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Regioni.it

n. 4594 - giovedì 9 maggio 2024

Sommario3
- Audizione Regioni su governance UE
- Nuova governance Ue: Corte dei conti rileva taglio risorse
- Ufficio parlamentare di bilancio: nuove regole Ue agli enti territoriali operazione complicata
- Def 2024: parere in coordinamento Finanza pubblica
- Agricoltura: decreto legge per affrontare emergenze
- Festival dello Sviluppo sostenibile

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Audizione Regioni su governance UE

(Regioni.it 4594 - 09/05/2024) Audizione sulla riforma della governance economica europea della Conferenza delle Regioni davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato. Si tratta dell’indagine conoscitiva parlamentare in merito alle prospettive di riforma delle procedure di programmazione economica e finanziaria e di bilancio.
Giancarlo Righini (Assessore Regione Lazio), Coordinatore vicario della Commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni, ha sottolineato che “la dimensione locale e regionale non è considerata nella nuova governance Ue, – spiega Righini – poiché si basa solo su criteri nazionali. Quindi è sempre più indispensabile prevedere un coordinamento sulle regole per gli equilibri di bilancio, al fine di non pregiudicare i livelli degli attuali trasferimenti alle Regioni e la sostenibilità dei livelli delle prestazioni essenziali.
Si deve, inoltre, tener conto del fondamentale contributo fornito sinora dalle Regioni al miglioramento della finanza pubblica nel corso degli anni. Dal 2009 al 2022, infatti, le Regioni hanno ridotto la spesa primaria del 14%, mentre quella delle Amministrazioni centrali è aumentata del 73%. Questo in un contesto in cui la spesa primaria delle Regioni ha sempre meno peso sull’intero complesso della spesa pubblica”.
Righini, inoltre, ricorda come il rispetto annuale degli obiettivi di pareggio sia ancora più apprezzabile alla luce del notevole contributo regionale in termini di miglioramento dei saldi di finanza pubblica negli anni dal 2010 ad oggi e che “la Corte costituzionale afferma che i tagli agli enti territoriali avvengono in modo temporaneo e transitorio. Pertanto, serve un giusto equilibrio nell’applicare le regole della nuova governance Ue, inserendole nel contesto dell’attuale finanza pubblica. Si rispetti sia la spesa regionale che le norme in vigore sull’indebitamento, in modo da favorire gli investimenti sul territorio”.
“Riteniamo quindi - spiega Righini - che l’adozione anche a livello territoriale di un sistema fondato sul tetto di spesa sia impraticabile, anche alla luce dei risultati raggiunti. Pertanto, la regola della Spesa netta della nuova Governance UE deve essere inserita nel contesto delle regole di finanza pubblica attualmente in vigore per gli enti territoriali, ed essere proporzionata alla percentuale di spesa che rappresentano. Altrimenti i tetti di spesa primaria sarebbero anacronistici se applicati a enti che già rispettano gli equilibri di bilancio.
Non creiamo nuove regole di spesa che complichino la situazione contabile degli enti territoriali e il loro effettivo apporto agli equilibri di finanza pubblica. La variabile più semplice e indicativa da osservare deve essere proprio quella del rispetto degli equilibri di bilancio”.
 
Dal canale YouTube della Conferenza delle Regioni: Indagine conoscitiva governance economica europea: audizione Conferenza Regioni





( gs / 09.05.24 )

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Nuova governance Ue: Corte dei conti rileva taglio risorse

