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Regioni.it

n. 4541 - venerdì 6 ottobre 2023

Sommario3
- L'Italia delle Regioni: l'intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella
- L'Italia delle Regioni: l'intervento del presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni
- L'Italia delle Regioni: Fedriga, intervento innanzi al Presidente della Repubblica
- L'Italia delle Regioni: il saluto del presidente Cirio
- L'Italia delle Regioni: l'intervento di Michele Emiliano
- L'Italia delle Regioni: le proposte

II FESTIVAL DELLE REGIONI

+T -T
L'Italia delle Regioni: l'intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

Torino, 2 ottobre 2023

(Regioni.it 4541 - 06/10/2023) Non vorrei lasciare questa sala senza rivolgere un saluto, il più cordiale, al Presidente della Camera dei deputati, ai Ministri presenti, ai Presidenti delle Regioni e delle Province autonome, agli altri esponenti regionali presenti.
Aggiungo soltanto qualche parola di saluto, dopo l’intervento del Governo, tramite il Ministro Fitto, che ringrazio e a cui faccio riferimento.
Vorrei sottolineare, soprattutto, come qui a Torino, in questi luoghi che parlano della storia d’Italia - come ha, con orgoglio comprensibile, ricordato poc’anzi il Presidente Cirio - le Regioni inviano un messaggio di grande significato: quello di unità. Di un’unità non isolata, ma in dialogo con il Paese, con la società, per il futuro dell’Italia.
È un’occasione, dopo l’intesa definita e sottoscritta a Monza, e approvata da tutte le Regioni e le Province autonome, per rilanciare questo messaggio di unità e di collaborazione con tutte le istituzioni del nostro Paese, con l’Unione europea, qui rappresentata dalla Presidente Metsola. Ambito che, come ha ricordato il Sindaco poc’anzi, è sempre più importante, fondamentale, per il futuro del nostro Paese.
Il Presidente della Regione Piemonte ha sottolineato anche come le Regioni siano l’asse portante, la colonna vertebrale del nostro Paese, di un’Italia che contiene un’ampia varietà di specificità, di condizioni, di ambienti, di tradizioni, di esperienze. Con una conseguente grande ricchezza e, naturalmente, con numerosi problemi.
Vi sono divari che vanno colmati, come ha detto il Presidente Fedriga, ricordando - come ha fatto - l’importanza fondamentale del capitale sociale, del capitale umano del nostro Paese. E, per questo, è di grande importanza - e vorrei esprimere un apprezzamento per questo – che, tra i tavoli di confronto predisposti, uno sia dedicato ai giovani e alla formazione dei giovani.
Altrettanto importante è il tavolo di confronto predisposto e scelto per la difesa del territorio, per la gestione degli eventi disastrosi che frequentemente il mutamento climatico provoca nel nostro Paese.
E per la difesa e il rispetto del territorio. Tra qualche giorno, io e il Presidente Fedriga saremo, con il Presidente Zaia, sulla diga del Vajont, che continua perennemente ad esprimere e a ricordare una lezione terribile e indimenticabile, appunto, di come sia indispensabile il rispetto del territorio.
Un altro tavolo di pari importanza è dedicato al Servizio Sanitario del nostro Paese, patrimonio prezioso da difendere e adeguare.
E, in questo, la riflessione delle Regioni, in dialogo con il Paese e con la società, è particolarmente preziosa e importante.
È anche di rilievo - vorrei sottolinearlo - come nell’interessante formula del “Villaggio delle Regioni” sia data molta importanza, attenzione e centralità, al digitale, altro elemento decisivo per il futuro del nostro Paese, in tutti i suoi luoghi, particolarmente per quanto riguarda le aree interne, quelle montane, e le isole minori.
Per tutte queste ragioni, e altre ancora, è stato saggio porre al centro della riflessione di questo incontro il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che poc’anzi ci ha puntualmente illustrato il Ministro Fitto, che vorrei ringraziare molto per il suo grande impegno - vorrei dire inesausto - su questo fronte così impegnativo.
Per concludere, vorrei ricordare quanto tutti sappiamo: la nostra Costituzione si ispira al principio e al valore dell’autonomia. Già dall’articolo 5 torna a ricordare che la Repubblica è una e indivisibile, sottolinea come la Repubblica riconosca e promuova le autonomie.
E lo ribadisce all’articolo 114, elencando gli elementi portanti della Repubblica: i Comuni, le Province, le Città metropolitane, le Regioni, lo Stato. In una crescita non gerarchica, ma territoriale. Sottolineando, quindi, l’esigenza di collaborazione che vi è.
Per questo vorrei richiamare, facendo mie e apprezzando le parole del Presidente Fedriga, che ha ricordato come quel che vi anima sia il senso di servizio alle istituzioni, il fare squadra - come ha detto - cioè collaborare secondo quello spirito che è poi un canone costituzionale della leale collaborazione.
In questo spirito si svolgono queste giornate, per le quali rivolgo gli auguri più grandi di buon lavoro.

Grazie di quanto fate, e auguri.

https://www.regioni.it/italiadelleregioni/


Il Presidente Mattarella a Torino alla seconda edizione del Festival delle Regioni e delle Province Autonome

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha partecipato  a Torino alla seconda edizione del Festival delle Regioni e delle Province autonome.

A Palazzo Reale sono intervenuti Stefano Lo Russo, Sindaco di Torino, Alberto Cirio, Presidente della regione Piemonte, Massimiliano Fedriga, Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Raffaele Fitto, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Roberta Metsola, Presidente del Parlamento europeo ha inviato un messaggio video.

Al termine è intervenuto il Presidente della Repubblica. 

Erano Presenti Lorenzo Fontana, Presidente della Camera dei deputati e rappresentanti del governo.

 

Roma, 02/10/2023 (II mandato)



( red / 06.10.23 )

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L'Italia delle Regioni: l'intervento del presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni

