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Regioni.it

n. 3951 - lunedì 16 novembre 2020

Sommario
- Manovra: Governo su scostamento di bilancio e ristori
- Ordinanza del ministro Speranza: Campania e Toscana zone rosse, Marche, Emilia-Romagna e Friuli arancioni
- Convocata la Conferenza delle Regioni per il 17 novembre in seduta straordinaria
- Fedriga: trovare via responsabile alle chiusure
- Pandemia: in Abruzzo, Basilicata e Calabria nuove ordinanze
- L’impatto del Covid sulle Regioni e i percorsi per la ripresa: corso di alta formazione Cinsedo

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Ordinanza del ministro Speranza: Campania e Toscana zone rosse, Marche, Emilia-Romagna e Friuli arancioni

Le reazioni delle Regioni interessate

(Regioni.it 3951 - 16/11/2020) Nella sera di venerdì 13 dicembre, il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato l'ordinanza con cui ha istituito due nuove zone rosse, Campania e Toscana, e tre arancioni, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Marche. "So che stiamo chiedendo ancora sacrifici - ha scritto -, ma non c'è altra strada".
L'ordinanza - pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 14 novembre - ha suscitato diverse reazioni.
Il Presidente della Regione Friuli venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, intervenendo proprio sulla scelta del governo di classificare la regione da zona gialla a zona arancione relativamente al regime di misure anti Covid, ha deciso  "di ritirare l'ultima ordinanza regionale - siglata poche ore prima in maniera coordinata con Veneto ed Emilia-Romagna". Una scelta - ha spiegato - effettuata "alla luce di una scelta del Governo che penalizza in maniera ingiusta e per molti aspetti incomprensibile il Friuli Venezia Giulia".
Il rapporto di collaborazione - ha proseguito il Presidente - che si era rafforzato con l'Esecutivo nazionale nei giorni scorsi, anche sulla base degli indicatori oggettivamente in miglioramento sull'emergenza in Friuli Venezia Giulia, è stato disatteso "non da una scelta politica capace di valutare tutti i fattori in campo (salute, economia e lavoro), ma da un metodo di elaborazione incompreso persino dal gruppo tecnico-scientifico della Regione".
Anche per questo motivo Fedriga ha rrichiesto una convocazione della Conferenza delle Regioni al fine di avanzare in maniera
collegiale questa necessità di trasparenza, "che, se disattesa, rischia di violare il rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini".
Entrando nel tecnico il presidente friulano ha ribadito che sui parametri fondamentali (la capacità di ospedalizzazione in terapia intensiva e negli altri reparti Covid e l'indice Rt) il Friuli Venezia Giulia, anche sulla base di valutazioni di enti indipendenti, risulta essere una delle regioni meno in difficoltà rispetto a molte altre.
Da parte sua il vicepresidemnte con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, a seguito della decisione del Governo, ha parlato anche di un rischio di "demotivazione da parte di tutti coloro che si prodigano all'interno del Sistema sanitario regionale per fare in modo che i risultati del contrasto alla pandemia mantengano la regione all'interno di una valutazione complessiva coerente con la realtà".   Concludendo Fedriga, dopo aver fatto appello al senso di responsabilità dei cittadini nell'osservare le misure di prevenzione, ha rimarcato il concetto che non può essere un algoritmo a decidere sulle vite delle persone, "ma a farlo deve esserci un'istituzione capace di prendersi le responsabilità delle scelte, come ha fatto la Regione con l'ultima ordinanza restrittiva che però, di fronte allo sconcertante comportamento assunto dal Governo, non può - ha concluso - che essere ritirata".
Il presidente della Regione Toscana  Eugenio Giani, dopo la scelta del governo di dichiarare la Toscana in  zona rossa, ha pubblicato sulla sua pagina Facebook, un grafico, che riguarda tutte le regioni italiane,  sui nuovi casi positivi in rapporto al totale dei tamponi effettuati  nella settimana dal 9 al 15 novembre, e scrive: "Leggete questi dati.  La percentuale dei nuovi casi positivi sul totale dei tamponi  effettuati ci pone al 12º posto in Italia. Sorprende come in regioni  gialle e arancioni la percentuale sia ben più alta della nostra. Chi  oggi mi vorrebbe vedere subire senza esprimere amarezza e delusione la scelta di classificare rossa la Toscana si legga bene questo  grafico''.
