periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 - Tribunale Civile di Roma, Sezione Stampa -  n.106/2003
 
n.  388 - Roma,  15 ottobre2004

Sommario

Finanziaria: Regioni preoccupate pur riconoscendo sforzo sanità

Errani: sospensione Governo 56/2000 scelta incomprensibile

Riforme: federalismo fiscale entro tre anni

Ghigo: compito Siniscalco non facile

Vegas: decreto 56 all'Alta Commissione sul federalismo fiscale

Ogm: c'è accordo fra Regioni e Governo

Ghigo: compito Siniscalco non facile

'Secondo Enzo Ghigo (nella foto): ''Il compito di Siniscalco non e' facile perché trovare la copertura finanziaria del taglio delle tasse non e' una passeggiata. Però, indubbiamente quello è l'impegno politico. Mi sembra poi di capire che sulle aliquote, sulle fasce, vi sia ancora una discussione politica all'interno della maggioranza, ma spero e mi auspico che sicuramente dal primo gennaio ci sarà una riduzione dell'Irpef''.  Per quel che concerne l'impatto che la finanziaria avrà per regioni ed enti locali Ghigo ha detto "Sulla sanità ci hanno trattati bene: quando un governo aumenta il fondo da 81 a 88,2 miliardi, non si può dire che non ha avuto attenzione nei confronti della sanità. Per quanto riguarda invece l'incremento di spesa del 2%, sicuramente è un taglio. Ma gli enti locali hanno qualche strumento per razionalizzare le spese a favore del mantenimento dei livelli dei servizi forniti quest'anno: il problema vero e' che qualche spesa per i servizi può crescere più del 2%. Credo che si debba tutti insieme fare uno sforzo: gli enti pubblici di governo territoriale hanno, secondo me, margini per risparmiare e razionalizzare''. ''Bisognerà - ha concluso il presidente della Regione Piemonte - fare qualche sacrificio, qualche scelta. Certo, non possiamo essere festanti di fronte a questa Finanziaria. Ma e' una Finanziaria seria che ci pone degli impegni che riteniamo sia possibile assicurare''. "Bisogna stringere i tempi - ha aggiunto Ghigo - fare dei sacrifici e razionalizzare la spesa generale".
Per
Vasco Errani la manovra finanziaria "per le regioni non e' sostenibile". Le Regioni hanno inoltre sollevato questioni strategiche per le finanze regionali. Fra tutti il capitolo investimenti che, "nella combinazione - ha spiegato Errani - tra l'articolo 3 (che impedisce alle regioni di finanziare con mutui soggetti diversi dalla pubblica amministrazione) e il tetto del 4,8% rispetto alla spesa del 2003, si arriva ad un taglio pesante degli investimenti ed in particolare per quelle politiche di programmazione e pianificazione dei fondi per lo sviluppo che ogni regione ha messo in atto.
Maria Fortuna
Incostante della Regione Campania ha riaffermato il carattere negativo del provvedimento per le Regioni meridionali sul tema del Fondo per le aree sottoutilizzate, sul tema degli incentivi alle imprese e sul tetto di spesa al 2 per cento che mette a rischio il cofinanziamento dei Fondi comunitari.
Filippo Bubbico spiega:"nel documento mettiamo in evidenza alcuni aspetti specifici che possano essere oggetto di emendamenti. Ma c'è un problema che riguarda l'impianto complessivo della manovra. La nostra proposta sarà quella di stralciare gli investimenti dalla finanziaria ed inserirli nel collegato. (cfr. anche il servizio su tele PA "Regioni a Governo: 5 condizioni per trattare" e Il Mattino "Gli enti locali in rivolta contro il tetto alle spese").
(red)