Torino, 3 ottobre 2023

(Regioni.it 4541 - 06/10/2023) Buongiorno a tutti. 
Voglio ringraziare la Conferenza delle Regioni e delle Provincie Autonome e il suo Presidente Massimiliano Fedriga per aver promosso questa iniziativa e per le parole che il Presidente Fedriga ha appena pronunciato. 
Ci sono, nel suo intervento, molti spunti interessanti, proposte importanti sui quali ovviamente intendo tornare al corso di questo intervento. Voglio salutare il Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, padrone di casa di questa seconda edizione del Festival, e i Ministri, gli altri Presidenti di Regione e delle Provincie Autonome, i Sindaci, gli amministratori locali, rappresentanti del mondo produttivo, sociale, economico che prendono parte a questa due giorni. 
L'anno scorso io non sono riuscita a partecipare in presenza a questa iniziativa, mi ero presa un impegno con il Presidente Fedriga e con tutta la Conferenza di essere presente. Quest'anno sono contenta di aver potuto onorare quell'impegno, sono contenta di avere, in questo particolare momento, un'occasione di confronto, sono contenta di farlo qui a Torino, perché questa città non è una città come le altre.
È la prima capitale dell'Italia Unita, un significato estremamente importante per la nostra storia, e voglio dire che ho apprezzato moltissimo il fatto che, come ricordava il Presidente Fedriga, la Conferenza abbia scelto di valorizzare alcuni luoghi-simbolo di questa città, che sono luoghi- simbolo della nostra storia, di coinvolgere in questa iniziativa tutto il tessuto cittadino. 
Trovo molto bella l'iniziativa di allestire in Piazza Castello il Villaggio delle Regioni, per mettere in mostra, valorizzare le eccellenze di ogni singolo territorio. È una scelta che ancora una volta ci ricorda quanto l'Italia sia in fondo soprattutto un mosaico di territori dalle potenzialità straordinarie. 
Ogni territorio può contare su energie, su risorse estremamente importanti che meritano però prima di essere conosciute, riconosciute e poi ovviamente di essere valorizzate e di essere messe in rete. Perché questo patrimonio è il nucleo della nostra forza economica, della nostra forza culturale ed è anche fondamentale per rafforzare il senso di appartenenza di questa Nazione, il nostro sentimento di appartenere a una comunità. È un legame identitario, culturale, economico, sociale, che è fondamentale dal mio punto di vista a tutti i livelli, saper rafforzare nelle scelte di ogni giorno.
Noi oggi siamo in questo splendido teatro, che è uno dei templi della cultura nazionale, il Festival ne tocca molti altri altrettanto simbolici e si conclude in un luogo unico, che è il Parlamento Subalpino, l'aula parlamentare dove l'Italia ha mosso i suoi primi passi, sulle gambe di Camillo Cavour, Giuseppe Garibaldi, Massimo D'Azeglio, Vincenzo Gioberti, Alessandro Manzoni e di tanti altri patrioti italiani, il cui amore ha permesso a tutti noi di essere qui oggi. 
A Palazzo Chigi c'è, davanti alla Sala Verde, che è la sala dove di solito si svolgono incontri con le Parti sociali, dove si svolgono molte riunioni, c'è un'altra sala nella quale sono esposti i ritratti di tutti i Presidenti del Consiglio dall'unità d'Italia ad oggi. 
Il primo ritratto in ordine cronologico è quello proprio di Cavour. Ed è ogni volta che mi capita di passare davanti a quella carrellata di storia che si conclude con un altro ritratto, beh.. si sente addosso il peso della responsabilità, che si porta sulle spalle nel guidare una Nazione come l'Italia. 
Perché bisogna ricordarsi che si è eredi di una storia straordinaria, una storia fatta di grandi sacrifici, fatta di grandi imprese, ed esserne all'altezza è ovviamente difficilissimo, non consente leggerezza, non consente superficialità, non consente personalismo. 
Perché lo dico? Perché noi oggi non siamo più nel Risorgimento italiano, ovviamente, però penso che lo spirito, il coraggio, la determinazione di quei giovani ribelli che hanno fatto l'Italia siano alla fine il carburante più performante che possiamo mettere nella macchina di questa Nazione. Allora a me piace immaginare che 162 anni dopo la proclamazione dell'unità d'Italia, quei sentimenti, nonostante tutti i nostri limiti e tutti i nostri problemi, possano essere ancora quello che ci muove e che in fondo anche nelle tante divisioni che questa Nazione ama sempre mettere in luce, tutti ricordiamo che facciamo parte di una grande comunità consapevole che alla fine si vince e si perde tutti insieme. 
Allora lo dico qui davanti a voi perché credo che le Regioni, le Province autonome, le Province, le Città metropolitane, i Comuni, siano alla fine i primi custodi di questo legame sociale e credo che noi si debba partire proprio dalla forza di questo legame per affrontare insieme le sfide che l'Italia ha davanti.
Questo Governo crede molto fortemente nella collaborazione tra tutti i livelli nei quali si articola la nostra Repubblica perché siamo consapevoli del fatto, come dicevo, che nessuno può pensare di affrontare da solo questioni che tutti sappiamo essere di estrema complessità, a partire da quelle che avete scelto di mettere al centro di questa edizione del Festival: le infrastrutture strategiche, lo sviluppo, l'ammodernamento della Nazione. 
Io sono d'accordo con il Presidente Fedriga quando dice che è necessario portare avanti politiche adeguate e interventi strutturali per non consegnare le chiavi del nostro sistema produttivo, del nostro sviluppo, a Stati terzi. Quello dell'autonomia strategica è un tema che questo Governo ha posto fin dal suo insediamento, sia a livello nazionale che nei contesti e nei consessi internazionali. 
Prima dell'avvento della pandemia, chi poneva questo problema veniva spesso bollato come un autarchico. Poi però quando la pandemia è arrivata noi ci siamo resi conto che le cose non erano andate esattamente come ci si aspettava. C'era stata raccontata una globalizzazione, l'ho detto tante volte, lo ribadisco anche qui, che avrebbe da sola risolto tutti i problemi, un libero commercio senza regole, che avrebbe naturalmente democratizzato i processi, che avrebbe naturalmente distribuito la ricchezza. 
Le cose non sono andate così, sono andate in modo molto diverso. La ricchezza non si è distribuita ma si è verticalizzata, i sistemi non si sono democratizzati ma i sistemi meno democratici dei nostri sono involuti sul piano dei diritti ma hanno guadagnato campo nel mondo grazie a quel libero commercio senza regole. E noi, i sistemi democratici, abbiamo perso terreno, perché ci siamo scoperti a non controllare più niente delle nostre catene di approvvigionamento fondamentali. Questo è quello che è accaduto e ovviamente il risultato è stato che noi ci siamo trovati esposti a qualsiasi, si direbbe, “battito d'ali di farfalla” dall'altra parte del mondo che produce una tempesta a casa nostra.
Oggi il tema va a posto con forza, con intelligenza. Con la guerra in Ucraina abbiamo poi scoperto quanto fossimo esposti sul piano energetico, quanto anche qualcosa fosse mancato nelle grandi strategie dell'Unione europea, di un'unità che nasceva ai tempi della CECA come Comunità economica del carbone e dell'acciaio. 
Nasceva per mettere in rete sostanzialmente la strategia di approvvigionamento sulle materie prime e l'energia. E quando sono arrivati gli shock noi abbiamo scoperto che quello che non controllavamo erano le materie prime e l'energia. 
E allora che cosa accade? Accade che le crisi sono anche un'occasione. 
Sono un'occasione di mettersi in discussione, sono un'occasione di rivedere le proprie strategie, sono un'occasione per aprire gli occhi. E io credo che nelle crisi che noi stiamo affrontando ci siano delle occasioni. 
È la ragione per la quale, ad esempio, questo Governo lavora molto non solo sul tema delle catene di approvvigionamento, non solo sul tema dell'approvvigionamento energetico, ma lavora ancora di più per restituire al Mediterraneo la sua centralità e la sua capacità di essere un ponte tra due continenti, continente europeo e continente africano, proprio per mettere in rete l'approvvigionamento prevalentemente energetico. 
È una scelta di strategia, perché se il futuro è il tema delle materie prime, allora io devo ricordare che l'Africa non è un continente povero.
Devo ricordare che mentre l'Europa ha un problema di approvvigionamento energetico, l'Africa è potenzialmente un enorme produttore di energia e che le due cose possono stare insieme con investimenti strategici, con reti di collegamento alle quali noi lavoriamo. 
Il cavo sottomarino con la Tunisia che collega sul piano elettrico le due Nazioni, è uno di questi esempi ma stiamo lavorando su molte di queste infrastrutture. 
Scelte strategiche, quello che è mancato spesso alla nostra Nazione, che forse è mancato spesso anche a un'Europa che oggi si trova però a dover fare i conti con questa realtà. Il Piano Mattei per l’Africa, progetto strategico sul quale l'Italia punta a coinvolgere soprattutto l'Europa, risponde esattamente a questo obiettivo. 
È un progetto che noi stiamo elaborando, insieme ai Paesi africani, che porteremo in Parlamento sul quale chiederemo il coinvolgimento di tutti, ma significa mettere insieme molte cose. Lo sviluppo di Paesi africani di fronte a una situazione esplosiva per la quale il governo dei flussi migratori diventa ovviamente estremamente difficile, significa restituire all'Italia il ruolo che ha nel Mediterraneo. 
