodo di 24 mesi dall’attivazione del contratto.
Si tenga comunque conto che, in talune regioni, la limitata domanda di connessione non è legata unicamente a fattori economici ma a fattori socio-culturali (ad esempio in Puglia, nel 2019, solo il 10% delle famiglie non connesse ad internet si giustifica dicendo che l’abbonamento costa troppo, mentre il 57% dice che non sa usare internet).
D.4 - Si ritengono adeguate le condizioni illustrate per beneficiare dei voucher, in linea con le condizioni previste dalle precedenti misure voucher attuate (famiglie fase 1 e imprese)?
Si, si ritengono adeguate.
D.5 - Si chiede di esprimere una posizione in merito alla possibilità di introdurre limitazioni territoriali, per destinare le risorse prioritariamente a territori più svantaggiati, sulla base delle esigenze espresse dalle Regioni.
Si concorda sulla possibilità, per le Regioni e/o Province Autonome che lo richiedano espressamente, di introdurre limitazioni territoriali sulla base delle esigenze espresse dalle stesse, ai fini di una corretta implementazione del modello di governance multilivello a tutto vantaggio del territorio. Limitazioni che potranno essere anche solo temporali, ad esempio primi tre o sei mesi della misura.
D.6 - Si ritengono adeguate le modalità di erogazione dei voucher illustrate, in linea con le modalità previste dalle precedenti misure voucher attuate (famiglie fase 1 e imprese)?
Si, le modalità di erogazione si ritengono adeguate purché siano salvaguardate allo scadere della misura le eventuali risorse residue da destinare ad altre iniziative in materia di Banda Ultralarga. Iniziative da concordare con le Regioni e le Province Autonome.
D.7 - Si chiede di esprimere una posizione in merito alla modalità più adeguata ai fini della quantificazione del costo dell’intervento (costo per edificio, costo per unità immobiliare) e alle modalità di accesso al contributo (es. a rimborso).
Sia che si tratti di condominio, sia che di singola abitazione, la quantificazione del costo più opportuna rimane quella per singola famiglia servita. Qualora si trattasse di condomini si potrebbe decidere incentivare i lavori nelle parti comuni, al fine di predisporre quanto necessario per consentire una rapida attivazione del servizio, tramite un incentivo ad hoc a corpo o con modalità analoghe a quanto già previsto per gli altri interventi di ristrutturazione edilizia.
D.8 - Quali difficoltà si potrebbero presentare nel caso in cui alcune unità immobiliari di un condominio oggetto di intervento siano già dotate di cablaggio verticale o vi sia la presenza di più ROE?
Potrebbero presentarsi difficoltà tecniche da gestire puntualmente in ambito progettuale. Gli impianti esistenti potrebbero essere integrati ovvero sostituiti dal nuovo intervento. Il progetto di cablaggio dovrà tener conto del migliore costo/beneficio.
D.9 – Quali difficoltà e opportunità si presentano rispetto all’opzione di supportare non solo il cablaggio verticale degli edifici ma anche la realizzazione di impianti multifibra secondo le specifiche della guida CEI 306-2? Oltre a tale valutazione si invitano i rispondenti a esporre, anche in questo le proprie considerazioni in relazione alle domande D.7 e D.8.
Necessaria forte competenza tecnica per rispondere e comunque sulla base delle risorse disponibili non si ritiene opportuna la realizzazione di impianti multifibra
D.10 - Si ritiene di interesse agevolare i servizi indicati (SPID, PEC, cloud)? Si ritengono adeguati i servizi proposti per agevolare lo sviluppo della cittadinanza digitale?
I 3 servizi (SPID, PEC e CLOUD) sono utili per agevolare lo sviluppo della cittadinanza digitale. Tuttavia, sarebbe opportuno identificare i servizi sulla base di una preventiva analisi strutturata dei bisogni digitali dei cittadini italiani. Occorre non appesantire il processo di accesso da parte del cittadino al voucher semplificandolo al massimo, soprattutto per non escludere dall’accesso alla misura persone con scarse competenze digitali. Si segnala l’opportunità di tenere in considerazione ulteriori iniziative finalizzate allo sviluppo della cittadinanza digitale al fine di evitare sovrapposizioni tra le varie misure.
Si propone comunque l’inserimento dei servizi da finanziare dalla misura di quello della firma digitale, in quanto considerato universale ed indispensabile ai fini dello sviluppo della cittadinanza digitale. Occorrerà specificare se l’incentivo riguarderà solo servizi di nuova attivazione.
D.11 - Si ritiene che i servizi proposti possano essere forniti singolarmente o in modalità bundle, anche eventualmente attraverso il riscorso a partnership/convenzioni tra Operatori e/o Provider abilitati alla fornitura dei servizi?
Si, si ritiene che debba esserci la possibilità di scegliere liberamente uno o più servizi nel contesto dell’incentivo voucher. Potrebbe essere sensato prevedere un catalogo di servizi digitali soggetti a voucher che possa essere implementato nel tempo.
D.12 - Si ritiene adeguata la durata della misura rispetto all’obiettivo di incentivazione della domanda di connettività delle famiglie e degli ulteriori interventi previsti?
Si, la durata appare adeguata. Tuttavia, si valuti la possibilità di estendere la misura fino a 36 mesi. Come già esplicato in precedenza, si chiede - fin da subito - di prevedere una adeguata comunicazione della misura, prescindendo da quella degli operatori, e di ipotizzare a tre mesi dall’avvio della misura una verifica di andamento, stabilendo fin da subito come salvaguardare eventuali risorse residue al termine dei 24 mesi.
Roma, 25 maggio 2022