 Finanziaria: Regioni preoccupate pur riconoscendo sforzo sanità

Ecco la prime parte del documento della Conferenza delle Regioni sulla Finanziaria 2005 consegnato al Governo in sede di conferenza Unificata (lo si trova integralmente nel sito www.regioni.it,: Parere al Ddl Finanziaria '05). Le Regioni esprimono un giudizio preoccupato e non favorevole sul disegno di Legge Finanziaria 2005, pur riconoscendo lo sforzo fatto per il fabbisogno sanitario 2005. Vi sono infatti questioni strategiche, come l’inserimento degli investimenti nel patto di stabilità e il blocco dell’utilizzo dei mutui - sempre per gli investimenti - per i soggetti che non fanno parte delle Pubbliche Amministrazioni che debbono essere affrontate e risolte diversamente.
Queste questioni hanno un impatto negativo per tutte le Regioni ed in particolare per le Regioni del Sud in relazione al finanziamento dei Programmi regionali di sviluppo anche co-finanziati dall’Unione Europea.
Le Regioni risultano ulteriormente penalizzate per la riduzione del Fondo per le aree sottoutilizzate; e per l’incertezza degli strumenti e l’esiguità delle risorse destinate agli incentivi alle imprese.
Si aggiunga, inoltre, la non chiarezza in relazione all’aumento del 2% previsto dal disegno di legge finanziaria 2005, che per esempio per il Fondo sociale ed il Fondo per l’affitto non è di fatto assicurato.
Per l’insieme di queste ragioni, la manovra per le Regioni non è sostenibile.
Per la sanità rimangono problemi sostanziali irrinunciabili ancora irrisolti, a partire dal pieno finanziamento del fabbisogno 2005, che dovrebbe invece attestarsi intorno ai 90,1 miliardi di Euro e la soluzione del pieno finanziamento dei Lea, degli oneri contrattuali e dei disavanzi pregressi relativi agli IRCSS, alle aziende miste e ai policlinici universitari che per il 2004 vale circa 5,5 miliardi di euro.
Le Regioni sono pronte ad un confronto serrato con il Governo e disponibili a modificare il giudizio complessivo della manovra, a fronte di alcuni cambiamenti fondamentali ed in particolare.
1) Lo stralcio dalla Finanziaria del blocco degli investimenti per una discussione complessiva sulla manovra per lo sviluppo del Sistema Paese, prevista nell’apposito collegato alla Finanziaria, affrontando le questioni poste da tutte le Regioni, ivi compresa l’abrogazione dell’art. 3 della Finanziaria 2004. A questa discussione le Regioni vogliono contribuire in maniera significativa essendo fra gli attori fondamentali dello Sviluppo.
2) Il reperimento delle risorse per il finanziamento dei LEA 2004 e dei disavanzi pregressi IRCSS e aziende miste e il pieno finanziamento per il fabbisogno sanitario 2005.
3) L’adeguato finanziamento del Fondo sociale e del Fondo per l’affitto.
4) L’accoglimento degli emendamenti allegati al presente parere.
5) Per le Regioni a statuto speciale, si sottolinea che a fronte del nuovo impianto previsto nel disegno di legge, che sembra abbandonare il vigente sistema di negoziazione bilaterale in ordine al patto di stabilità, si ritiene necessario proporre gli emendamenti allegati, al fine di ricondurre l’iniziativa legislativa statale entro i corretti ambiti costituzionali.
Le Regioni ripropongono le seguenti questioni, già segnalate in fase di predisposizione del Dpef e che, pur non trattate direttamente nella legge finanziaria, rivestono un’importanza fondamentale per il sistema regionale:
●) attuazione art. 119 della Cost. per il federalismo fiscale. Le Regioni chiedono che venga urgentemente approvato in sede di Conferenza Unificata l’accordo Stato/Regioni/Enti Locali sui meccanismi strutturali del federalismo fiscale. Passi avanti per l’attuazione del 119 sono fondamentali anche perché il decreto 56/2000 si trova di fatto inapplicato alimentando in tal modo gravi criticità in settori fondamentali quali la spesa sanitaria;
●) condono fiscale (legge finanziaria 2003). Le Regioni chiedono di definire la parte di gettito derivante dal condono previsto nella finanziaria per il 2003 che attiene alla competenza regionale e attribuirlo alle Regioni in aggiunta alle quote di tributi erariali già previste dal 56/2000 e dai rispettivi Statuti delle Regioni a statuto speciale;
●) trasferimenti “Bassanini”. Le Regioni più volte hanno sottolineato come le risorse individuate per l’esercizio delle funzioni trasferite non sono congrue e chiedono, pertanto, il loro adeguamento finanziario;