Perché noi siamo una piattaforma nel Mediterraneo e troppo spesso non ci siamo resi conto delle opportunità che il nostro posizionamento geostrategico ci offriva. Oggi possiamo recuperare quel ruolo, l'Italia può diventare l'hub di approvvigionamento energetico d'Europa e la prima fila del dialogo col continente africano. 
Sono le scelte strategiche che stiamo cercando di fare, ne parlo con voi perché chiaramente sono scelte che vanno condivise con i vari livelli istituzionali. 
Il Presidente Fedriga ha affrontato un altro tema che mi sta particolarmente a cuore, quello che tocca la perequazione infrastrutturale, la necessità di colmare i divari tra città e aree interne. Noi chiaramente siamo la Nazione dei campanili, dei borghi, delle aree collinari e montane. Sono luoghi che conservano la nostra identità più autentica, che non devono essere lasciati indietro dalla provincia, da quello che qualcuno definirebbe l'Italia profonda. Dove la nostra Nazione trae gran parte della sua forza produttiva, culturale, industriale. 
E questa è la ragione per la quale il Governo ha deciso di dare un nuovo impulso alla strategia nazionale per lo sviluppo delle aree interne, prendersi cura di quei territori che sono oggi a rischio spopolamento. Noi lo sappiamo, non ce lo dobbiamo ribadire, siamo una Nazione nella quale i divari tra città e aree interne, tra Nord e Sud, tra costa tirrenica e costa adriatica, tra pianura e montagna, sono sempre molto evidenti e per paradosso rischiano di aumentare.
Noi pensiamo che una leva straordinaria per intervenire su questi divari, per colmarli progressivamente, sia soprattutto utilizzare al meglio le risorse, tutte le risorse nazionali ed europee che abbiamo a disposizione in un quadro di insieme. 
E cioè evitando dispersioni, evitando duplicazioni, evitando interventi che non siano strutturali. 
E qui chiaramente non possono venire al tema del PNRR, della programmazione dei Fondi europei 2021-2027 che il Presidente Fedriga citava nel suo intervento. È necessario qui fare una premessa. Il PNRR definito, diciamo in via definitiva nel 2021, sappiamo che non ha dato alle Regioni il giusto peso in termini di programmazione. 
Questo ha generato in alcuni casi il finanziamento di interventi che non erano completamente in linea con i fabbisogni e, in altri, non è riuscito a ridurre i divari che esistono in alcune parti del territorio. 
Parallelamente, lo Stato definiva, sempre nel 2021, la nuova programmazione 2021-2027 ed era un lavoro separato da quello del PNRR, con il rischio chiaramente che non si tenga conto da un lato di quello che si stava programmando dall'altro lato. 
E questo inevitabilmente ha rischiato di generare un disallineamento e ha generato un paradosso: da una parte lo Stato ha richiesto tutta la sua quota a debito nell'ambito del PNRR, dall'altra gli oltre 46 miliardi di Fondi europei a fondo perduto per le politiche di sviluppo e coesione territoriale sono state programmate con programmi, linee, azioni che rischiavano di essere scollegati dal resto del lavoro. 
E questa è la ragione per la quale noi abbiamo deciso di intervenire in maniera diversa, riunendo sotto una stessa delega sia la gestione del PNRR sia la gestione di Fondi di coesione, perché volevamo dare il più possibile una visione unitaria e strategica alle risorse che avevamo a disposizione.
Abbiamo riorganizzato il Fondo di sviluppo e coesione, istituito gli Accordi per la coesione, che sono un nuovo strumento negoziale di programmazione per valorizzare le risorse legate ai piani investimento nazionali e europei e agire sulle leve di sviluppo dei territori. Gli Accordi di coesione sono frutto chiaramente di un lavoro di squadra, vengono sottoscritti dal Governo nazionale e dalle Regioni, interessano priorità che devono essere condivise: le proposte arrivano dalle Regioni ma per essere finanziate devono saper rientrare in una strategia complessiva di sviluppo. 
Inoltre con questi Accordi il Governo si impegna a trasferire alle Regioni le risorse del Fondo Sviluppo e Coesione 2021-2027 a copertura della quota regionale di cofinanziamento dei programmi della politica di coesione europea, cosa che io considero particolarmente importante perché chiaramente molte Regioni avrebbero difficoltà altrimenti a partecipare ai programmi europei senza questo sostegno. Così come, dall'altra parte, gli Accordi prevedono un meccanismo automatico di definanziamento per le eventuali risorse che non vengono utilizzate: laddove non vengano rispettati i tempi, laddove quelle risorse dovessero rischiare di andare disperse, verranno utilizzate per altro. 
Quindi c'è anche un lavoro che viene fatto, ovviamente, per superare le inerzie, le inadempienze, i poteri sostitutivi, però noi dobbiamo riuscire a spendere al meglio tutte queste risorse. Perché non ne abbiamo molte, perché ci sono tantissime cose da fare ed è importante che per questo obiettivo lavoriamo tutti insieme.
Noi abbiamo firmato qualche giorno fa con la Regione Liguria, con il Presidente Toti, il primo di questi Accordi. Sono in atto le istruttorie per la sottoscrizione di tutti gli altri e chiaramente spero che si possano concludere in breve tempo. 
È un lavoro che richiede approfondimento, confronto, che però ci consente di realizzare interventi duraturi, strutturali, che facciano parte di una strategia di insieme di questa Nazione. Ci consente di assicurare la concentrazione strategica agli interventi e di non disperdere le risorse, con l'obiettivo di rendere questa Nazione più competitiva in un lasso di tempo breve. 
Parallelamente a questo percorso di revisione ai Fondi di coesione, abbiamo lavorato su un altro strumento che io considero molto efficace per ridurre, particolarmente in questo caso, il divario tra Nord e Sud, che è la ZES unica, la Zona Economica Speciale unica per tutte le Regioni del Mezzogiorno. Considero questa una grande vittoria, una grandissima opportunità per il Mezzogiorno di competere finalmente ad armi pari con il resto della Nazione e non solo.
Il Presidente Fedriga ha più volte sottolineato quanto sia importante la collaborazione tra Stato e Regione, io sono su questo assolutamente d'accordo con lui, penso che una leale collaborazione tra i diversi livelli pubblici sia un presupposto irrinunciabile per dare risposte concrete ai cittadini, che poi è quello che vogliamo tutti, è quello che tutti quanti abbiamo la responsabilità di fare. 
Penso anche però che questa leale collaborazione tra Governo e Regioni non possa limitarsi solamente alla critica assegnazione delle risorse, penso che debba riguardare la strategia alla base degli interventi che vengono messi in campo e finanziati, perché la strategia complessiva di questa Nazione non è solamente responsabilità di un livello istituzionale. 
Funziona e si ottiene semplicemente e solamente se noi riusciamo a lavorare tutti nella stessa direzione, se riusciamo a capire quale sia il ruolo di questa Nazione nel mondo, nel contesto geopolitico, nelle crisi che sono in atto.
Forse questa è la grande domanda a cui l'Italia non sempre è stata in grado di rispondere. Quale dovesse essere il nostro ruolo. Quali fossero le nostre specificità da valorizzare. Su questa domanda e sulla risposta da dare a questa domanda, chiaramente per me e per noi è fondamentale che si riesca a lavorare insieme. 
Chiaramente la realtà delle cose ci dice che c'è un tema relativo al lavoro che noi facciamo insieme, che riguarda la burocrazia e il tema della semplificazione. Lo sappiamo benissimo tutti, i permessi, le compatibilità paesaggistiche, le conferenze di servizi. La nostra macchina è ancora troppo lenta, lo sappiamo, impatta su tutti. Oggi, voglio dire, per realizzare un'infrastruttura elettrica servono di media dai 4 ai 17 mesi per ottenere un'autorizzazione per lavori che magari durano 10 mesi.
In media il tempo di attraversamento amministrativo, cioè dalla progettazione al cantiere supera in alcuni casi addirittura il 50% dell'intero periodo necessario alla realizzazione dell'opera. Quindi su questo è assolutamente necessario fare uno sforzo in più, lo dico per offrire la piena disponibilità del Governo a lavorare sullo snellimento delle procedure. Il discorso è valido anche per gli interventi che sono legati al PNRR, perché molti già sono in fase di autorizzazioni, ma penso che dobbiamo correre, correre, correre. 
Che dobbiamo correre tutti insieme e che dobbiamo su questo capire che la capacità per ciascuno di noi di fare la sua parte, dall'accelerazione delle procedure in poi fa la differenza su quello che il PNRR riuscirà davvero a produrre in termini di ammodernamento della nostra Nazione. 
E questo, per quello che riguarda i benefici, riguarda anche il tema che il Presidente Fedriga citava della difesa del territorio, della prevenzione dei rischi legati al dissesto ideologico, agli eventi climatici estremi. Lo abbiamo affrontato tutto, lo vediamo ogni giorno e voglio dire che raccolgo molto volentieri l'appello della Conferenza su questo, assicuro la disponibilità del Governo a varare una nuova stagione di semplificazione, ad approfondire le materie che il Presidente Fedriga citava, ad esempio in relazione alle norme ambientali, così come, dall'altra parte, a portare avanti con ancora più decisione e determinazione la stagione delle riforme di cui questa Nazione ha bisogno.