(Regioni.it 4594 - 09/05/2024) “Il concorso che, come nel caso delle regioni, opera nelle more dell’adozione delle nuove regole di governance europea, si configura come taglio di risorse ai trasferimenti da erogare dal bilancio dello Stato, quantificato per ciascun ente in misura proporzionale alla spesa corrente al netto della missione 12 (diritti sociali e politiche della famiglia), delle risorse ricevute per attuazione del PNRR e di quelle nazionali relative ad alcuni specifici programmi di investimento". E' quanto evidenzia in Audizione della Corte dei conti davanti alle Commissioni congiunte Bilancio della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle prospettive di riforma delle procedure di programmazione economica e finanziaria e di bilancio relative alla riforma della Governance economica europea”.
La Corte dei conti afferma che “appare in primo luogo abbastanza plausibile prevedere che gli attuali vincoli di coerenza tra la sessione di bilancio e gli impegni assunti a livello europeo rimangano in tutta la loro cogenza, al di là di singoli interventi correttivi sulle varie normative, in riferimento ai richiami a tal riguardo tanto della legge n. 243 del 2012 quanto della legge n. 196 del 2009. Ciò ovviamente tenendo conto della modifica dei documenti di riferimento, come prima accennato, in un contesto in cui comunque permangono – all’interno del Piano – oltre che la nuova regola della spesa, i vincoli quantitativi riferiti ai saldi di bilancio ed al debito”.
La nuova governance europea, secondo la Corte, "renderà necessario arrivare ad una compiuta definizione sia delle risorse necessarie per i livelli essenziali di assistenza sia, anche nei riguardi di eventuali riforme della autonomia differenziata, una compiuta ed attenta valutazione delle risorse. Proprio perchè i cambiamenti che questi possono comportare nel volume delle risorse gestite dalle regioni, in primis, ma anche dalle amministrazioni locali comporteranno la costruzione di un meccanismo di compartecipazione al controllo della spesa molto più compelsso". "Quindi - secondo la Magistratura contabile - il punto fondamentale è quello da un lato di arrivare ad una più compiuta definizione del federalismo fiscale, dando le risorse necessarie alle amministrazioni, dall'altro definire attentamente i fabbisogni per i diritti civili a tutti i livelli di governo".
L'attenzione sui LEA e la quantificazione delle risorse nel caso di autonomia differenziata sono due elemnti fondamentali per poter governare e coinvolgere le amministrazioni nel controllo della spesa".
La Corte dei conti quindi aggiunge che “di fronte al nuovo impianto della regola fiscale europea che si basa sulla centralità dell’indicatore di spesa netta quale perno operativo del braccio preventivo, le opzioni per un ridisegno del concorso delle autonomie territoriali necessitano un’attenta ponderazione. La praticabilità dell’adozione anche a livello territoriale di un sistema basato su un tetto di spesa potrebbe risultare diversa tra enti territoriali.
La suprema Magistratura contabile pertanto rileva che “nel caso delle amministrazioni regionali e degli enti sanitari, i margini di manovra sembrano particolarmente ridotti. E questo a ragione della rilevanza della spesa sanitaria in capo ai bilanci regionali e al conseguente meccanismo di definizione dei Fabbisogni sanitari nazionali standard per la garanzia dei Livelli essenziali di assistenza. La previsione di copertura con nuove entrate nel caso di eccedenze di spesa rispetto al programmato rappresenta, almeno per questa voce, un meccanismo di salvaguardia che ha consentito finora di mantenere la spesa entro i limiti previsti”.
Si afferma anche che “il concorso che opera nelle more dell’adozione delle nuove regole di governance europea (come espressamente indicato dal legislatore anticipando un chiaro orientamento a favore del coinvolgimento delle autonomie territoriali in quelli che saranno i nuovi obiettivi di finanza pubblica), si configura come riversamento che le regioni devono operare al bilancio dello Stato, quantificato per ciascun ente in misura proporzionale agli impegni di spesa corrente al netto della missione 12 (diritti sociali e politiche della famiglia) e della missione 13 (tutela della salute). L’intervento, quindi, mira a determinare una compressione della spesa corrente e rimette alla piena autonomia di ciascuna amministrazione l’individuazione delle singole voci su cui conseguire risparmi, salvaguardando l’area delle politiche assistenziale e sanitaria. Il percorso avviato in via provvisoria presenta quindi elementi che potrebbero essere tenuti in considerazione anche nella messa a punto della regola definitiva”.
"Come emerge dalle stime del Def 2024, per l'Italia la concreta attuazione della riforma richiederà sforzi significativi, specie dopo la fase 2025-2027, connotata da elementi di transitorietà. L'auspicio è che a livello europeo cresca, nei prossimi anni, la consapevolezza che la governance economica dell'Ue dovrà anche contribuire a rispondere alle difficili sfide connesse alle crisi in atto (climatica, energetica, geopolitica, ecc.) e alle relative implicazioni in termini di maggiori investimenti per la produzione di beni pubblici europei". Ad affermarlo è la Corte dei Conti nel corso dell'audizione parlamentare in merito all'indagine conoscitiva in materia di governance economica europea. "Per il pieno successo del processo riformatore è ora necessaria un'adeguata traslazione delle nuove regole negli ordinamenti nazionali", sottolinea la Corte dei Conti.