●) indebitamento. Le Regioni propongono specifico emendamento per la modifica dell’articolo 3 comma 18 della Legge 350/2004 che impedisce, dal  2005, il ricorso all’indebitamento per finanziare investimenti a sostegno di soggetti esterni alla pubblica amministrazione anche se si tratti di spese già autorizzate con legge e previste nel bilancio pluriennale e /o necessarie come cofinanziamento per ottenere le risorse comunitarie e quelle comprese negli accordi Stato Regioni;
●) gettito manovre fiscali regionali. Le Regioni ricordano la necessità che lo Stato accrediti il gettito derivante dalle manovre fiscali aggiuntive in materia di Irap e addizionale regionale all’Irpef  a partire dal 2002.
Nel merito del disegno di legge finanziaria si avanzano le osservazioni riportate nell’allegato (ALL. 1)
Le questioni strategiche investite da tali osservazioni sono:
●) LIQUIDITÀ DI CASSA PER IL SISTEMA SANITARIO: Le anticipazioni sono commisurate al finanziamento del 2004 + 2% nelle more della deliberazione del CIPE,  della proposta di DPCM secondo l’art. 2, comma 4 del d.lgs.56/2000 nonché della stipula dell’intesa fra Stato e Regioni. Poiché tali atti richiedono tempi non brevi il sistema sanitario per gran parte del 2005 avrà gravi carenze di liquidità che, sommandosi a quelle finora subite, allungherà i tempi medi di pagamento ai fornitori (già adesso intorno ad un anno), il contenzioso e gli oneri conseguenti. In sostanza le anticipazioni, pur previste dal ddl finanziaria, commisurate al 95% del finanziamento aggiornato non si concretizzerebbero.
●) INSUFFICIENZA FABBISOGNO SANITARIO 2005-2007 E ANNI PREGRESSI: Le Regioni hanno quantificato il fabbisogno sanitario per il 2005 in 90,1 miliardi. Da questa stima sono esclusi 5,5 miliardi per il 2004 relativi ai disavanzi pregressi IRCCS, Aziende miste, Policlinici universitari, nonché per la soluzione del pieno finanziamento dei LEA e degli oneri contrattuali.
●) PATTO DI STABILITA’: sono sottoposte al patto di stabilità anche le spese in conto capitale già limitate dalla norma della scorsa finanziaria in materia di indebitamento. Sono incluse anche i trasferimenti statali e comunitarie che hanno  un andamento erratico rendendo estremamente problematico il rispetto dei nuovi vincoli e limiti stabiliti.
●) PUNTI CRITICI PER IL MEZZOGIORNO Il fondo per le Aree sottoutilizzate è stato praticamente dimezzato. Si è passati da una disponibilità fino ad ora indicata in 11 miliardi e 998 milioni di euro alla cifra di 6 miliardi e 500 milioni. Non viene inoltre rispettato l’impegno assunto in sede comunitaria di aumentare la spesa del 9% in conto capitaleUlteriore questione concerne gli Incentivi alle Imprese. La cosiddetta razionalizzazione, infatti, trasformando gli incentivi in crediti agevolati, si traduce sostanzialmente in un taglio di risorse per le imprese che operano nel mezzogiorno.Inoltre bisogna sottolineare che la previsione di tale cambiamento ha congelato gli incentivi alle imprese creando una situazione di incertezza per le medesime che già adesso non investono nel Sud con danno allo sviluppo e all’occupazione.L’imposizione per il prossimo triennio di un tetto di spesa al 2% imposto alle Regioni e agli enti locali crea non pochi problemi ed ostacoli alla attuazione di programmi di intervento già avviati, quali ad esempio quelli cofinanziati dai fondi strutturali i cui procedimenti ed impegni giuridicamente vincolati dovranno essere completati ed assunti entro il 2006, pena la perdita di risorse per il Paese. Tale problema sarà maggiormente avvertito a livello degli enti territoriali del Mezzogiorno, data la mole di risorse finanziarie che sono chiamati a gestire nell’ambito del QCS 2000-2006.
Con riferimento alle osservazioni effettuate vengono quindi proposti gli emendamenti riportati negli allegati (All. 2, 3 e 4) in merito sia alle suddette questioni strategiche sia ad altre questioni rilevanti per gli equilibri di finanza regionale.
Le Regioni a Statuto Speciale e le Province Autonome hanno proposto emendamenti, tenuto conto delle specificità dei loro Statuti (All. 5).
Anche
l'Anci ha espresso parere non favorevole al disegno di legge sulla Finanziaria, che definisce ''monco'', in quanto non delinea le scelte governative sul tema dello sviluppo, dell'innalzamento del tasso di crescita dell'economia, sulla politica fiscale. Gino Nunes, responsabile dell' area finanza dell' Upi, ha illustrato la ricetta alternativa che le Province presenteranno al Governo: via il tetto dell' incremento del 2% per gli investimenti, in cambio le Province danno la loro disponibilita' ad abbattere fino al 20% il saldo di competenza del 2005 rispetto a quello del 2003
(red)