Io sarò molto chiara su questo punto. L'autonomia differenziata proseguirà senza stop. Questo Governo ha fatto in pochi mesi molto più di quello che era stato fatto in passato, ha approvato la legge quadro per fissare le regole, ha stabilito l’iter per arrivare alla fissazione dei livelli essenziali delle prestazioni, la garanzia per rendere effettivo il godimento delle prestazioni inerenti ai diritti sociali in ogni parte d'Italia. 
Penso che l'autonomia, a differenza di quello che da molte parti si dice, sia in realtà l'occasione per costruire un'Italia più unita, più coesa, più forte, un'Italia che sia capace di viaggiare a una sola velocità nella quale venga garantito a tutti i cittadini lo stesso livello di servizi. 
Il nostro obiettivo è attuare così il principio della sussidiarietà che è sancito dalla Costituzione, dando più poteri alle Regioni che avranno dimostrato di saper gestire in modo virtuoso le risorse attribuite, garantendo sempre la piena coesione nazionale e la tutela di ogni parte d'Italia e di ogni cittadino.
Quello che abbiamo avanti, parallelamente, sarà anche l'anno delle riforme, con cui intendiamo cambiare l'architettura istituzionale di questa Nazione, con una norma che consenta agli italiani di decidere da chi farsi governare, che impedisca i ribaltoni, che impedisca i giochi di palazzo, che assicuri stabilità ai governi. E nessuno più di un Presidente di Regione che quando viene eletto riesce agevolmente a governare cinque anni, a disegnare la sua strategia e a non dover vedere quella strategia smontata e rimontata in capo a un anno e mezzo, con risultati che sono drammatici sul piano economico, come invece è accaduto per questa Nazione. 
Perché quando il proprio orizzonte è troppo breve, quando il proprio orizzonte medio è un anno e mezzo, è normale che si tenda a privilegiare la spesa pubblica e gli investimenti, è normale che si tenda a privilegiare quello che torna subito in termini di consenso, anche se non è la cosa più importante da fare sul piano della strategia, è normale che quella strategia non si riesca a fare. 
E non è un caso se nei primi venti anni di questo millennio, prima dell'avvento della pandemia, in Italia c'erano stati, credo, undici Presidenti del Consiglio, in Francia, se non vado errato, quattro Presidenti della Repubblica, in Germania tre Cancellieri e parallelamente Francia e Germania crescevano più del 20% e l'Italia meno del 4%.
O ci diciamo che tutta la classe politica italiana è più scarsa di quella francese e tedesca, e io non lo penso, o qualcosa è sbagliato nel sistema. E quello che è sbagliato nel sistema è che quando non si ha stabilità non si riesce a lavorare su quello che non torna immediatamente in termini di consenso. 
Credo che questo i Presidenti delle Regioni lo sappiano bene e l'augurio che esprimo oggi davanti a voi in questa occasione è che il confronto sulle riforme possa essere concentrato sul merito e non basato su pregiudizio preconcetti ideologici. Una democrazia più forte, più veloce, più efficiente è soprattutto una democrazia che riesce ad accompagnare meglio le imprese, a sostenere lo sviluppo, a rispondere ai bisogni delle persone, a rispondere ai bisogni delle famiglie.
E concludo con un ultimo punto che è stato toccato dal Presidente Fedriga, che è la questione della sanità. Sono anche qui d'accordo con lui. Il Governo - ringrazio il Ministro Schillaci e gli altri Ministri che sono presenti qui, il Ministro Fitto per il lavoro che raccontavo sui Fondi di coesione, il Ministro Calderoli per il lavoro che sta facendo a 360 gradi, particolarmente sulla autonomia - sta lavorando per garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini. Siamo su questo assolutamente aperti, pronti a qualsiasi tavolo di confronto per studiare quali siano nella condizione nella quale siamo chiamati a operare le modalità migliori per raggiungere questo obiettivo. 
Io penso che l'obiettivo principale per ognuno di noi sia la sostenibilità del sistema sanitario, ben sapendo che ci muoviamo in un contesto che è molto complesso, voi lo conoscete forse persino molto meglio di me, caratterizzato da elementi che rendono questa materia sempre più difficile da affrontare: il progressivo aumento della vita media, la riduzione della popolazione attiva, la diffusione di patologie correlate all'invecchiamento molto costose, l'aumento delle incidenze di malattie croniche invalidanti, la diffusione di tecnologie mediche che sono sempre più avanzate e anch'esse sempre più costose, così come molto costosi sono i farmaci innovativi. È sicuramente una situazione complessa che bisogna gestire con attenzione e con capacità di coesione.
E chiaramente parto dal presupposto che costruire un Sistema sanitario nazionale efficiente e efficace è l'obiettivo di tutti, dei Presidenti delle Regioni, dei Presidenti delle Province autonome, del Governo, di ciascuno di noi. E penso che sarebbe miope perseguire questo obiettivo e concentrare tutta la discussione esclusivamente sull'aumento o meno delle risorse. Noi dobbiamo avere un approccio, credo, diverso, più profondo, dobbiamo provare a confrontarci tutti con coraggio, lealtà e verità anche su come quelle risorse vengono spese. Perché non basta necessariamente spendere di più per risolvere i problemi, se poi ad esempio quelle risorse venissero utilizzate in modo inefficiente. 
Allora io credo che la sfida più difficile da affrontare, e che possiamo affrontare solamente insieme perché richiede un lavoro molto più attento e complesso, sia esattamente questo. 
E voglio dirvi che sono e siamo assolutamente pronti a fare questo lavoro molto importante e molto difficile e sono anche certa che avrò al mio fianco, che avremo al nostro fianco le Regioni e le Province autonome con una competenza, una consapevolezza che chiaramente è fondamentale per fare questo ragionamento. 
Noi abbiamo appena approvato la Nadef, stiamo scrivendo la Legge di bilancio, ovviamente i margini di manovra sono limitati anche a causa di quello che ci dicevamo, dell'eredità che si raccoglie da una politica il cui orizzonte è troppo breve e quindi a volte ha preferito diciamo le scelte più facili a quelle più ragionate, ma non vogliamo rinunciare a occuparci di salute.
Io penso, partendo dal potenziamento delle risorse per il personale medico-sanitario, prevedendo un intervento deciso per abbattere le liste d'attesa, è un impegno che ci siamo presi in prima persona, che è stato ribadito anche dal Ministro, che è stato ribadito in Parlamento, è un impegno che voglio ribadire anche oggi in questa sede davanti a voi. 
E chiaramente bisogna lavorare su questo anche, sono d'accordo con il presidente Fedriga, passo dopo passo. Il vantaggio che abbiamo è un orizzonte di legislatura. 
In quell' orizzonte di legislatura si possono cadenzare gli interventi, non si può fare tutto subito, non ci dobbiamo prendere in giro. Ma si può fare una strategia, si può lavorare insieme su quella strategia, si possono cadenzare gli interventi, perché le priorità sono molte e le risorse sono poche.
Il Presidente Fedriga parlava del tema dei salari. Credo che si possa riconoscere il fatto che è stata la priorità di questo Governo dall’arrivo, dal suo insediamento, in una situazione nella quale chiaramente l'inflazione mordeva, i cittadini, le famiglie perdevano capacità di acquisto. Noi abbiamo concentrato le poche risorse che avevamo a sostenere il potere d'acquisto delle famiglie e a rafforzare i salari. Vorremo su questo a confermare i nostri provvedimenti, e se è possibile fare anche qualche passo in avanti, quindi confermare il taglio del cuneo contributivo e cercare di fare anche passi avanti. 
Così come penso che sulla natalità e sulla demografia vadano dati altri segnali. Anche questa è una materia economica, non è un tema ideologico. Signori, possiamo continuare a fare finta di niente, ma il nostro sistema di welfare non può reggere se abbiamo una popolazione che continua a invecchiare, da mantenere, che cresce e sempre meno persone che lavorano per mantenerla.
È semplice, è un sistema di welfare che qualsiasi riforma facciamo non possiamo reggere se non investiamo sulla natalità.
E quindi sono scelte strategiche. Le scelte strategiche di questo Governo per questa legge finanziaria sono sostenere i redditi, sanità, sostenere le famiglie che mettono al mondo dei figli, se possiamo rafforzare ancora di più le pensioni più basse. 
Queste sono secondo noi le priorità in un'ottica nella quale, mi ripeto, ogni anno possiamo cercare di fare un passo in avanti su una strategia che ci siamo dati, perché l'obiettivo passo dopo passo è ovviamente rispettare il programma che gli italiani hanno votato, sul quale ci hanno accordato la loro fiducia, ma soprattutto il nostro obiettivo è rendere questa Nazione più forte. E rendendo questa Nazione più forte rendiamo più forti tutti i suoi livelli istituzionali e tutte le persone che hanno la responsabilità, nella fase forse più difficile della nostra storia repubblicana, di governare i propri cittadini e la propria comunità. 
Quindi grazie per questo confronto e grazie per la disponibilità che avete offerto, che ricambio al di là delle frasi di circostanza. Sono sempre pronta a confrontarmi e sono certa che ci troveremo fianco a fianco nonostante qualsiasi diversità che può esserci di idee o di vedute per perseguire insieme l'obiettivo che tutti insieme abbiamo, che tutti insieme ci diamo, che è amare questa Nazione e renderla forte.
Grazie.