“Il ministro Speranza mi ha chiamato per anticipare la notizia ufficiale che le Marche sarebbero passate, da domenica, da regione “gialla” a regione “arancione” – afferma il presidente Francesco Acquaroli –. Una classificazione che fino a giovedì non era prevista tantoché stavamo comunque già studiando una ordinanza anti-assembramento, che a questo punto, con le nuove disposizioni in vigore, diventa inutile. Il ministro Speranza mi ha spiegato che negli indicatori in loro possesso, riferiti alla settimana dal 2 all’8 novembre, confrontata con la settimana dal 26 ottobre all’1 novembre, si è registrato un incremento rispetto a quella ancora precedente che aveva valori molto bassi. Questa variazione ha creato un’allerta che ha determinato questa decisione. Credo che prima di chiudere una Regione all’interno dei propri comuni, i dati vadano analizzati a ragion veduta. Può esserci un contagio diffuso che cresce in maniera forte oppure dei focolai circoscritti che invece sono assolutamente sotto controllo.
A condannarci sarebbe stato l’indice Rt riferito alla sola scorsa settimana, pari a 1,55. Ma allora paradossalmente, l’Rt della settimana precedente, che era pari a 1,01, avrebbe dovuto darci la possibilità di riaprire tutto, e questo chiaramente non è avvenuto. Servirebbero maggiore buonsenso e concertazione quando si determinano decisioni che costringono un milione e mezzo di abitanti all’interno del perimetro dei propri comuni e stabiliscono la chiusura di decine di attività economiche.  Dispiace sicuramente veder ulteriormente compresse le nostre libertà e penalizzata la nostra economia, ma invito comunque a rispettare le misure previste dal Dpcm che avranno una validità di almeno due settimane, per garantire la salute pubblica e ridurre la pressione sul sistema sanitario”.
Il contesto epidemiologico della nostra regione risulta in questo momento in una fase di rallentamento della crescita progressiva dei casi positivi, e l’andamento dell’incidenza, ossia i nuovi casi giornalieri, nell’ultimo periodo risulta in una fase di stabilizzazione seppur con numeri totali elevati che risultano, oramai da una settimana, attorno ai 700 casi al giorno.
Gli indicatori che hanno determinato l’inserimento nella zona arancione si riferiscono al dato Rt e ad uno dei 21 indicatori monitorati, ossia quello che determina la “percentuale di tamponi positivi sul totale dei tamponi effettuati”.
Nel primo caso, è stato considerato il dato di Rt 1,55, che fa riferimento alla settimana dal 2 all’8 di novembre, l’ultima settimana monitorata, che il Governo pubblica solitamente il venerdì sera.
Nel secondo caso, il dato riferito all’indicatore che determina la “percentuale di tamponi positivi sul totale dei tamponi effettuati”, che si calcola su base settimanale, risulta pari al 30.8% (di solo 0.8% superiore al valore di riferimento che corrisponde al 30%).
Inoltre, nell’ultimo periodo il tasso di occupazione dei posti letto dedicati a pazienti Covid-19, anche se nell’ultima settimana è rimasto stabile, risulta superiore al 40%. Un dato che è continuamente monitorato e tiene alta l’attenzione.
In Emilia-Romagna è entrata comunque in vigore, fino a sabato 14 novembre, l’ordinanza regionale firmata giovedì dal presidente Stefano Bonaccini, condivisa con i presidenti di Veneto, Luca Zaia, e Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, d’intesa col ministro della Salute, Roberto Speranza. Il provvedimento contiene misure più restrittive che puntano ad evitare assembramenti e situazioni a rischio contagio.