 

https://www.corteconti.it/HOME/StampaMedia/Notizie/DettaglioNotizia?Id=dd4ddc06-c09d-4d44-9995-767cc39a6ee3



( gs / 09.05.24 )

Audizione sulle implicazioni della nuova governance della UE sulle procedure nazionali di bilancio

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Ufficio parlamentare di bilancio: nuove regole Ue agli enti territoriali operazione complicata

(Regioni.it 4594 - 09/05/2024) "L'applicazione delle nuove regole europee al complesso degli enti territoriali è un'operazione complicata. In base alle regole attuali i singoli enti hanno l'obbligo di conseguire il pareggio di bilancio contabile, mentre il rispetto del saldo previsto dalla legge 243 del 2012, un saldo simile all'indebitamento netto rilevante ai fini delle regole di bilancio comunitarie, deve essere accertato non a livello di singoli enti ma piuttosto dell'intero sottosettore. Ne deriva che occorrerebbe assicurare il coordinamento tra le nuove regole e quelle contabili sul pareggio di bilancio. Su un piano più sostanziale sarà necessario assicurare che i vincoli sulla dinamica della spesa siano compatibili con il fabbisogno finanziario per lo svolgimento delle funzioni fondamentali e per l'erogazione dei Lep". Lo ha detto Lilia Cavallari, presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di riforma delle procedure di programmazione economica e finanziaria e di bilancio in relazione alla riforma della governance economica europea.
Gli obiettivi programmatici non indicati dal Def saranno resi noti "al più tardi entro il 20 settembre" anche se lo stesso Def contiene "obiettivi in linea con il piano settennale" di bilancio. Lo ha detto Lilia Cavallari, presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sulla nuova governance Ue. "La mancanza di indicazione del programmatico è motivata dall'imminente revisione delle regole e quindi dall'imminente predisposizione di un quadro programmatico di bilancio". "Il Def in futuro non potrà rivedere gli obiettivi programmatici - ha aggiunto - a meno che non ci siano circostanze eccezionali. Il documento dovrà dare conto di dove si è rispetto agli obiettivi programmatici e cosa fare (quali entrate e quali spese) per rispettare il programma". In particolare sulle "emergenze non così rare (ad esempio quelle climatiche) servirà un cambio di passo. Si richiede ai documenti di dare conto in maniera programmatica e il primo passo è una ricognizione delle spese per eventi di questo tipo. Ora non è stata ancora fatta. Dalla ricognizione storica si passerà ad inserire fondi dedicati nel bilancio. Se l'una tantum si verifica regolarmente va inserita la componente sistematica e va inserita nella programmazione pluriennale".
Le regole attuali, cioè quelle stabilite con la riforma della governance Ue, "richiederebbero un minore aggiustamento rispetto alle regole previgenti, soprattutto nel medio termine. L'evoluzione a legislazione vigente dell'indebitamento netto in rapporto al Pil riportata nel Def per il triennio 2025-27 appare coerente con le indicazioni dell'accordo finale sul quadro di regole della Ue in entrambi gli scenari", dichiara Lilia Cavallari, presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. "Da un confronto realizzato dall'Upb tra gli effetti delle precedenti regole di consolidamento dei saldi di bilancio, che richiedevano la convergenza all'obiettivo di medio termine, e le nuove, che consentono un aggiustamento pluriennale su sette anni, emerge come queste ultime prevedano un aggiustamento annuale uguale o inferiore e che inoltre le regole previgenti avrebbero stabilito ulteriori aggiustamenti anche dopo il 2031, fino al raggiungimento dell'obiettivo di medio termine".