https://www.governo.it/it/articolo/intervento-del-presidente-meloni-litalia-delle-regioni/23784

https://youtu.be/KO6h0_Fyj0c

https://www.regioni.it/italiadelleregioni/



( red / 06.10.23 )

Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome

+T -T
L'Italia delle Regioni: Fedriga, intervento innanzi al Presidente della Repubblica

Torino, 2 ottobre 2023

(Regioni.it 4541 - 06/10/2023) L’ITALIA DELLE REGIONI - II FESTIVAL DELLE REGIONI
Intervento del Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome Massimiliano Fedriga
innanzi al Presidente della Repubblica italiana
Torino, 2 ottobre 2023

Signor Presidente,
è davvero un onore per me e per tutti i Presidenti di Regione e Provincia autonoma averLa anche quest’anno con noi nel solco di una tradizione ormai consolidata.
Desidero rivolgere un sentito ringraziamento a tutti i rappresentanti del Governo - gli onorevoli Ministri e Sottosegretari - che hanno accettato l’invito ad essere presenti a questa manifestazione, segno di collaborazione tra centro e territori.
Parimenti mi preme ringraziare la Presidente del Parlamento Europeo, On. Roberta Metsola, che con il suo messaggio ha voluto testimoniare la vicinanza delle Istituzioni europee alle Regioni italiane.
Rivolgo un ringraziamento particolare al Presidente Cirio che ci ospita in questi luoghi emblematici e protagonisti dell’Unità nazionale.
Signor Presidente, siamo qui, oggi, dopo un anno dalla sottoscrizione dell’Intesa di costituzione della Conferenza delle Regioni avvenuta alla Sua presenza lo scorso 6 dicembre in occasione del Primo Festival delle Regioni.
Nel corso di quest’anno tutte le Regioni e le Province autonome hanno approvato le leggi regionali di ratifica dell’Intesa, a riprova della comune volontà dei territori che rappresentiamo di rinnovare e rafforzare il Patto di collaborazione nell’ottica dell’unità, della condivisione e della cooperazione. L’approvazione delle leggi regionali di ratifica dell’Intesa rappresenta l’approdo di quel percorso che la Conferenza ha iniziato quarantadue anni fa e che ha visto evolvere non solo il contesto socioeconomico del Paese ma anche e soprattutto le Istituzioni.
L’Intesa rappresenta un nuovo punto di partenza per un rinnovato impegno a proseguire nello spirito di leale collaborazione e di condivisione delle scelte che consente di superare le inevitabili contrapposizioni e di lavorare in un’ottica di sistema nell’interesse del Paese tutto e dei territori.
La collaborazione, leale, non solo è un principio fondamentale della nostra Costituzione ma è anche la costante dei rapporti tra le Regioni, sia nelle occasioni positive, come questa di oggi, sia nei momenti più critici.
L’esperienza del Covid, la gestione dell’emergenza dei profughi ucraini hanno consentito al sistema delle Regioni di rafforzare il modello di cooperazione rendendolo solidale, coeso, agile ed efficace. Abbiamo fatto tesoro delle esperienze che ci hanno consentito di affrontare insieme anche i recenti eventi calamitosi che hanno colpito i territori della Romagna e delle Marche. Eventi che hanno rappresentato l’ennesimo banco di prova della solidarietà tra Regioni, oltre che della tenuta del sistema nazionale di Protezione Civile, che rappresenta la prima linea per la difesa dei cittadini dalle calamità.
Signor Presidente, come Lei sa, se il nostro sistema di Protezione Civile è considerato un modello a livello internazionale, questo è dovuto non solo alle – purtroppo - frequenti calamità che colpiscono il nostro territorio ma anche alla decennale stretta collaborazione tra le Regioni, il Governo e il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile.
Troppo spesso siamo stati chiamati ad affrontare emergenze aggravate dalla carenza di interventi infrastrutturali “preventivi”.
In questo contesto, l’esigenza di politiche di “adattamento operoso” per la gestione dei rischi climatici e la realizzazione di opere e interventi che proteggano i beni e le persone da eventi improvvisi e catastrofici sono necessari, così come lo sono interventi di accompagnamento dell’intero sistema produttivo nei processi di sostenibilità ambientale, in considerazione dei radicali mutamenti climatici che interessano il nostro Paese.
Va, inoltre, evidenziato e valorizzato in questo ambito l’apporto generoso dei cittadini e, in particolare, dei giovani che con grande spirito di solidarietà, nell’ultimo evento occorso, hanno immediatamente risposto all’appello delle Istituzioni e sono intervenuti, gli angeli del fango, ad aiutare le popolazioni duramente colpite dall’alluvione.
Da questi gesti dobbiamo trarre spunto e insegnamento per costruire un modello di sviluppo solidale, partecipativo e collaborativo che includa anche i giovani nelle scelte più importanti che le Istituzioni sono chiamate a prendere.
Proprio la condivisione delle scelte e la modalità di lavoro partecipata da parte di tutte le Regioni rappresentano nella percezione dei cittadini un valore da implementare, perché consente una visione più ampia che travalica i confini regionali.
L’obiettivo che ci siamo posti con l’Intesa e che ogni giorno portiamo avanti è quello di fare evolvere questo metodo, elevandolo a costante nelle relazioni interistituzionali ogni volta che le scelte da compiere eccedano, per dimensione o per carattere, l’ambito della singola Regione.
Proprio con questa finalità, con la seconda edizione del Festival, le Regioni hanno voluto aprirsi ancora di più alla società civile, coinvolgendo associazioni, imprese, università, grandi aziende, stake-holders e soggetti del mondo economico e sociale, che a vario titolo possano contribuire all’individuazione dei principali bisogni dei cittadini e delle esigenze del mondo produttivo, al fine di consentire lo sviluppo di politiche mirate, adeguate, efficaci ed efficienti.
L’apertura alla società civile ha assunto nella manifestazione di quest’anno una dimensione fisica, qui vicino, in una delle piazze più emblematiche di Torino e del nostro Paese – Piazza Castello – dove abbiamo voluto allestire il villaggio delle Regioni. Un unico luogo formato da tanti luoghi: una piccola ma vera e propria “Italia delle Regioni”, espressione di dialogo e valorizzazione delle culture regionali, delle loro radici.
Una particolare attenzione abbiamo, poi, rivolto alle idee e alle progettualità dei giovani che rappresentano il futuro del nostro Paese. Per loro siamo chiamati a progettare interventi che implementino le prospettive formative, lavorative e culturali nel segno dell’attrattività per le giovani generazioni.
Abbiamo particolarmente apprezzato le Sue parole, pronunciate in occasione dell’apertura dell’anno scolastico, incentrate sulla necessità di “investire sui giovani e sul futuro e di mettere in campo a favore delle nuove generazioni strategie mirate per accrescere la fiducia nelle Istituzioni e favorire un reale superamento dei divari territoriali.
È compito delle Istituzioni ascoltare le istanze e i suggerimenti dei giovani.
Proprio per questo abbiamo lanciato un concorso per idee per sollecitare proposte e soluzioni per i problemi del nostro tempo e abbiamo valutato i progetti ideati da ragazzi di età compresa tra i 18 e 28 anni - che sono qui in sala - finalizzati allo sviluppo del Paese, alla difesa del territorio, all’assistenza alle persone, all’attrazione dei talenti e all’internazionalizzazione dei territori.
Il Suo richiamo di qualche settimana fa sull’importanza del “capitale sociale” del Paese, che rischia di impoverirsi con molti giovani che si trasferiscono all’estero per studio ma soprattutto per lavoro, ci deve far riflettere.
Riflettere e agire.
Non possiamo permettere che lascino il nostro Paese. Dobbiamo realizzare e migliorare tutti quegli interventi che ci consentano di valorizzare le grandi potenzialità del nostro capitale umano. Il capitale umano muove il progresso. Progresso, tuttavia, impossibile senza infrastrutture solide, sviluppate, efficienti.
Per tale ragione, in questa seconda edizione del Festival abbiamo voluto focalizzare l’attenzione sul tema delle infrastrutture, materiali e immateriali, leva strategica per un effettivo sviluppo della Nazione.
Le sfide di questi anni non possono essere raccolte se non passando attraverso l’ammodernamento delle infrastrutture, che deve interessare l’intero territorio nazionale, diventando esso stesso strumento per il raggiungimento di una più compiuta uguaglianza tra tutti i cittadini e per il superamento dei divari territoriali, economici e sociali.
È urgente, pertanto, superare tali disparità, realizzando quell’effettiva perequazione infrastrutturale che, unitamente ad una definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, deve rappresentare l’elemento imprescindibile anche nella ricerca da parte delle Regioni di forme di governo territoriale avanzate. L’autonomia può rappresentare, per tutte le Regioni, un’opportunità per un autogoverno responsabile del proprio sviluppo.
Sviluppo che non può prescindere dall’effettiva e universale erogazione delle prestazioni connesse ai diritti sociali - salute, istruzione, lavoro – e che non può non passare da quelle infrastrutture che connettono persone, saperi, conoscenza, capitali, merci. In altre parole, non può esserci sviluppo sociale ed economico senza infrastrutture.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza - occasione storica per l’Italia – investe ingenti risorse per rafforzare il sistema produttivo, modernizzare la pubblica amministrazione e le infrastrutture.
Dobbiamo lavorare ora, tutti, sull’attuazione delle misure contenute nel PNRR.
Un obiettivo per il quale è necessario realizzare una capacità amministrativa stabile all’interno delle singole amministrazioni della nostra Repubblica, investendo sui giovani e sulle loro competenze, per allineare conoscenze e capacità organizzative alle nuove esigenze del mondo del lavoro e di una amministrazione digitale, moderna ed efficiente. Questa lunga opera di riforma della Pubblica Amministrazione è uno dei più importanti investimenti per rinnovare l’infrastruttura immateriale del Paese.
Come il Piano Marshall ha contribuito nell’immediato dopoguerra a modernizzare l’Italia, così il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta oggi il mezzo per lo sviluppo del Paese. Occorre pertanto che ogni decisione di livello nazionale ed europeo sia orientata verso investimenti in grado di favorire la crescita e sia scevra da orpelli burocratici, al fine di non disperdere il potenziale di questo preziosissimo volano.
A tal fine, sono altrettanto importanti i fondi per la coesione nazionale indirizzati alla rimozione degli squilibri nei territori e che sono perciò quella fonte aggiuntiva e necessaria di risorse su cui far leva.
In tale quadro, nel 2024 occorrerà puntare sulla crescita anche attraverso gli interventi da inserire nella Legge di Bilancio, su cui è indispensabile lavorare tutti con senso di responsabilità e che dovrà essere orientata alla necessaria prudenza per il periodo congiunturale che stiamo vivendo.
Occorre una strategia coordinata e condivisa di medio e lungo termine sui principali temi di politica economica, per affrontare le crisi e per costruire insieme un modello fondato sulla sostenibilità, sulla inclusività e sulla effettiva garanzia dei diritti sociali.
E le Regioni, articolazioni della Repubblica sui territori, sono chiamate a rendere effettivo il godimento dei diritti sociali da parte di tutti i cittadini, dall’istruzione, all’assistenza sociale, fino ad arrivare al diritto alla salute. Proprio per garantire il diritto alla salute, riconosciuto dalla Costituzione come fondamentale ed universale, le Regioni impegnano la maggior parte delle proprie risorse finanziarie ed umane.
Per questo motivo abbiamo richiesto al Governo di incrementare il finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale con la prossima Legge di Bilancio, al fine di realizzare un’efficace, innovativa e sostenibile programmazione sanitaria, muovendosi nella direzione di un miglioramento della qualità delle prestazioni erogate e dell’efficienza del sistema nel suo complesso per andare incontro alla domanda e ai nuovi bisogni di salute, cresciuti dopo la pandemia.
Ma non è solo una questione di risorse: occorre investire sulle infrastrutture e sul capitale umano, entrambi sempre più in affanno. In altri termini, bisogna potenziare la medicina territoriale, recuperare le prestazioni sanitarie, abbattere le liste d’attesa. La pandemia di Covid-19 ha, infatti, rappresentato un arduo banco di prova sia per le Regioni - impegnate nello sforzo di assicurare la piena copertura dei costi sostenuti e l’equilibrio dei propri bilanci – sia per le donne e gli uomini che sono le colonne portanti del nostro servizio sanitario.
Ed è soprattutto a queste donne e a questi uomini che dobbiamo rivolgere ora la nostra attenzione, attraverso l’individuazione di misure volte a garantire la copertura del fabbisogno, a superare la carenza strutturale di personale sanitario e, non da ultimo, a migliorare il trattamento economico dei professionisti del settore pubblico che deve essere valorizzato e reso più attrattivo.
Salute significa anche sicurezza sui luoghi di lavoro. L’evento tragico occorso ai cinque lavoratori a Brandizzo ha evidenziato come la sicurezza nei luoghi di lavoro sia elemento fondante della tutela della salute.
Voglia, a tal proposito, Signor Presidente, consentirmi di rivolgere un affettuoso pensiero alle vittime del dramma di Brandizzo e alle loro famiglie. Siamo d’accordo, tutti, che morire sul lavoro sia un oltraggio alla convivenza e all’idea stessa di progresso.
Lo Stato, le Regioni, gli Enti locali e le imprese, in uno sforzo corale, devono concorrere, ognuno per la propria parte, a garantire detta tutela, anche attraverso la previsione di norme aggiornate ed innovazioni specifiche.
Si tratta di obiettivi importanti e non più rinviabili, cui occorre dare una risposta. Siamo tuttavia consapevoli che gli interventi da mettere in campo dovranno essere valutati nell’ambito di un contesto economico-finanziario difficile e reso ancor più critico dal perdurare del conflitto in Ucraina con le ripercussioni internazionali che tutti conosciamo, che si sovrappongono alla sfida della ripresa post pandemia e che si traducono in un rallentamento delle prospettive di crescita economica del Paese.
Ed è soprattutto alla luce dello scenario economico richiamato, che vede l’Europa tutta affrontare sfide sovranazionali, che occorre rafforzare la collaborazione per efficientare al massimo la spesa delle risorse nazionali ed europee facendo convergere le specifiche esigenze di ciascun territorio con gli obiettivi di crescita nazionale.
In soli quattro anni le crisi globali hanno profondamente mutato le nostre esigenze.
È prioritario e strategico per l’Europa investire sulla propria autonomia in relazione non solo all’energia ma anche alla tecnologia da cui dipende la transizione del sistema economico collegata alle sfide del futuro. Occorre tenere insieme sviluppo tecnologico, impresa e sostenibilità ambientale e sociale.
Questa visione di lungo termine, in cui tutti i territori sono chiamati a fare la propria parte, costituisce la migliore garanzia di crescita.
In tal senso auspichiamo che il dibattito sulle nuove regole del patto di stabilità che ci attendono a breve sappia valorizzare e tutelare proprio gli investimenti, vettori di sviluppo concreto e duraturo.
Un dibattito che non può e non deve risolversi in un passaggio tecnico e burocratico ma deve essere l’occasione per definire, con coraggio, una nuova visione storica che tenga conto del benessere di tutti i cittadini, della loro salute, della salubrità dell’ambiente, delle giovani generazioni e della qualità della loro educazione, degli anziani e della loro assistenza.
L’apporto del sistema delle Regioni al dibattito europeo non potrà che essere in questa direzione.
Dobbiamo, in altri termini, tutti essere protagonisti della costruzione del futuro, ognuno con la propria specificità e in un’ottica di solidarietà e interdipendenza.
Ancora una volta richiamo l’importanza “di fare squadra” anche sui temi dello sviluppo, rafforzando, in particolare, le leve dell’internazionalizzazione e della capacità di attrarre investimenti, sulla base del binomio innovazione- internazionalizzazione, fondamentale per la crescita dei nostri territori e, parallelamente, operando per accorciare le filiere produttive per non dipendere totalmente da Paesi che hanno ancora molta strada da fare in termini di democrazia.
Abbiamo qui, Signor Presidente, voluto affrontare - accanto al tema più propriamente legato alle infrastrutture per l’ammodernamento del Paese - anche quanto queste ultime possano essere di traino per l’attrazione dei grandi eventi di carattere internazionale. Le Regioni e le Province autonome sono convintamente accanto allo sforzo del nostro Paese a sostegno della candidatura di Roma per l’esposizione universale 2030, che rappresenta un’opportunità non solo per la Capitale ma per tutta la Nazione.
Le sfide del futuro, la repentinità dei mutamenti geo-politici, ci richiamano, ancora una volta, alla necessità di un rafforzamento delle nostre istituzioni democratiche.
Signor Presidente, dinanzi a Lei confermiamo, oggi, il nostro impegno a servire le nostre Istituzioni, condividendo, nella sede istituzionalizzata della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, i migliori processi per il progresso sociale, culturale ed economico del Paese.
Mi permetta, da ultimo, di ringraziarLa, prima da cittadino e poi da Presidente e a nome di tutti i Presidenti, per il Suo quotidiano impegno a servizio della nostra Nazione, per il Suo ruolo di guida delle nostre Istituzioni, per la garanzia dei valori della nostra Patria e per l’attenzione che Ella sempre rivolge ai nostri territori.