 Vegas: decreto 56 all'Alta Commissione sul federalismo fiscale

Il decreto 56/2000, che prevede la compartecipazione delle Regioni ad alcune aliquote e un fondo di perequazione, sara' modificato o riscritto dall'Alta Commissione sul federalismo fiscale. Lo ha annunciato  il sottosegretario all'Economia, Giuseppe Vegas (nella foto), nel corso della Conferenza Unificata che si è svolta ieri. Lo stesso Vegas ha spiegato che si tratta di un'iniziativa della Presidenza del Consiglio e che il provvedimento, quindi, non sarà sottoposto più all'attenzione del Consiglio dei ministri.
Le somme erogate alle regioni - in ottemperanza al decreto legge - saranno d'ora in poi considerate come anticipi delle spettanze la cui entita' sara' definita una volta completato il lavoro di riscrittura del decreto 56 da parte dell'Alta commissione di studi.
''Ritengo che oggi tutte le Regioni del Sud siano consapevoli della gravita' e del rischio che questo provvedimento crea nei confronti del Mezzogiorno'': ha affermato il presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto (Fi), ribadendo che ''Si tratta di un decreto che, se attuato, portera' ad una perdita per la Puglia, fino al 2013, di 600 milioni di euro''.
Il presidente della Regione Puglia ha anche ribadito il proprio apprezzamento per il metodo indicato dal vicepremier, Gianfranco Fini, che tra l'altro ha inoltre annunciato che  molto probabilmente con un emendamento in Finanziaria si faranno anche i tagli fiscali coperti con riduzioni di spesa. Lo stesso Fini aveva dichiarato di essere soddisfatto "perchè il presidente del Consiglio ha condivisola mia richiesta di modificare il Dpcm 56. Lo stesso ministro Calderoli, e di questo lo ringrazio, ha convenuto della necessita' di procedere rapidamente alla modifica di quel decreto".  "In termini politici - aveva detto il vice premier il giorno prima dell'annuncio di Vegas - si e' convenuto di procedere: vedremo quando farlo, ma lo dobbiamo fare sentendo le Regioni e il ministero dell'Economia".
Due sono i criteri contenuti nel decreto 56 che, secondo Fitto, se modificati, potrebbero cambiare la carte in tavola: la dimensione geografica e il fabbisogno sanitario. ''Gia' intervenendo sull'attuazione di questi due criteri - ha affermato - il decreto assumerebbe un volto completamente differente, verrebbero fuori dei numeri sostanzialmente opposti rispetto a quelli di cui oggi si discute''.
''Consideriamo scorrette le prese di posizione assunte da alcuni membri del governo sul tema del federalismo fiscale''. Ad affermarlo e' il capogruppo leghista alla Camera Alessandro Ce': ''ricordiamo al ministro La Loggia e al sottosegretario Vegas che la perequazione fiscale fra Regioni, prevista dal decreto 56 costituisce un problema di maggioranza e non un problema tecnico''.
''Riteniamo -aggiunge Ce'- che il decreto 56, debba restare in vigore almeno fino a quando verra' presentato in Parlamento, da parte dell'Alta commissione per il federalismo, un testo migliorativo rispetto all'attuale. In ogni caso -conclude Ce'- e' inaccettabile ogni ipotesi di ritorno al passato, cioe' di ritorno alla spesa storica e all'irresponsabilita' finanziaria delle singole regioni''.

(red)

Errani: sospensione Governo 56/2000 scelta incomprensibile 

“È incomprensibile – ha dichiarato il Vicepresidente della Conferenza delle Regioni e Presidente dell’Emilia-Romagna, Vasco Errani (nella foto con il Presidente Bassolino) - la scelta del Governo di sospendere il decreto legislativo 56/2000, rinviandolo all’Alta Commissione sul federalismo fiscale, senza peraltro alcuna preventiva discussione con le Regioni.
Mentre sono 18 mesi – ha aggiunto Errani - che attendiamo che il Governo dia il suo parere sulle linee guida per l’attuazione del federalismo fiscale, nonostante Regioni, Comuni e Province abbiano presentato un loro documento unitario in tal senso. E’ su questo che l’Alta Commissione doveva lavorare. Ora – conclude il Vicepresidente della Conferenza delle Regioni - il Governo non fa altro che aggiungere elementi di ulteriore confusione”.
L' Alta commissione non e' l'organo competente a risolvere un problema che ''non e' assolutamente politico, ma e' fondamentalmente politico''.
Anche l' assessore al Bilancio della Regione Lombardia, coordinatore degli assessori della Conferenza dei presidente delle Regioni, Romano Colozzi, non condivide la scelta fatta dal governo di affidare all' Alta commissione sul federalismo fiscale la riscrittura del cosiddetto decreto fisco.
Colozzi ricorda, tra l' altro, che l' Alta commissione e' ancora in attesa delle linee politiche che il governo, attraverso la Conferenza unificata, avrebbe dovuto esprimere. ''Riscrivere il decreto 56 - ha spiegato Colozzi - vuol di fatto dare attuazione all' art. 119 della Costituzione, per la cui attuazione la legge gia' approvata prevede che all' Alta commissione sia fornito dal governo un indirizzo politico. Noi però da 18 mesi siamo in attesa di poterlo discutere. Credere quindi che l' Alta commissione possa risolvere il problema del decreto 56 sul piano tecnico e' un' ingenuità ''. Colozzi si dice infine preoccupato dal fatto che oggi sia stato spiegato che il decreto non sara' sospeso, ma ''attuato in parte, salvo conguaglio''. ''Questo - ha concluso - creerà una grande incertezza a tutte le Regioni nel momento della stesura del bilancio; alla fine questo meccanismo danneggera' tutte le Regioni ed in particola modo quelle del Sud che rischiano di vedere bloccate le risorse che il decreto 56 assegnava alla perequazione della spesa storica''.