( red / 30.05.22 )

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Balneari: Garavaglia, decreti attuativi entro la fine dell'anno

(Regioni.it 4306 - 30/05/2022) "I decreti vanno fatti entro la fine dell'anno, quindi la tempistica è chiarissima". Lo ha detto il ministro del Turismo Massimo Garavaglia, a margine di un incontro in Regione Liguria, rispondendo ai cronisti sui tempi e le stime degli indennizzi ai balneari. "L'indennizzo è solo una questione potenziale che subentra qualora l'azienda familiare decidesse di non continuare piu' l'attivita'. Sarebbe una scelta loro - ha detto il ministro - Gli indennizzi vengono quantificati come e' ovvio quantificarli: per la parte immateriale con l'avviamento, per la parte materiale con i libri contabili quindi l'ammortamento, ovvero con una perizia di parte che quantifica la consistenza del bene".
"C'è un tema culturale di prospettiva sulla formazione del settore turistico. La nostra generazione ha una responsabilità, pare che se i nostri figli non fanno il liceo abbiano la lebbra. Ecco, chiamerei 'licei' tutte le scuole secondarie di secondo grado e così la facciamo finita". Così il ministro del Turismo Massimo Garavaglia in visita a Genova interviene sulla carenza di personale nel
comparto turistico. Il ministro ha incontrato le categorie in Regione Liguria.
Per sopperire alla mancanza di lavoratori nel settore turistico secondo Garavaglia "nell'immediato vanno trovate soluzioni tampone, quindi anche un 'Decreto flussi'. Oggi abbiamo la necessità di trovare personale in tempi rapidissimi - ha detto -. Bisogna investire molto nella formazione per riuscire a formare in tempi rapidi personale per il settore. Le risorse ci sono, poi vanno riviste alcune regole del mercato del lavoro, va aperta una discussione con le categorie per vedere cosa si può fare a livello contrattuale per rendere più appetibile il settore". 
"Quando una sperimentazione è durata un po' di anni bisogna vedere come è andata e fare degli aggiustamenti. Secondo me sul reddito di cittadinanza alcuni aggiustamenti van fatti: c'è un oggettivo spiazzamento del mercato del lavoro", ha spiegato Garavaglia, parlando della mancanza di personale nel settore. "Per esempio - ha sottolineato il ministro - ho proposto la cumulabilità al 50% per chi ha un lavoro stagionale: questo eviterebbe di scegliere se fare una cosa o un'altra".
Per il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, l'emergenza occupazione nel settore turistico è "dovuta certamente alle politiche del reddito di cittadinanza che, in parte, hanno tolto dal mercato alcune professionalità, quelle a minore specializzazione e più basso reddito. C'è un'incongruenza: in un Paese che ha il 10% di disoccupazione strutturale, vedere migliaia di posti vacanti ci dice molto rispetto alla necessità di lavorare sull'incontro tra domanda e offerta di lavoro. È francamente inaccettabile che ci siano molte migliaia di persone disoccupate e molte migliaia di posti di lavoro vuoti, con un tappo preoccupante alla crescita delle imprese".  Tuttavia, assicura il Presidente, "in Liguria abbiamo le carte in regola: stiamo investendo sulla formazione con Its e accademie, anche se alcune posizioni restano vacanti. Il patto sul lavoro nel turismo è un'avanguardia a livello nazionale".