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( red / 06.10.23 )

Saluto al Presidente della Repubblica

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L'Italia delle Regioni: il saluto del presidente Cirio

Torino, 2 ottobre 2023

(Regioni.it 4541 - 06/10/2023) Bentornato in Piemonte presidente, e bentornato a Torino. E’ davvero una gioia per me poterla accogliere in questo luogo, lo splendido salone delle Guardie Svizzere a Palazzo Reale.
E benvenuti a tutti voi gentili ospiti: il Piemonte vi accoglie a braccia aperte. A Torino oggi c’è tutta l’Italia e non solo perché in questa sala siedono oggi le sue più alte istituzioni, Mi rivolgo a voi colleghi governatori: a Torino c’è tutta l’Italia perché ne è stata la prima Capitale e perché questa città è diventata grande grazie al contributo delle diverse comunità provenienti da tutto il Paese a cui abbiamo reso omaggio ieri sera durante la festa all’Auditorium Rai con i rappresentanti delle comunità dei tanti che in passato sono arrivati in Piemonte, da altre zone d’Italia, per cercare lavoro, costruire la loro famiglia e il loro futuro. Non esiste quindi posto migliore per celebrare la festa delle Regioni, che di questo Paese sono l’ossatura e la spina dorsale. Qui è nata l’Italia e qui affondano le radici le nostre maggiori istituzioni pubbliche. Quella che vedete dalle finestre è piazza Castello, il cuore della nostra città su cui si affaccia tutta la nostra storia e tutto ciò che a Torino è nato e da Torino ha contribuito a costruire l’Italia così come la conosciamo oggi. Su questa piazza si affacciano la nostra storia, le nostre origini, i nostri valori e la nostra cultura. Palazzo Reale, dove ci troviamo oggi, è stata la dimora di Casa Savoia: è stato anche grazie al loro contribuito che l’Italia si è costituita nella sua Unità geografica e culturale. Il percorso che ha portato a quello straordinario risultato è racchiuso e protetto nelle sale dell’Archivio di Stato, qui a fianco: un patrimonio impareggiabile di documenti che ripercorrono la memoria storica e amministrativa del Piemonte e dell’Italia. A Palazzo Madama, al centro della piazza, si è riunito il primo Senato Subalpino e, a pochi passi da qui, Palazzo Carignano ospita primo Parlamento italiano. Lo ammireremo domani, e ammireremo l’aula da cui Cavour, Garibaldi, Massimo D’Azeglio, Quintino Sella posero le basi della nostra società e della nostra democrazia. Su questa piazza c’è la sede storica del governo regionale che si prepara a ospitare tra pochi mesi la Corte dei Conti, una delle massime istituzioni dello Stato che è nata a Torino, così come la Guardia di Finanza e l’Arma dei Carabinieri, solo per fare alcuni esempi. Scorrendo lo sguardo su questa piazza si scorgono poi la storia e la forza della città. La società di assicurazioni Reale Mutua in questa piazza ha costruito e ancora possiede quello che fu in origine il primo e più alto edificio residenziale della città. E’ una una delle prime società di assicurazione nate in Italia, quasi 200 anni fa, quando Re Carlo Felice sottoscrisse la prima polizza per Palazzo Chiablese, alle vostre spalle. Da questo palazzo si scorge il grattacielo di Intesa Sanpaolo, oggi la prima banca italiana che è nata qui 460 anni fa e a pochi passi qui, la loro sede storica, ospita ora le Gallerie d’Italia, dedicate all’arte e alla cultura. Qui c’è il tempio della nostra cultura, il Teatro Regio che a ogni stagione ospita produzioni nazionali e internazionali che sono un orgoglio per questo territorio. E c’è la cupola del Guarini che custodisce la Sacra Sindone. Quale che sia la sensibilità religiosa di ognuno, quello straordinario prodigio di architettura e di fede, da poco restituito alla città dopo il drammatico incendio del 1997, ricorda a tutti noi i valori della fratellanza e dell’umanità che ci fanno da guida, oggi come ieri, per progettare insieme il futuro di questo Paese.

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( red / 06.10.23 )

Conclusioni del Vice- Presidente della Conferenza delle Regioni

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L'Italia delle Regioni: l'intervento di Michele Emiliano

Torino, 2 ottobre 2023

(Regioni.it 4541 - 06/10/2023) PRESIDENTE MICHELE EMILIANO

2 OTTOBRE 2023

Conclusioni del Vice- Presidente della Conferenza delle Regioni, Michele Emiliano