https://www.upbilancio.it/audizione-sulle-implicazioni-della-nuova-governance-della-ue-sulle-procedure-nazionali-di-bilancio/

 



( gs / 09.05.24 )

Documento Conferenza Regioni del 2 maggio

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Def 2024: parere in coordinamento Finanza pubblica

(Regioni.it 4594 - 09/05/2024) La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome nella seduta del 2 maggio, nel corso della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, ha rilasciato il parere sul Def, sul Documento di economia e finanza. Anche alla luce della nuova governance europea si ritiene necessario un coordinamento della nuova disciplina sulla “traiettoria della spesa netta” con la «Regola dell’equilibrio di bilancio per le amministrazioni territoriali» e le regole sull’indebitamento attualmente in vigore (per gli enti territoriali solo per investimenti) anche per non pregiudicare i livelli attuali dei trasferimenti alle Regioni e alle Province autonome, nonché l’esercizio delle funzioni LEP soprattutto ove riconosciuto un sottofinanziamento anche a seguito dei lavori della Commissione Tecnica fabbisogni standard (es. finanziamento delle borse di studio universitarie) oltreché per l’applicazione delle Sentenze della Corte costituzionale (da ultima n.103/2018) che hanno chiarito che i tagli agli enti territoriali devono avvenire sulla base del principio di temporaneità e transitorietà delle misure di contenimento della spesa pubblica (a riguardo il D.lgs. 68/2011 prevede la riassegnazione dei tagli operati con il DL 78/2010 - tagli trasferimenti ex lege 59/1997- per 4,5 miliardi per l’esercizio delle funzioni che ancora permangono in capo alle Regioni).
 


POSIZIONE SUL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA 2024 (DEF)
- Parere, ai sensi dell’articolo 7, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196 e successive modificazioni, sul Documento di Economia e Finanza 2024 (DEF) e relativi allegati
Punto 1) O.d.g. Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica 
Come ormai accade da alcuni anni, la Conferenza delle Regioni e Province autonome preliminarmente è chiamata a rendere il parere sul DEF scaduti i termini di legge e a documento già approvato dal Parlamento [1]
 
Lo scorso 10 febbraio è stato raggiunto l’accordo politico sulla nuova governance economica europea tra il Consiglio Ecofin, il Parlamento europeo e la Commissione europea.
Lo scopo principale della riforma è assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche, attraverso una riduzione graduale degli alti livelli di debito pubblico e rafforzare la crescita economica, in particolare promuovendo riforme e investimenti, anche necessari per affrontare le sfide comuni europee.
La riforma prevede la sostituzione del DEF con l’elaborazione di un Piano strutturale di bilancio di medio termine (Medium-term national fiscal structural plan) per definire un programma di riforme strutturali e investimenti pubblici e una traiettoria di spesa primaria netta che assicuri un profilo discendente del rapporto debito/PIL e un disavanzo nominale delle Amministrazioni pubbliche al di sotto del 3 per cento del PIL nel medio periodo.
 