(red)

Riforme: federalismo fiscale entro tre anni

Entro tre anni il federalismo fiscale. Lo ha deciso l'Aula della Camera che ha approvato una proposta di modifica alle norme transitorie del ddl sulle riforme che prevede l'attuazione del federalismo fiscale (art. 119 della Costituzione) ''entro tre anni dall'entrata in vigore del testo''.
La norma prevede anche che ''in nessun caso l'attribuzione dell'autonomia impositiva alle regioni, alle province, alle città metropolitane e ai comuni può determinare un incremento della pressione fiscale complessiva''.
(gs)

Ogm: c'è accordo fra Regioni e Governo

C'è accordo tra i Presidenti delle Regioni sul parere da esprimere al decreto legislativo del Ministro alle Politiche agricole Giovanni Alemanno sugli ogm. Lo ha riferito il presidente della Conferenza delle Regioni, Enzo Ghigo, secondo il quale i presidenti delle regioni tendono a mettere in evidenza prevalentemente due aspetti: "Il governo si deve fare carico delle linee guida per la coesistenza tra coltivazioni ogm, tradizionali e biologiche e le regioni devono avere l'autonomia per decidere se inserire sui loro territori organismi geneticamente modificati oppure no". L'accordo raggiunto tra le regioni è stato formalizzato in sede di conferenza Stato-regioni.
Le Regioni in materia di Ogm hanno assunto una posizione ''condivisa'' per mantenere l'impianto del decreto cosi' com'e'. "Vogliamo solo il tempo - ha spiegato Bubbico - e da qui la moratoria per poter costruire, in un quadro armonizzato, le nostre leggi e gli strumenti di controllo e di governo di questi processi".
si tratta di "Un risultato molto positivo'' secondo il Ministro per le Politiche agricole
Gianni Alemanno (nella foto) che ha incassato in Conferenza Stato-Regioni il parere favorevole al decreto per disciplinare le violazioni della normativa comunitaria sugli alimenti e sui mangimi geneticamente modificati (Ogm). ''La Conferenza Stato-Regioni ha dato parere favorevole al  decreto da noi disposto - ha spiegato Alamanno - con una serie di  emendamenti decisamente migliorativi, infatti si tratta di aggiungere  una norma generale concordata dalla Stato-Regioni che da' le basi  della coesistenza tra diverse coltivazioni, con una moratoria piu' flessibile perché legata all'approvazione delle  norme generali e a quello che viene deciso Regione per Regione''. Il Ministro ha quindi concluso che il parere favorevole ottenuto oggi gli permetterà di andare in Consiglio dei Ministri con questo importante risultato, ossia il parere favorevole di tutte le Regioni italiane ed ha annunciato l'approvazione del decreto sarà affrontato  al Consiglio dei ministri della prossima settimana.
E nel frattempo Le regioni europee proseguono la loro battaglia contro la produzione di organismi geneticamente modificati sul loro territorio ed evitare qualsiasi rischio di contaminazione con le produzioni di  qualita'. Infatti a Bruxelles si sono incontrati di nuovo i rappresentanti delle dodici regioni che hanno dato vita alla rete ''ogm free''. Costituita per iniziativa di Toscana e Alta Austria, la rete comprende anche la regione Marche, diverse regioni della Francia tra cui l'Aquitania - una tra le più attive -, ma anche di altri paesi Ue dalla Grecia alla Gran Bretagna.
(red)
 

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