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Desidero anzitutto rivolgere un ringraziamento al Nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenuto questa mattina, per la Sua costante presenza e il sentito sostegno al nostro impegno nei territori.
Ringrazio, inoltre, tutti i colleghi Presidenti e i Ministri qui presenti oggi e che interverranno nelle prossime ore, per la collaborazione e cooperazione con cui onorano il ruolo di rappresentanti delle Istituzioni e delle Regioni e delle Province autonome italiane.
Mi rivolgo, soprattutto, ai nostri cittadini che stanno seguendo anche adesso in streaming il nostro dibattito e a partire dai quali prendono vita le politiche sui territori, per lo stimolo che ci forniscono a fare sempre meglio. Li ringrazio perché è anche a partire dalla loro operosità, dalle loro iniziative, dalla solidarietà che esprimono nelle comunità che va oltre i confini regionali, che le nostre politiche traggono forza e motore.
A distanza di un anno stiamo rinnovando il nostro impegno per il Paese. Questa mattina il Presidente della Conferenza, Massimiliano Fedriga, a cui va la mia personale stima e il riconoscimento per la capacità di rappresentare tutte le Regioni italiane, ha tracciato la cornice del nostro agire, dando anticipazioni di prospettiva agli impegni che ci attendono.  
Portare all’attenzione pubblica e alla conoscenza dei cittadini il nostro dibattito è un compito necessario in un contesto nazionale e internazionale che ha bisogno di rinnovare i suoi capisaldi, le fondamenta democratiche e onorare quei punti essenziali della nostra Costituzione, che rappresentano il cuore pulsante della comunità nazionale.
Le sfide che ci hanno sorpresi negli ultimi tre anni e che ci attendono in futuro richiedono un elevato grado di compartecipazione istituzionale. Non siamo più in una fase di contenimento ma in un momento storico di grande cambiamento. In questo scenario dobbiamo certamente ringraziare la reattività delle nostre istituzioni europee che hanno saputo cogliere l’occasione di immaginare un percorso che va oltre il contesto emergenziale, accelerando quelle trasformazioni necessarie in un’ottica verde, inclusiva, sostenibile e di coesione, sebbene siamo soltanto all’inizio di un percorso.
Il PNRR - repowerEU è il banco di prova della capacità delle istituzioni italiane di collaborare e a questa sfida non ci siamo mai sottratti. Tuttavia, come Regioni avremmo voluto essere parte attiva nelle scelte strategiche ma non siamo stati coinvolti nella programmazione e decisione degli investimenti.
Siamo invece soggetti attuatori, limitatamente ad alcune parti. Un ruolo lontano da quello che la Costituzione ci riconosce nelle materie oggetto degli interventi del Piano.
In questo momento stiamo collaborando a un efficientamento dei meccanismi di spesa dei fondi, in particolare dedicati alla coesione, chiedendo che sia fatto tesoro delle esperienze virtuose di tutte le Regioni da nord a sud.
Perché, se è vero che tutti auspichiamo ad un cambiamento significativo dei paradigmi dello sviluppo è anche vero che ciò non si può fare ignorando la buona esperienza consolidata.
Rappresentiamo un Paese che è differenziato e per questo ricco di conoscenze e competenze. La collaborazione è il valore aggiunto al raggiungimento delle scelte che compiamo.
Siamo sempre più convinti che sia necessario restituire ai cittadini un’immagine chiara e concreta del nostro modo di collaborare. E con il Festival delle Regioni puntiamo a rendere chiaro il nostro operare sui grandi temi del futuro del Paese.
E in un contesto di profonda trasformazione globale il tema delle infrastrutture, materiali e immateriali, e della loro solidità è prioritario. Per tale motivo il Festival di questo anno è dedicato alle infrastrutture e per questo abbiamo chiesto la partecipazione del Governo e di autorevoli stakeholder.
Questa mattina, dopo gli interventi del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e del Ministro per il Sud, gli Affari Europei e il PNRR, Raffaele Fitto, si son tenute due importanti tavole rotonde. Una dedicata alle grandi Infrastrutture motore del Paese e l’altra dedicata alle grandi manifestazioni internazionali.
L’esperienza dimostra che la realizzazione di un evento di grande richiamo internazionale su un singolo territorio ha un impatto positivo per l’intero Paese. Le manifestazioni internazionali sono grandi attrattori di interesse. Una finestra che si estende ben al di là della durata dell’evento e che apre grandi opportunità.
Abbiamo la fortuna di essere uno dei Paesi più visitati per le nostre ricchezze culturali e paesaggistiche e per il buon vivere che offriamo. Si tratta di un’eredità da rispettare che dobbiamo valorizzare. Ma in un contesto di crisi economica internazionale, di sofferenza del tessuto imprenditoriale e sociale, dobbiamo avere il coraggio di osare di più, puntando sulle grandi scelte strategiche come la candidatura di Expo Roma 2030, come ha detto il Presidente Fedriga questa mattina, che sosteniamo.
E dobbiamo anche avere il coraggio di dare fiducia ai territori e alle istituzioni che li rappresentano perché le alleanze creano il vero valoreL’esperienza della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha testimoniato in questi anni ancor più la capacità di fare sintesi delle differenze. E ha dimostrato che, quando è necessario operare per il bene comune, non vi sono ostacoli di opinioni e appartenenze politiche. Per questo, rappresentiamo un interlocutore affidabile per il Governo e anche per gli stakeholder sui territori. È nostro compito, infatti, ascoltare e cogliere le opportunità che loro stessi ci suggeriscono.  
Il dibattito dei Tavoli di questo pomeriggio è dedicato al tema delle infrastrutture in tutte le sue declinazioni: grandi opere, porti, logistica, trasporti, sistema idrico, digitalizzazione, infrastrutture della conoscenza, sanità, sociale e del lavoro.
Ciò che a mio avviso non dobbiamo perdere di vista nello sviluppo del dibattito e nelle scelte strategiche che compiamo è l’obiettivo della perequazione a garanzia dei diritti di cittadinanza di tutti i cittadini.
La perequazione e gli interventi per colmare i divari di sviluppo presenti nel nostro Paese non possono essere perseguiti da un unico soggetto ma devono prevedere l’apporto di tutti gli attori istituzionali. Le infrastrutture sono la dorsale di un Paese unito e moderno e devono essere la priorità di tutti i livelli di Governo.
Non esiste sviluppo se qualcuno dei nostri concittadini è lasciato indietro. Il perdurare delle disparità fra i territori non solo non garantisce il pieno diritto di cittadinanza ma continua a rappresentare il principale ostacolo al progresso e un intralcio alla coesione sociale.
Desidero a questo punto ringraziare tutti gli autorevoli stakeholder che hanno accettato di partecipare al dibattito dei nostri tavoli e che con noi accettano le sfide che ci apre il futuro. 
E sul futuro desidero concentrare le conclusioni del mio intervento.
Lo scenario globale in cui stiamo vivendo è uno scenario complesso che, come amministratori pubblici, ci troviamo a governare. Crisi climatica e disastri ad essa connessi, crisi economico sociali, per lo più aggravate dalla guerra in corso, crisi della comunità globale, per shock in parte non prevedibili e per l’estrema povertà di una parte del mondo.
C’è un preoccupante fenomeno a livello nazionale che deve unire i nostri sforzi. Mi riferisco all’aumento della emigrazione giovanile. L’ISTAT in un recente rapporto ha evidenziato la significativa ripresa dell’emigrazione dei giovani non solo del Mezzogiorno e non solo all’interno del nostro Paese. Molti giovani emigrano all’estero, sintomo di una scarsa attrattività dell’Italia nello scenario internazionale. È necessario invertire questa tendenza insostenibile di fuga del nostro capitale umano.
Vi saluto, pertanto, con l’auspicio che i nostri sforzi possano restituire il desiderio ai giovani di investire con noi nel nostro amato Paese perché, quando coinvolgi i giovani in un grande progetto, la comunità riparte e ridiventa accettabile ogni sacrificio.
Vi aspetto a settembre 2024 in Puglia, dove ospiteremo la terza edizione del Festival delle Regioni, facendo tesoro di quanto emergerà in questi giorni e di quanto realizzeremo nel prossimo anno. Buon lavoro.

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( red / 06.10.23 )

Intervento finale di Massimiliano Fedriga davanti alla Meloni

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L'Italia delle Regioni: le proposte

Torino, 3 ottobre - Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome

(Regioni.it 4541 - 06/10/2023) L’ITALIA DELLE REGIONI - II FESTIVAL DELLE REGIONI
Intervento finale del Presidente Fedriga
“LE PROPOSTE DELLE REGIONI PER L’AMMODERNAMENTO DEL PAESE”