Inoltre, l’Emilia-Romagna sarà in zona arancione, dopo la decisione del ministro Speranza sulla base del Dpcm del 3 novembre scorso, che divide il Paese in tre fasce di rischio (gialla, arancione, rossa): si applicheranno quindi ulteriori provvedimenti restrittivi e in caso di sovrapposizione a prevalere, e quindi essere applicate, saranno le misure maggiormente restrittive.
“L’ordinanza regionale è stata decisa in base all’aumento dei contagi e della situazione di forte pressione sulle strutture sanitarie- ha spiegato il sottosegretario alla presidenza della Giunta, Davide Baruffi- e quindi la necessità, sempre più impellente, di invertire la curva epidemica. Motivazioni tuttora più che valide: l’ordinanza è quindi confermata, contenendo misure che puntano a limitare al massimo situazioni di assembramento, nei centri storici come nei centri commerciali. Il provvedimento- prosegue- è stato deciso dal presidente Bonaccini insieme ai presidenti Zaia e Fedriga, essendo la lotta al virus un obiettivo che dovrebbe essere di tutti, che va al di là di confini politici e geografici. Dopodiché, la valutazione ieri dei parametri epidemiologici e sanitari effettuata dal Comitato tecnico scientifico e dal Governo, che pure il giorno precedente aveva condiviso e approvato la nostra ordinanza, ha portato a spostamenti fra le zone di rischio che sono dipesi, in alcuni casi, da scostamenti infinitesimali rispetto ai parametri monitorati, ma per tutte le Regioni il rischio è comunque passato da moderato a alto, confermando in pieno le ragioni che ci hanno spinto ad intervenire per la riduzione del contagio. Peraltro, va ricordato come nella nostra regione il valore di Rt - l’indice che misura il grado di trasmissibilità del virus - superiore a 1,5 che registravamo da più settimane ci aveva posto al limite della zona rossa. Il calo registrato negli ultimi sette giorni ha migliorato la situazione, ma non certo a sufficienza: la zona rossa resta tuttora una possibilità concreta e dobbiamo fare di tutto per evitarla e ritrovarci a dover adottare blocchi ancora maggiori. Per questo- ha concluso Baruffi- dobbiamo tutti quanti rispettare le regole. Non c’è spazio per polemiche o dispute sui colori nel momento in cui ogni territorio è in situazione critica. Serve il massimo di unità per uscire dall’emergenza. Sia comunque chiaro che non lasceremo sole le attività economiche colpite: le misure che ne limitano o sospendono l’esercizio non sono imputabili a loro ma alla necessità di aumentare il distanziamento; è dunque necessario che Stato, Regioni ed Enti locali allevano il peso che viene posto sulle loro spalle”. La Regione ha chiesto al Governo l’apertura di un tavolo di confronto per veder riconosciuti ulteriori ristori economici agli esercenti e agli operatori che dovranno limitare o sospendere l’attività in seguito all’ordinanza regionale. Fondi aggiuntivi rispetto alle misure di sostegno collegate alle restrizioni previste per le aree arancione e rossa. Inoltre, ha già deciso lo stanziamento di 10 milioni di euro dal bilancio regionale per integrare gli aiuti economici nazionali. “Saranno rivolti a bar, ristoranti, attività economiche colpite dall’ultimo Dpcm- sottolineano gli assessori Paolo Calvano (Bilancio) e Andrea Corsini (Commercio)- così come a taxisti e noleggio con conducente, oltre a palestre e piscine. Agiremo insieme ai Comuni, che potranno a loro volta stanziare ulteriori risorse, secondo un piano e modalità che definiremo nei prossimi giorni”.
Il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, intervenuto alla trasmissione "Che tempo che fa". ha ricordato  "Per la verità avevo proposto di mettere in zona rossa tutta l'Italia nel mese di ottobre. Oggi per noi va bene la linea del rigore".  De Luca ha spiegato che c'è stata "gente che in estate ha sottovalutato, non ha alzato un dito e ora sono diventati tutti rigoristi. Noi a maggio abbiamo fatto un'ordinanza per vietare l'uso di alcolici dopo le 10 di sera, ordinanza contestata dal Comune di Napoli che voleva far vendere alcolici fino alle 3.30 di notte, fortunatamente il Tar ha bocciato quella delibera e abbiamo salvato l'estate. Il 12 agosto reso obbligatori i test per chi veniva dall'estero, il 24 settembre abbiamo reso obbligatorio l'uso della mascherina fuori casa, abbiamo fatto test al 92% del personale scolastico, abbiamo fatto l'impossibile per avere una linea di prevenzione e rigore. Dunque oggi -ha ribadito - per noi va bene la linea del rigore".