Il Ministro dell’economia e finanze in Audizione alla V Commissione Bilancio Camera e Senato - Indagine conoscitiva sulle prospettive di riforma delle procedure di programmazione economica e finanziaria e di bilancio, in relazione alla riforma della governance economica europea - ha richiamato la necessità di una revisione della legge rinforzata (n. 243 del 2012), in particolare nei primi Capi in cui ricalca il dettato dei regolamenti europei in corso di revisione, e della legge di contabilità e finanza pubblica (n. 196 del 2009) per potenziare gli strumenti esistenti al fine di migliorare il livello e la tempestività delle informazioni sui conti dei soggetti che fanno parte del perimetro delle amministrazioni pubbliche. Per questo dovranno essere individuate modalità tali da conciliare la nozione di “equilibrio di bilancio” dello Stato, punto di riferimento di un sistema che allarga il principio all’intera Amministrazione pubblica (primo comma degli articoli 81, 97 e 119 Cost.), con il rispetto del nuovo indicatore univoco, espresso in termini di spesa primaria netta. Al contempo, si dovranno trovare le modalità e le procedure in funzione delle quali “coinvolgere” Regioni, Enti locali e degli altri enti e soggetti inclusi nel perimetro delle Amministrazioni pubbliche, ai fini del conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, verificando anche gli impatti sulla disciplina vigente del coordinamento della finanza pubblica degli Enti territoriali, attualmente incentrata sul dettato dell’articolo 9 della legge n. 243 del 2012.
- Nell’ambito della revisione di queste leggi fondamentali per gli equilibri dei bilanci delle Regioni e delle Province autonome e per la salvaguardia delle risorse per lo svolgimento delle proprie funzioni, risulta ancor più importante il ruolo della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, in cui siedono rappresentanti di tutti i livelli di governo, per cui si chiede un ruolo propositivo e di impulso alla revisione della normativa.
- La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome chiede che le modalità di partecipazione degli Enti territoriali al conseguimento degli obiettivi stabiliti dalle nuove regole di bilancio europee siano declinate con il pieno coinvolgimento del Sistema delle Conferenze.
 
La nuova disciplina della governance europea di bilancio, che si basa su un’analisi di sostenibilità del debito dei singoli Stati membri e si occupa solo di regole di bilancio, non si accompagna a una riforma della governance fiscale dell’Unione anche ai fini del sostegno agli investimenti europei e nazionali e della spesa in beni pubblici comuni (incompletezza della riforma).
La dimensione locale e regionale non è considerata, dato che il rapporto debito/PIL e quello sul calcolo del deficit si basa unicamente su criteri nazionali.
 
Alla luce di queste considerazioni, la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ritiene necessario un coordinamento della nuova disciplina sulla “traiettoria della spesa netta” con la «Regola dell’equilibrio di bilancio per le amministrazioni territoriali» e le regole sull’indebitamento attualmente in vigore (per gli enti territoriali solo per investimenti) anche per non pregiudicare i livelli attuali dei trasferimenti alle Regioni e alle Province autonome, nonché l’esercizio delle funzioni LEP soprattutto ove riconosciuto un sottofinanziamento anche a seguito dei lavori della Commissione Tecnica fabbisogni standard (es. finanziamento delle borse di studio universitarie) oltreché per l’applicazione delle Sentenze della Corte costituzionale (da ultima n.103/2018) che hanno chiarito che i tagli agli enti territoriali devono avvenire sulla base del principio di temporaneità e transitorietà delle misure di contenimento della spesa pubblica (a riguardo il D.lgs. 68/2011 prevede la riassegnazione dei tagli operati con il DL 78/2010 - tagli trasferimenti ex lege 59/1997- per 4,5 miliardi per l’esercizio delle funzioni che ancora permangono in capo alle Regioni).
 
Poiché «Gli Stati membri potrebbero utilizzare indicatori alternativi ai fini del bilancio nazionale (ad esempio, il saldo strutturale), ma la sorveglianza di bilancio annuale a livello dell'UE verrebbe condotta esclusivamente utilizzando questo indicatore operativo unico e quindi il percorso di spesa.»   Comunicazione sugli orientamenti per una riforma del quadro di governance economica dell'UE COM (2022) 583 definitivo, le Regioni e le Province autonome ritengono che l’adozione anche a livello territoriale di un sistema fondato sul tetto di spesa sia impraticabile ma soprattutto inutile, alla luce dei risultati raggiunti e delle previsioni costituzionali nonché della giurisprudenza costituzionale:
- Le nuove regole non devono pregiudicare gli attuali principi di equilibrio di bilancio rispettati dagli enti territoriali secondo quanto previsto dal D.lgs118/2011 e dalla legge 243/2012 (responsabilità della propria spesa). Il pareggio è declinato con riferimento alla sola competenza potenziata molto vicino alla competenza economica richiesta dalle regole europee. A riguardo si ricordano:
- Sentenze della Corte costituzionale n. 247/2017 e n. 101/2018: interpretazione art. 9, della legge n. 243 del 2012, attuativo del principio costituzionale del pareggio di Bilancio;
- Le Circolari RGS n. 5/2020; n. 15/2022; n. 5/2023 e n.5/2024 tutte riguardanti le «Regole di finanza pubblica per gli enti territoriali: verifiche del rispetto degli equilibri di bilancio ex ante ed ex post ai sensi degli articoli 9 e 10 della legge 24 dicembre 2012, n.243» ciascuna circolare per il biennio di riferimento.
- I tetti di spesa primaria sarebbero anacronistici se applicati a enti che già rispettano gli equilibri di bilancio e la regola dell’indebitamento solo per spese di investimento.
- Si auspica che non vengano create nuove regole di spesa che non farebbero che complicare e rendere poco trasparente la situazione contabile degli enti territoriali e il loro effettivo apporto agli equilibri di finanza pubblica.
- Si ritiene che il rispetto degli equilibri di bilancio sia la più «semplice variabile osservabile» Deliberazione n. 19/Sezaut/2019/INPR della Corte dei conti – Sezione autonomie.
Inoltre, si richiama la necessità di inserire nelle nuove regole il tema della proporzionalità dei contributi alla finanza pubblica sulla base della percentuale di spesa primaria che rappresentano come comparto.
 