Torino, 3 ottobre 2023
Signor Presidente,
a nome mio e di tutti i Presidenti delle Regioni e Province autonome, desidero manifestarLe la nostra gratitudine per aver accettato l’invito a partecipare al secondo Festival delle Regioni e delle Province autonome: L’Italia delle Regioni.
Un’iniziativa - quella a cui oggi Lei prende parte - che si svolge in luoghi che sono stati protagonisti dell’unità nazionale.
In continuità con la prima edizione inaugurata lo scorso dicembre a Milano, il Festival costituisce un’occasione preziosa di ascolto e di confronto attraverso il quale il sistema delle Regioni intende portare il proprio contributo per accompagnare le grandi trasformazioni del Paese.
Il Festival è anche un’occasione per dare concretamente attuazione ai principi di leale collaborazione radicati nel nostro ordinamento quale regola aurea del dialogo fra i livelli di governo.
Il confronto che abbiamo voluto organizzare in questa edizione del Festival ha posto al centro il tema delle “Infrastrutture” nelle sue diverse declinazioni: dallo sviluppo economico, alla difesa del territorio, dal welfare alla conoscenza, dall’attrazione dei talenti, alla internazionalizzazione dei territori.
“Infrastrutture” la cui realizzazione non può prescindere da un’adeguata e continua collaborazione tra Stato ed Enti territoriali giacché esse influenzano la produttività dell'intero sistema economico, le scelte di localizzazione delle imprese sul territorio, la vita sociale dei cittadini.
Le Regioni sono consapevoli che l’Italia sarà più sostenibile ed equa se saprà rafforzare le infrastrutture materiali e immateriali strategiche per il nostro Paese nel segno della sostenibilità economica, sociale e ambientale, ma anche tecnologica, al fine di non dipendere nelle filiere produttive strategiche da paesi terzi che rischiano di detenere le chiavi del nostro sistema produttivo e del nostro sviluppo.
Un obiettivo, questo, che vogliamo perseguire accanto al Governo, collaborando alla realizzazione della transizione ecologica, energetica e digitale, sfruttando la fondamentale leva dei fondi del PNRR e della Programmazione europea ‘21-‘27.
Se infatti le transizioni ecologica ed energetica sono un’urgenza per la salvaguardia del nostro Pianeta, la transizione digitale è necessaria per semplificare e rendere più efficienti i servizi, migliorare il rapporto tra cittadini e istituzioni e trainare l’innovazione del Paese.
Consapevoli della complessità delle tematiche da affrontare, siamo arrivati a questo secondo appuntamento attraverso un percorso di accompagnamento che ha visto il coinvolgimento degli attori regionali e di molti stakeholders che hanno messo a disposizione contributi e riflessioni su come potenziare le infrastrutture dell’Italia.
Nel corso del Festival sono stati affrontati i temi legati al ruolo che le Regioni svolgono nel contesto nazionale ed europeo e ai possibili sviluppi, alla luce della delicata e
impegnativa fase che il nostro Paese sta attraversando, come dimostrano anche i dati del rapporto elaborato da Ipsos presentato nel corso della giornata di ieri.
Per sostenere queste riflessioni abbiamo richiesto anche il contributo dei giovani attraverso la promozione di un concorso per idee. Hanno partecipato giovani dai 18 ai 28 anni di tutta Italia, inviando i loro contributi. E’ stata un’occasione utile per avere una diversa prospettiva delle priorità e delle necessità dei nostri cittadini e dei giovani in particolare.
Il confronto, a cui hanno partecipato anche autorevoli esponenti del Governo - che ringrazio - si è articolato su cinque tavoli tematici che, a partire dalle sfide che dovrà affrontare l’istituzione regionale, hanno messo in luce alcune proposte utili ad adeguarne, conseguentemente, l’azione politica ed amministrativa
Proposte, Signor Presidente, che vorrei ora illustrarLe.
Il tavolo dedicato allo sviluppo ha affrontato la questione della perequazione infrastrutturale tra territori e tra città e aree interne.
Occorrerà realizzare i grandi corridoi europei che costituiranno l’occasione per una più capillare infrastrutturazione delle diverse aree regionali.
Lo sviluppo dovrà essere accompagnato da processi di rigenerazione urbana e dal potenziamento dei collegamenti tra aree interne e aree metropolitane e, all’interno di quest’ultime, tra le periferie e il centro, rilanciando ed implementando i servizi del trasporto pubblico locale.
Occorre investire in infrastrutture -materiali e immateriali- moderne e sostenibili, migliorare la qualità di vita e aumentare la competitività del sistema economico, globale e delle comunità locali. Ciò contribuirà a sviluppare l’incentivazione dell’industria turistica che, insieme al patrimonio naturalistico e culturale, rappresentano un asset fondamentale per l’economia del nostro Paese.
Non dobbiamo dimenticare il tema della difesa del territorio.
È necessario realizzare opere e interventi che proteggano i beni e le persone da eventi improvvisi e catastrofici accompagnando l’adattamento dell’intero sistema produttivo, in particolare di quello agricolo, ai radicali mutamenti climatici.
L’esigenza di politiche di “adattamento operoso” per la gestione dei rischi climatici deve essere il nostro obiettivo.
La questione impone anche la revisione dei modelli di gestione della risorsa idrica non solo nell’ottica delle attività legate all’agricoltura, ma anche di quelle connesse alla produzione di energia idroelettrica e al consumo umano.
Revisione che costituisce una delle più grandi sfide che siamo chiamati ad affrontare sia per la quantità e complessità degli interventi sia per la rilevanza delle risorse da impiegare.
Come ha rilevato l’Istat in occasione di una recente audizione parlamentare, dal 2021 ad oggi, l’aumento dei costi per la realizzazione delle infrastrutture materiali ha visto un incremento dei prezzi superiore di 12 punti percentuali, determinando un ulteriore aggravio alle difficoltà realizzative che purtroppo connotano il nostro Paese, anche a causa della complessità del tessuto normativo.
La realizzazione della transizione energetica, oltre a beneficiare il nostro Paese di una maggiore autonomia dall’approvvigionamento estero, può essere una potente leva di sviluppo per la nostra economia.
È urgente rimuovere gli ostacoli esistenti all’effettiva e rapida realizzazione delle opere, soprattutto quelle di carattere strategico.
Per questo motivo, Signor Presidente, le Regioni rinnovano la propria disponibilità a lavorare con il Governo per la realizzazione degli investimenti prioritari del PNRR e sono pronte a collaborare per una nuova stagione di politiche di semplificazione.
Signor Presidente è importante poter intervenire, soprattutto per quanto riguarda gli interventi strategici, in una revisione delle norme di natura penale, in particolare per quelle di natura ambientale. L’eccesso normativo su questo fronte ha portato a un percorso che ha favorito la burocrazia difensiva che si traduce in molti casi in un immobilismo.
Centrale è l’esame svolto sulle infrastrutture dedicate alla tutela della salute: nessun altro “bene collettivo” o “infrastruttura” cui è dedicato il Festival ha valore “fondamentale” come la salute.
La discussione ha posto in evidenza come i divari non possano essere attribuiti esclusivamente alla capacità amministrativa dei singoli Enti. Il tema è molto più complesso e va adeguatamente approfondito.
Occorre grande senso di responsabilità per condividere le necessità e pervenire alla riscrittura di un “Patto per la Salute”.
È emersa la difficoltà di rispondere alla duplice sfida dell’invecchiamento e della cronicizzazione, che genera un incremento di consumi sanitari e una strutturale trasformazione della domanda di prestazioni in termini di assistenza domiciliare e prossimità.
Per questo occorre investire su una sanità più vicina al cittadino, costruendo le prestazioni sul paziente, incrementando la prevenzione, intervenendo, dunque, sul rafforzamento dell’assistenza domiciliare, della telemedicina e dell’assistenza da remoto.
Sono necessarie, Signor Presidente, azioni per ridisegnare, innovare e perequare le infrastrutture per la salute rendendole in tutto il territorio nazionale all’altezza delle grandi trasformazioni demografiche, sociali, sfruttando le nuove tecnologie anche per superare i principali gap infrastrutturali.
Ma la modernizzazione del Paese, per affrontare il futuro prossimo, richiede donne e
uomini preparati a raccogliere le sfide che si presenteranno e un intervento deciso volto a colmare i divari di genere, generazionali e territoriali quali obiettivi trasversali.
Il dibattito svolto ha evidenziato come il tema degli investimenti sulle “persone”, sui talenti e sulle competenze sia strategico per l’ammodernamento del Paese.
Soprattutto appare centrale la necessità dei sistemi territoriali di attrarre talenti e formare competenze, capacità che non dipende solo dalle caratteristiche del tessuto produttivo, ma anche dalla qualità complessiva degli standard di vita sociale e culturale, dei sistemi di servizi: contesti urbani vivibili, reti tecnologiche e servizi al cittadino efficienti, amministrazioni pubbliche in grado di corrispondere tempestivamente alla tutela dei diritti, retribuzioni adeguate alle professionalità.
L’attrazione dei talenti appare fondamentale in un Paese come il nostro, caratterizzato da un saldo demografico negativo con una popolazione destinata a invecchiare nei prossimi decenni.
E, in questa prospettiva, le Regioni, possono svolgere un’importante funzione di promozione delle politiche al fine di governare le transizioni investendo sulle nuove competenze per preparare i nuovi lavori di domani.
Siamo consapevoli che occorre investire sulla formazione come intervento che accompagna tutto il percorso di crescita della persona.
In questo contesto, Signor Presidente, stiamo lavorando con il Governo per definire una nuova offerta formativa, investendo sull’orientamento dei giovani a partire dalla scuola, potenziando gli Istituti Tecnici e di Formazione Superiori.
Un’“infrastruttura della formazione”, infatti, costituisce il canale privilegiato di ingresso nel mondo del lavoro.
Stiamo assistendo a un positivo aumento dell’occupazione. Si tratta di un segnale importante rispetto al quale non dobbiamo abbassare la guardia.
L’attrazione dei talenti è una leva per l’internazionalizzazione dei territori. Tema quest’ultimo, ampiamente discusso nel tavolo dedicato.
Welfare, talenti, qualità ambientale, dotazione e adeguatezza di reti per la mobilità di persone, merci, dati, conoscenza, sono condizioni che, pur ponendosi su piani differenti, sono tutte necessarie per la competitività delle imprese sui mercati e per la capacità dei territori di attrarre capitali.
Signor Presidente, grazie al contributo di tutti coloro che hanno partecipato ai lavori di queste giornate, abbiamo maturato ancor di più la consapevolezza del ruolo che, come Regioni, possiamo svolgere per costruire una nuova generazione di beni collettivi e infrastrutture corrispondenti ai fabbisogni dei nostri territori.
Le Regioni sono la “piattaforma della coesione sociale” e costituiscono una risorsa per la crescita e competitività del Paese.
Per questo lo scorso anno abbiamo voluto procedere alla sottoscrizione dell’Intesa di Istituzionalizzazione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, al fine di rafforzare il Patto di collaborazione tra noi Presidenti per ricercare soluzioni condivise al di là delle differenziazioni politiche e territoriali.
Una collaborazione che abbiamo rafforzato nel corso di questi mesi ma che è frutto di una storia lunga quarantadue anni improntata alla condivisione, al confronto e alla individuazione delle migliori politiche.
Una collaborazione che vogliamo oggi rinnovare, offrendoLe il nostro contributo anche in vista delle difficili sfide che il Governo dovrà affrontare nei prossimi mesi a partire dalla prossima legge di bilancio 2024.
Su questo, Signor Presidente, sono a proporLe un metodo di lavoro caratterizzato dalla individuazione condivisa degli interventi necessari e prioritari di competenza regionale.
Tra i temi evidenzio in primo luogo la sanità.
Sanità, per la quale ormai tutti chiedono un incremento del finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale, per migliorare la qualità delle prestazioni erogate e l’efficienza del sistema nel suo complesso, per andare incontro alla domanda e ai nuovi bisogni di salute e con l’obiettivo di realizzare un progressivo allineamento con i principali Paesi europei.
Occorre prevedere interventi per dare attuazione alla riforma della medicina territoriale, alla valorizzazione delle professioni sanitarie, al rafforzamento del ruolo delle farmacie.
Una valorizzazione economica e professionale del “capitale umano” è necessaria e non più rinviabile. Occorre superare gli attuali vincoli normativi e sostenere con misure urgenti di fidelizzazione del personale la sfida del mercato del lavoro globale.
Un ulteriore investimento andrà fatto per l’ammodernamento del trasporto pubblico locale, al fine di garantire il diritto alla mobilità dei cittadini in tutte le aree del Paese, non solo nelle grandi città ma anche nelle aree disagiate ed interne.
Così come, occorre sviluppare misure per consentire la transizione ecologica ed energetica e la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Centrale, resta la questione – trasversale - degli investimenti, soprattutto alla luce dell’attuale scenario economico, che nonostante presenti segnali di ripresa, resta caratterizzato da una domanda mondiale in calo, da elevata incertezza e condizioni finanziarie meno favorevoli per famiglie e imprese.
Abbiamo la piena consapevolezza che queste proposte non potranno trovare completa ed esaustiva risposta in pochi mesi, ma è necessario iniziare un percorso che guarda ai prossimi anni. Un modello che superi una prassi, che spesso si è utilizzata nel nostro Paese, ovvero una programmazione di corto respiro utile nell’immediato ma non in grado di costruire una prospettiva. Per questo dobbiamo tutti renderci conto che le
risorse a disposizione sono limitate e per questo è necessario programmare e iniziare la via che ci porti agli obiettivi prefissati, senza che nessuno strumentalmente possa chiedere tutto e subito, ma lavorare ad un impegno reciproco che dia, anche in tempi più lunghi, le necessarie garanzie.
L’Europa non deve trovarsi più sola ad affrontare le crisi causate da shock globali come la pandemia, la crisi energetica, la guerra in Ucraina e la gestione di rilevanti flussi migratori: sfide sovranazionali che hanno richiesto e richiederanno per il futuro unità di intenti e ingenti investimenti.
Noi siamo pronti a fare la nostra parte con senso di responsabilità istituzionale accanto al Governo in un dialogo costante e costruttivo che definisca una progettualità a lungo termine anche di tipo finanziario.
Progettualità che dovrà garantire il rilancio economico e culturale del nostro Paese per consegnarlo, migliorato, alle giovani generazioni.
Abbiamo di fronte sfide ed obiettivi ambiziosi che richiedono impegno e responsabilità a tutti i livelli istituzionali.
Riteniamo importante considerare il valore dell’autonomia e il contributo delle migliori esperienze che i nostri territori possono già vantare.
Sia certo, Signor Presidente, che il Governo avrà da parte delle Regioni la più ampia collaborazione per mettere in campo tutte le misure e le azioni dirette allo sviluppo e all’ammodernamento del Paese.

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( red / 06.10.23 )
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