Per Vicepresidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola, "Con il nuovo Decreto del Ministro della Salute la Campania è zona rossa. Tale decisione non poteva che essere assunta dal Ministero della Salute, dopo che sono intervenuti nei giorni scorsi due fatti nuovi e decisivi . In primo luogo l’entrata in vigore del dpcm del 3 novembre che riserva all’esclusiva competenza del Ministro della salute la collocazione delle singole regioni nelle ormai famose tre fasce di rischio. In secondo luogo, ma non di minore importanza, la posizione assunta dallo stesso Governo, che ha escluso nei giorni scorsi il riconoscimento a carico delle risorse nazionali di ristori resi necessari da misure restrittive decise da ordinanze regionali. Dopo lo straordinario sforzo regionale (unico esempio in Italia) in occasione del primo lockdown, con un piano socioeconomico di oltre 1 miliardo di euro, era evidente che la Regione non potesse sostenere con risorse proprie il peso dei ristori richiesti da un nuovo lockdown se anche le norme lo avessero consentito. E non lo consentono.
A seguito di questi due fatti nuovi - ha proseguito Bonaviotacola - si sarebbe dovuta chiudere in tre minuti la gazzarra degli ultras della zona rossa ad iniziativa della Regione.  Invece, niente da fare. La gazzarra è continuata nell’ambito di una campagna vergognosa di aggressione alla Regione Campania ed al Suo Presidente. Il virus del capovolgimento della verità dei fatti si è diffuso veloce, trovando focolai accoglienti in numerosi salotti televisivi. Abbiamo assistito al bollettino quotidiano delle falsità, pur di aggredire e denigrare l’azione del governo regionale. Dati truccati per restare in zona gialla. Falso. Indagine della Procura sui dati truccati. Falso. La Campania può decidere da sola il lockdown regionale. Falso. Medici offerti e non utilizzati. Falso.  Come mai quest’accanimento? Semplice. Dà fastidio l’idea di una Regione che smentisce triti e stantii luoghi comuni. Ed un Presidente che parla un linguaggio duro, libero, di verità. Potendoselo permettere. A differenza di tanti yes men, facile preda di commentatori in veste d’inquisitori.
Ma la dura realtà del momento - ha aggiunto Bonavitacola - impone di non perdere altro tempo a smentire sciocchezze di chi fa finta di non capire o, nonostante gli sforzi, non ci arriva proprio.  Occorre mantenersi concentrati sulle gravi emergenze d’affrontare.  Come chiesto dal Presidente De Luca al Governo con nota del 31ottobre occorre agire subito. Per le attività economiche occorrono misure di sostegno finanziario alle aziende,  ristori per mancati ricavi, bonus per professionisti e titolari di partita IVA. Per l’occupazione, blocco dei licenziamenti, proroga degli ammortizzatori sociali e dei programmi di pubblica utilità, ricollocazione occupazionale del personale appartenente alle diverse platee in campo ambientale e di servizi pubblici. Occorre porre fine alla lunga fase di precariato che si trascina da troppi anni nei confronti di lavoratori socialmente utili che, in prossimità della scadenza delle convenzioni di utilizzazione, hanno legittima aspettativa di stabilizzazione.
Il nuovo piano socioeconomico dovrà comprendere anche un capitolo per un sostegno straordinario alle vecchie e nuove povertà in fase di emergenza covid, con il pieno coinvolgimento, in fase ricognitiva dei fabbisogni, degli ambiti territoriali per le politiche sociali e delle associazioni del terzo settore.  Su questi temi - ha concluso il Vicepresidente della Campania - proseguirà nei prossimi giorni il confronto del governo regionale con le forze sociali".
 
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( red / 16.11.20 )
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