( red / 09.05.24 )

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Agricoltura: decreto legge per affrontare emergenze

(Regioni.it 4594 - 09/05/2024) È stato approvato in Consiglio dei Ministri del 6 maggio il Decreto-legge Agricoltura, che intende portare avanti semplificazioni, controlli e risorse per affrontare le emergenze, regole certe a difesa degli agricoltori, bio regolatori e favorire le produzioni di eccellenza.
Tra le varie misure c’è il sostegno al credito delle aziende, sulla moratoria sui mutui, lo stanziamento di finanziamenti aggiuntivi per le produzioni di kiwi, ristori ai danni da peronospora e misure per affrontare e prevenire la Peste Suina e l'emergenza provocata dal Granchio Blu.
Si vuole inoltre regolamentare l'utilizzo dei pannelli fotovoltaici nel provvedimento sul rafforzamento delle imprese agricole, della pesca e di interesse strategico.
Il decreto-legge, infatti, introduce disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale.
Il provvedimento prevede interventi volti a sostenere il lavoro in agricoltura, contrastare le pratiche sleali, arrestare la diffusione della peste suina africana e la brucellosi, contenere la diffusione e la proliferazione delle specie alloctone come il granchio blu, razionalizzare la spesa, migliorare l’efficienza del Sistema informatico agricolo nazionale (SIAN) e rafforzare i controlli nei settori agroalimentare e faunistico-venatorio. Inoltre, contiene misure per contrastare la scarsità d’acqua e potenziare le infrastrutture idriche e per assicurare la continuità produttiva del complesso aziendale dell’ex ILVA.
Le norme introdotte prevedono, tra l’altro:
  • la sospensione della parte capitale della rata dei mutui o dei finanziamenti a favore delle imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura che abbiano subito una riduzione di fatturato;
  • la rimodulazione della disciplina del credito d’imposta, riconosciuto per il 2024, a favore delle imprese attive nel settore della produzione primaria di prodotti agricoli o in quello della pesca e dell’acquacoltura, che effettuano l’acquisizione di beni strumentali destinati a strutture produttive ubicate nella zona economica speciale (ZES) unica;
  • l’ampliamento dei soggetti destinatari di alcune agevolazioni contributive a favore dei datori di lavoro agricoli che operano nelle zone colpite dalle alluvioni del 2023;
  • la definizione delle voci del trattamento economico spettante agli addetti al controllo e alla disciplina delle corse ippiche e delle manifestazioni del cavallo da sella;
  • la facoltà, per le imprese agricole colpite dalla “moria del kiwi”, di accedere agli interventi del Fondo di solidarietà nazionale;
  • modifiche alle norme sul contrasto alle pratiche commerciali sleali e l’autorizzazione alla spesa di 3 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026, al fine di potenziare i sistemi informatici dell’ISMEA;
  • l’introduzione del divieto di installazione di nuovi impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra e di aumento della estensione di quelli già esistenti, nelle zone classificate come agricole dai piani urbanistici, fatti salvi gli impianti finanziati nel quadro dell’attuazione del PNRR, quelli relativi a progetti di agrovoltaico e quelli da realizzare in cave, miniere, aree in concessione a Ferrovie dello Stato e ai concessionari aeroportuali, aree di rispetto della fascia autostradale, aree interne ad impianti industriali;
  • misure di contrasto alla peste suina africana come il potenziamento dell’utilizzo delle Forze armate e l’attivazione delle organizzazioni di volontariato di protezione civile iscritte nei rispettivi elenchi territoriali e disponibili nell’attività di contrasto al fenomeno;
  • misure di contrasto alla diffusione della brucellosi;
  • la nomina di un Commissario straordinario per il contrasto del fenomeno della diffusione e prolificazione della specie granchio blu;