( red / 30.05.22 )

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Consiglio di Stato: parere sul Decreto per modelli e standard per sviluppo assistenza territoriale SSN

(Regioni.it 4306 - 30/05/2022) Il Consiglio di Stato (Sezione Consultiva per gli Atti Normativi) nell’Adunanza di Sezione del 10 maggio 2022 ha formulato il proprio parere sullo Schema di decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, concernente il regolamento recante “Modelli e standard per lo sviluppo dell’Assistenza Territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale”, snodo fondamentale per l’attuazione della Misura 6 del Pnnr.
Il prossimo step, prima dell’emanazione del decreto da parte del Governo, è rappresentato dal passaggio alla Corte dei conti.
Il Consiglio di Stato riconosce nel disegno di riforma “un innovativo modello organizzativo dell’assistenza sanitaria territoriale”, basato sulla “rimodulazione dei servizi e delle prestazioni offerte” per fare in modo che siano vicini all’utente “raggiungendolo fino al suo domicilio”, L’obiettivo è quello di “costruire una rete assistenziale territoriale che sia alternativa all’ospedale e che sia accessibile a tutti”.
Secondo la Sezione del Consiglio di Stato occorre distinguere più chiaramente – nell’allegato che dispone gli standard e che costituisce il corpus della riforma – tra le “disposizioni aventi natura squisitamente prescrittiva” e quelle con “funzione evidentemente descrittiva”, anche perché siamo nell’ambito “di una materia di legislazione concorrente” e c’è quindi competenza delle Regioni e delle Province autonome sulla  concretizzazione di standard e modelli organizzativi, motivo per cui “risulta fondamentale la chiara intellegibilità tra parti dispositive e parti meramente descrittive, esplicative, esortative, esemplificative”.
Il Consiglio di Stato propone quindi che il Ministero predisponga “un nuovo allegato ad hoc...nel quale far confluire un elenco degli standard, degli organi e degli uffici, delle competenze, dei procedimenti e degli indicatori aventi natura normativa e, pertanto, cogente, attribuendo, conseguentemente, a quanto non riportato nel detto ulteriore Allegato, natura meramente descrittiva, esemplificativa, esortativa”.
Per il Consiglio di Stato è opportuno fornire alle Regioni un cronoprogramma per l’adozione degli standard, almeno riguardo ad alcuni step essenziali, visto che - si ribadisce – si tratta di materia a legislazione concorrente.

 



( red / 30.05.22 )
Regioni.it

Il periodico telematico a carattere informativo plurisettimanale “Regioni.it” è curato dall’Ufficio Stampa del CINSEDO nell’ambito delle attività di comunicazione e informazione della Segreteria della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome

Proprietario ed Editore: Cinsedo - Centro Interregionale Studi e Documentazione
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Conferenza Unificata



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