  • maggiore continuità nell’esercizio delle funzioni di comando, alta direzione, coordinamento e controllo e nello svolgimento di compiti particolari e di elevata specializzazione in materia di tutela agroalimentare demandati all’Arma dei carabinieri;
  • modifiche ai criteri per l’individuazione delle guardie venatorie volontarie;
  • interventi finalizzati a garantire l’operatività del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
  • l’istituzione, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Dipartimento per le politiche del mare, con funzioni di coordinamento e in sostituzione dell’attuale Struttura di missione;
  • uno speciale procedimento di definizione degli interventi urgenti per far fronte alla crisi idrica;
  • la proroga al 31 dicembre 2050 delle concessioni d’uso relative alle opere e alle infrastrutture trasferite a Acque del Sud S.p.a., la quale può subentrare nei provvedimenti concessori di derivazione a uso potabile e irriguo delle opere e delle infrastrutture del demanio statale o regionale, in concessione agli enti che insistono nel territorio in cui opera la società;
  • una disciplina più favorevole per gli impianti di interesse strategico nazionale nell’ambito della normativa relativa al procedimento per la valutazione del “rapporto di sicurezza”;
  • un finanziamento pari a 150 milioni di euro, aggiuntivi rispetto alle somme già autorizzate ai sensi del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, per assicurare la tutela dell’ambiente, della salute e della sicurezza dei lavoratori e la continuità operativa degli stabilimenti industriali d’interesse strategico nazionale della ex ILVA S.p.a., già trasferiti all’amministrazione straordinaria della società Acciaierie d'Italia S.p.a.;
  • la possibilità di prorogare il termine ultimo di durata del programma delle amministrazioni straordinarie affittuarie di compendi aziendali della ex ILVA S.p.a. fino al termine ultimo di attuazione del Piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria e, comunque, sino alla cessione a terzi del compendio aziendale;
  • una disciplina specifica per il caso in cui sia necessario individuare l’affittuario delle imprese operanti nel settore dei servizi pubblici essenziali o che gestiscono almeno uno stabilimento industriale di interesse strategico nazionale e alle imprese del gruppo e ricorra una situazione di somma urgenza. La nuova disposizione consente di derogare alle disposizioni ordinarie, stabilendo che il contratto di affitto è risolutivamente condizionato alla vendita.


( red / 09.05.24 )

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Festival dello Sviluppo sostenibile

Dal 7 al 23 maggio in tutta Italia

(Regioni.it 4594 - 09/05/2024) Lo sviluppo sostenibile arriva con un festival itinerante, rinnovando l’appuntamento annuale con il Festival dello Sviluppo Sostenibile, che si svolge dal 7 al 23 maggio 2024 in tutta Italia.
L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) organizza il Festival insieme ai suoi Aderenti su un arco di 17 giorni, tanti quanti gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) previsti dall’Agenda 2030 dell’Onu, prevedendo il contributo di  tutti.
Il Festival è realizzato con la collaborazione dell’intera società civile. Sono centinaia le iniziative che si tengono in tutto il mese di maggio e in particolare nei 17 giorni della manifestazione, per discutere i temi al centro dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, legandoli alle grande sfide dell’innovazione, dello scenario economico, sociale e ambientale, nonché alle questioni geopolitiche, alle disuguaglianze tra Paesi e nei Paesi, con l’obiettivo di renderle vicine e interessanti per il grande pubblico, grazie al coinvolgimento di esperte ed esperti da tutti i settori e collaborazioni con stakeholder chiave.
 
Il Festival itinerante: le tappe degli eventi principali

Ad accompagnare le iniziative della società civile ci saranno gli eventi principali organizzati direttamente dall’ASviS, che faranno tappa in diverse città italiane e a Roma presso il Palazzo delle Esposizioni, “casa” di numerosi appuntamenti chiave sui singoli temi della sostenibilità. Il Festival itinerante quest’anno sarà contraddistinto dalle seguenti tappe:
- il 7 maggio, a Ivrea, ci sarà l'evento di apertura per portare avanti una riflessione sul ruolo che il settore privato deve svolgere nel favorire la transizione verso la sostenibilità, per illustrare gli ostacoli principali e individuare soluzioni concrete di integrazione;
- il 9-10-11 maggio, a Torino, nell’ambito del Salone del Libro si discuterà del contributo della cultura nel dibattito sulla sostenibilità;
- il 14-15 maggio, a Bologna, saranno approfonditi i temi della transizione ecologica, con particolare attenzione al ruolo delle città;
- il 17 maggio, a Milano, ci sarà un evento dedicato al ruolo dei territori per l’implementazione della strategia nazionale di sviluppo sostenibile; 
- il 21 maggio, a Palermo, si terrà un focus sui temi sociali;
- il 23 maggio, a Roma, si svolgeràla chiusura istituzionale.

Il contesto del Festival 2024

La nuova edizione sarà la prima dopo il “giro di boa” di metà percorso per l’Agenda 2030, firmata nel 2015 dai 193 Paesi dell’Onu inclusa l’Italia. Per tutto il mondo e per il nostro Paese sarà quindi necessario accelerare gli sforzi per compiere la transizione verso la sostenibilità. Rispondere a questa urgenza, ribadita con forza in occasione dell’SDG Summit del 2023 da parte dei Capi di Stato e di Governo di tutto il mondo, è importante anche per reagire alle numerose crisi che si sono succedute negli ultimi anni, incluse la pandemia e l’invasione russa dell’Ucraina, ma non solo.
In questo quadro, appare evidente che il progressivo indebolimento dei processi multilaterali, indispensabili per garantire la lotta al cambiamento climatico, rappresenti un problema serio, sia per l’attuazione dei 17 SDGs che per la definizione della nuova agenda di sviluppo globale che dovrà essere rinnovata in vista della scadenza del 2030. 
A questo proposito, a settembre 2024 si svolgerà il Summit sul Futuro promosso dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres. Questo sarà un appuntamento cruciale a cui tutti i Paesi, l’Unione europea e la società civile devono arrivare preparati, con proposte concrete e idee su cui sviluppare le politiche nei prossimi anni. Inoltre, a giugno si svolgeranno le elezioni del Parlamento europeo, che determineranno in che modo l’Unione perseguirà le ambiziose politiche sostenibili avviate nell’ultimo quinquennio, oltre alle elezioni amministrative in numerosi comuni italiani.
Il tema dell’urgenza vale anche per l’Italia, che dovrà da un lato dare concretezza alla riforma costituzionale degli articoli 9 e 41, con l’inserimento della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi tra i diritti costituzionali in un’ottica di giustizia intergenerazionale, e continuare a implementare il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), coerentemente anche con la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile aggiornata nel 2023.
Infine, l’Italia nel 2024 avrà la presidenza del G7, dovrà quindi assumere il ruolo di leadership del gruppo di Paesi più industrializzati del mondo, indirizzandone azione e impegni.

Consulta il sito dell'evento




( red / 09.05.24 )
Regioni.it

Il periodico telematico a carattere informativo plurisettimanale “Regioni.it” è curato dall’Ufficio Stampa del CINSEDO nell’ambito delle attività di comunicazione e informazione della Segreteria della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome

Proprietario ed Editore: Cinsedo - Centro Interregionale Studi e Documentazione
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